Alac 2017, i dati sulle segnalazioni a Transparency Italia
Il report Alac 2017, evindenzia che le segnalazioni anticorruzione a Transparency Italia provengono per un terzo da whistleblower e dalla Lombardia.
Sono oltre 500 i cittadini che dal 2014 ad oggi hanno segnalato un caso di corruzione o altre illegalità sulla piattaforma Alac di Transparency International Italia. Nel 2017 sono state 157 le segnalazioni, 61% delle quali da persone che hanno preferito restare anonime. Per la prima volta la regione con il maggior numero di casi segnalati è la Lombardia, non più il Lazio. Questi sono i dati che emergono dal report 2017 A voce alta – Un anno di segnalazioni di Transparency International Italia sull’attività di assistenza offerta attraverso la piattaforma Alac.
Attraverso Alac, Transparency International Italia è stata infatti la prima organizzazione in Italia a mettere a disposizione dei cittadini una piattaforma online sicura e gratuita per segnalare casi di corruzione
Con l’approvazione della legge a tutela dei whistleblower lo scorso novembre, e grazie al Protocollo di Intesa siglato con l’Autorità Nazionale Anticorruzione, Alac è diventato un punto di riferimento. È utile a tutti coloro che vogliono segnalare illeciti e irregolarità sul posto di lavoro, ma ancora non hanno ben chiare le tutele e le opportunità offerte dalla nuova legge, o hanno timore ad esporsi da soli. Il quadro generale che emerge dal Report 2017, vede la Lombardia al primo posto per maggior numero di segnalazioni (23) e un trend in crescita rispetto agli anni precedenti. Il Lazio scende al secondo posto (22 segnalazioni) seguito nella classifica dalle regioni del sud. Campania (20), Sicilia (15) e Calabria (10).
Favoritismi, frodi, corruzione e cattiva gestione delle risorse sono le principali tipologie di illecito segnalate
Tre i settori che si collocano sopra a tutti. Enti pubblici (35 segnalazioni), sanità (26) ed educazione, in particolare nelle università (16). Tre segnalazioni su quattro si riferiscono a contesti locali, in particolare piccoli comuni o aziende sanitarie territoriali. Indice di un Paese contaminato da tanti casi di illegalità, solo apparentemente marginali, che minacciano alla radice il nostro tessuto economico e sociale. La maggior parte di coloro che segnalano preferiscono rimanere anonimi (61%). Questo sta ad indicare che la paura di esporsi permane, specialmente per le possibili conseguenze del proprio gesto.
Gli uomini segnalano più delle donne. Tra i segnalanti non anonimi sono infatti più del doppio quelli di sesso maschile (38%) rispetto a quello femminile (16%). In genere sono persone più mature comprese nella fascia d’età 40-54 anni (18%), ma cresce rispetto agli anni precedenti la percentuale di segnalanti tra i 25 e i 39 anni (13% nel 2017). Un segnalante su 3 è inoltre un whistleblower, ovvero un lavoratore che segnala un illecito o irregolarità riscontrato sul proprio posto di lavoro.
“Ora abbiamo finalmente una legge che tutela queste persone, ma il nostro compito non si è esaurito”. Dichiara Virginio Carnevali, presidente di Transparency International Italia. “Il nostro team di esperti aiuta i potenziali whistleblower a capire quali sono i propri diritti. E li assiste nel segnalare alle istituzioni o autorità preposte nel modo più efficace possibile. Per questo invitiamo i cittadini a rivolgersi a noi prima di segnalare internamente se non si è sicuri di come farlo. Il 73% dei whistleblower che si rivolge ad Alac segue proprio questa strada. Per procedere in modo più sicuro ed evitare di esporsi ad eventuali discriminazioni interne”.
L’efficacia del servizio ALAC nell’aiutare i segnalanti dipende anche dal rapporto di collaborazione che si crea con le istituzioni a cui Transparency International Italia si rivolge per inoltrare le segnalazioni ricevute
Le amministrazioni non sono sempre collaborative. Esiste un’ampia discrezionalità nel gestire queste situazioni e spesso enti simili hanno dato risposte molto diverse. Nel 2017 l’associazione ha infatti sottoposto tre diversi casi a tre diversi ministeri e il grado di collaborazione è stato differente. Positivo il riscontro da parte del Ministero dell’Istruzione. Il Ministero dei Beni Culturali ha ricevuto la segnalazione ma poi non l’ha più approfondita, mentre il Ministero degli Interni ha preferito non aprire un dialogo con Alac su una segnalazione che riguardava la propria struttura.
“È un peccato che alcune istituzioni non vogliano collaborare. È vero che non sussiste da parte loro alcun obbligo nei nostri confronti, ma il ruolo di Transparency International Italia vuole essere di supporto e di aiuto. Forniamo infatti alle amministrazioni informazioni qualificate facendo da tramite con segnalanti che altrimenti si rivolgerebbero ad altri enti esterni. Chi in questi anni ci ha dato ascolto e si è reso disponibile ne ha tratto sicuramente dei vantaggi”. Conclude il coordinatore di Alac, Giorgio Fraschini.