Cronaca

Ezio Bosso incanta il teatro La Perla di Montegranaro

Un pomeriggio straordinario quello trascorso domenica 11 marzo a Montegranaro, dove Ezio Bosso ha tenuto in mano il suo pubblico per più di due ore.

In un ventoso pomeriggio di una pigra domenica di marzo, il pubblico si accalca all’entrata del teatro La Perla di Montegranaro. Un teatro sold out per un evento straordinario, che chiude la 23esima stagione concertistica. Il Maestro Ezio Bosso e la FORM, Orchestra Filarmonica Marchigiana, si sono esibiti in un concerto che per più di due ore ha incantato il pubblico in sala. Il compito di accogliere gli spettatori è stato affidato al Presidente dell’Associazione Amici della Musica di Montegranaro, che ringrazia il Prefetto Maria Luisa D’Alessandro, presente in sala, il Maestro Bosso e il direttore artistico Francesco di Rosa. Un assente giustificato di Rosa, oboe solista dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, impegnato ad Abu Dhabi.

Si deve proprio a lui la straordinaria presenza di Ezio Bosso a Montegranaro

“Un progetto nato con amicizia e per amicizia”, così lo ha definito il Maestro, seppur con un filo di voce, a causa probabilmente di una faringite. Appena salito sul palco scherza con il pubblico proprio sulla sua afonia, “Farò poche introduzioni. Sicuramente non canto”. Ci tiene a ricordare il legame con Francesco di Rosa, un amico e uno dei più grandi oboisti del mondo, che lo ha portato al teatro La Perla e alla collaborazione con la FORM. Il programma del concerto è diviso in due parti, con la prima dedicata alla musica che trascrive se stessa, ovvero a delle trascrizioni di Bach, e a dei brani del Maestro Bosso. Difficilmente il Maestro propone dal vivo le sue musiche, ma per questa occasione gli è stato espressamente richiesto e lui ha acconsentito di buon grado. La musica, definita dal Maestro “unica forma d’arte che è nata per trascrivere se stessa”, inizia.

Per la prima volta Ezio Bosso suona dal vivo una trascrizione di un brano per oboe di A. Marcello

“Proprio a casa di un oboista dovevo venirlo a fare”. Scherza così, ma quando poggia le sue dita sui tasti bianchi e neri non si scherza più. Partono anche gli archi, che catturano l’anima spingendola alla commozione. Si ha quasi timore di respirare. La musica porta lo spettatore in un luogo fatato, dove la luce filtra tra le verdi fronde di alberi altissimi. Il suono del pianoforte sembra pioggia che cade leggera e pungente. Il teatro appare come sospeso, avvolto in un meraviglioso silenzio di cui l’uomo avrebbe bisogno più spesso.

Ci si ritrova faccia a faccia con se stessi, mentre i sentimenti sobbalzano ad ogni nota. Il secondo brano è In her name, sea rain, brano del Maestro, che racconta la storia di una bimba piccolissima, abbandonata in un fagotto. È senza vita, e non ha un nome. Gli abitanti del villaggio dello Sri Lanka in cui viene ritrovata, decidono di trovargliene uno, per permetterle di salire in paradiso. La chiamano Nuvola, così che nella stagione dei monsoni, lei possa ricadere sulla terra sotto forma di pioggia, là dove il cielo si unisce al mare.

Tra le note c’è tutta la tristezza, la tenerezza e il dolore per la struggente perdita di un fiore appena nato

La musica narra perfettamente questa storia, tra gli sguardi, i cenni e i sorrisi che il maestro scambia con la FORM. Intorno al pubblico di Montegranaro si crea una bolla magica e perfetta. Il terzo brano è una trascrizione di Bach da una cantata per corale sacra, trasformata in un concerto per clavicembalo. La particolarità di questo pezzo sta nel suono dei violini che vengono pizzicati con le dita e non con l’archetto. Nell’aria che intercorre tra un pizzico e l’altro si inserisce il pianoforte, delicato e sfuggente. Dopo una chiusura affidata ad un pianissimo di pianoforte, irrompe il quarto brano Split, Postcards from far away, del Maestro Bosso, e lo fa come un pugno allo stomaco.Il piano, insieme ai contrabbassi, alle viole e ai violoncelli, racconta l’orrore di una guerra appena finita, di una piazza distrutta e di un soldato che si trova di fronte a questo terribile quadro.

Si riesce quasi a percepire l’odore di sangue e di bruciato, e la voglia che ha il soldato di essere lontano da lì, semplicemente a bere un thè, come quando era bambino. Un violino, come un pianto, accompagna il pianoforte alla chiusura, lasciando il soldato di fronte all’orrore da lui creato. Il quinto brano è il Preludio in si minore di Bach, presentato nella meravigliosa trascrizione di Siloti, con Ezio Bosso. Chiude la prima parte del concerto Rain, in your black eyes, celeberrimo brano del Maestro Ezio Bosso, che manda in delirio il pubblico di Montegranaro. Un pezzo che rappresenta la trasformazione della pioggia in musica. Straordinario. Una standing ovation e un applauso di due minuti chiudono la prima parte, a dir poco magistrale.

Si riprende dopo pochi minuti con Ezio Bosso nella veste di direttore d’orchestra stavolta

Insieme agli archi, i fiati e alle percussioni della FORM, esegue la Sinfonia numero 7 in la maggiore, opera 92 di Beethoven. Quattro brani suonati e diretti in maniera impeccabile ed entusiasmante, dove ogni emozione traspare dal viso del maestro, che infiamma il pubblico. Resta difficile rimanere fermi sulle proprie poltrone, tanto è incalzante e coinvolgente la sinfonia che arriva allo spettatore.

Al termine Bosso alza la bacchetta al cielo e ringrazia tutti, uscendo tre volte per abbracciare idealmente un pubblico estasiato, che gli dedica la seconda standing ovation e ben 5 minuti di applausi. L’impeccabile orchestra, invitata dal Maestro, si alza a riscuotere il meritato applauso e alla fine batte i piedi sul legno del palco per salutare il suo Direttore. Il pubblico si alza e si avvia all’uscita, incredulo e con tante emozioni da elaborare. Fuori imperversa il vento e una pioggia inaspettata, che evocata dal Maestro Ezio Bosso, sembra danzare intorno agli spettatori che si riversano nelle strade di Montegranaro alla spicciolata.

 

Giuseppina Gazzella

Classe 1984, marchigiana di nascita, cittadina del mondo per natura. Scrive e canta con la consapevolezza, la voglia e la pretesa di fare meglio ogni giorno, e di crescere sempre, perché sentirsi arrivati equivale all’essere morti.

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