Politica

Sciopero del voto, non votare a queste elezioni 2018

Sciopero del voto, il nonvoto ragionato prende sempre più piede contro questa legge elettorale strumento non democratico per l’autoconservazione del sistema politico italiano.

Sciopero del voto per invertire la rotta e dire no alla politica di destra, sinistra o movimentista che ha deluso. E, infatti, è possibile che saranno in tanti a dire basta. Gli ultimi sondaggi pubblicabili davano l’astensionismo quale primo partito.Un basta ragionato, voluto. Non è la solita pigrizia domenicale dell’italiano medio che la domenica a stento si alza dal divano per andare al seggio. Ci sono anche i supporter dello sciopero del voto.

Il radicale Mario Staderini, per sottoporre la legge elettorale alla Corte europea dei diritti dell’uomo, porta avanti la sua personale campagna elettorale. La procedura è semplice: una volta al seggio, ci si registra e si chiede al presidente di seggio di verbalizzare la dichiarazione. “Non partecipo al voto in quanto il sistema elettorale non mi garantisce un voto libero, uguale e che conti davvero, come garantito dall’articolo 48 della Costituzione, dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e dal Patto Onu”.

E, infatti, sono oltre vent’anni che in Italia si susseguono leggi elettorali. A volte non conformi al dettato cotituzionale

Molto più spesso in prossimità della scadenza elettorale. Leggi ad hoc decise in camera caritatis e tirate fuori come un coniglio dal cilindro ben oltre l’ultimo minuto utile. Il tutto per garantire l’autoconservazione di quello che l’intramontabile Marco Pannella definiva Regime Partitocratico. Anche questa volta si disattendono i richiami del Consiglio d’Europa che raccomandano di non cambiare le leggi elettorali a meno di un anno dal voto per garantirne la democraticità. Questa volta il capolavoro del Rosatellum, che dopo il Porcellum potremmo chiamare il Fognellum, viene approvato dal Governo con la fiducia a pochi mesi dal voto, per poi modificare a poche settimane dal voto anche i collegi elettorali.

La scelta di procedere in questo modo autoritario non è sfuggito agli elettori più accorti. Necessità dettata dal duplice scopo di non lasciare il controllo del voto agli elettori ed impedire alle nuove forze politiche di concorrere in modo pieno alle elezioni. Se poi aggiungiamo la prevista, oltre che prevedibile, ingovernabilità foriera di ogni inciucio più sfacciato, si arriva alla nausea ed al disgusto dell’elettore consapevole. E sono tanti rappresentanti del mondo della cultura e della politica che sono convinti dallo sciopero del voto. Lo scrittore premio Strega Paolo Cognetti: “Nessuno ha un’idea di futuro. La politica mi delude, non voto”. Giampaolo Pansa: “Classe politica incompetente e pericolosa. Stavolta non voto“. Rita Bernardini: “passo dopo 32 giorni dallo sciopero della fame allo sciopero del voto” dopo la messa in soffitta da parte del Governo Gentiloni dell’ordinamento penitenziario.

Sistema informativo parziale e forviante

Altro aspetto scottante ed inquietante di questa campagna elettorale è il sistema informativo. Stampa, tv e perfino social totalmente asserviti alle dinamiche di conservazione del potere impediscono quotidianamente ai cittadini di conoscere per deliberare, come avrebbe detto Einaudi. Nella sede del Partito Radicale si è tenuta la conferenza in cui sono stati diffusi e confrontati i dati raccolti dall’Agenzia per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) e dall’Osservatorio di Pavia relativi allo spazio televisivo dato ai partiti politici. “C’è una recrudescenza di quell’analisi sul regime che è partita negli anni Sessanta. Siamo davanti a  un vero e proprio esproprio della volontà popolare”, ha denunciato Maurizio Turco coordinatore della presidenza del Partito Radicale.

La truffa del “Rosatellum” sottrae ogni potere di scelta all’elettore che non saprà chi elegge. Votare un candidato nel collegio uninominale farà ridistribuire il voto a tutti i partiti della coalizione che hanno superato il 3%.. Votare soltanto il partito porterà automaticamente quel voto anche al candidato nel collegio uninominale. Le coalizioni non sono vere coalizioni, con un unico programma, bensì semplici apparentamenti di partiti. Ognuno con il proprio programma e il proprio leader. La maggior parte di questi apparentamenti scaturiscono da accordi sui collegi uninominali “sicuri” che verranno elargiti alle listarelle in cambio di un apparentamento per aumentare le potenzialità dei grandi partiti. E se la lista che mi convince supererà l’1% senza raggiungere il 3% il voto andrà alle altre liste apparentate. Insomma, voterete senza sapere effettivamente a chi andrà il vostro voto.

Folle ingegneria politica destinata solo all’autoconservazione

Diego Sabatinelli

Dal ’95 letteralmente “batto le strade” di Roma per promuovere le iniziative nonviolente radicali, a partire dalla raccolta firme su 20 referendum che si svolge proprio quell’anno…

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