Sondaggi elettorali, il suicidio politico di Matteo Renzi
I sondaggi elettorali sono univoci nel dire che Matteo Renzi ha fatto di tutto per suicidarsi politicamente in queste elezioni 2018. Imperterrito fino ad ora non ne ha azzeccata una, ma manca ancora qualche giorno allo sprint finale.
I sondaggi elettorali sono univoci ed impietosi, per Matteo Renzi si profila la disfatta. Peggio anche del suo predecessore Bersani. Tutti i sondaggisti indicano un dato oscillante tra il 20 ed il 25%. Nelle precedenti politiche del 2013 il Pd collezionò alla Camera il 25,43%, andò un po’ meglio al Senato con il 27,43%. La coalizione di centrosinistra sfiorò il 30% alla Camera ed arrivò oltre il 31% al Senato. Tanto bastò perché nel Pd si percepisse aria di disfatta e si spalancassero le porte al nuovo leader democratico Matteo Renzi. Il Pd renziano alle europee del 2014 superò il 40% dei voti. Sembra passata un’era geologica.
La nuova pessima legge elettorale votata con la fiducia a pochi mesi dal voto avrebbe dovuto aiutare un po’ il giovane leader a risalire la china. Ancora più recente è la modifica dei collegi elettorali che avrebbero dovuto completare l’opera. Ma la vicenda, oltre a dare un chiaro segnale sul degrado politico in atto, nemmeno un aiuto sta dando a Renzi. La necessità di creare liste collegate per aumentare il valore dei partiti maggiori ha dato il via alla creazione di una serie di listarelle di contorno che in realtà stanno pesantemente danneggiando il leader democratico, come d’altra parte avevamo previsto.
Folle legge elettorale
La nuova astrusa legge elettorale prevede varie soglie di sbarramento. Le listarelle collegate possono portare legna al fuoco dei grandi partiti, ma solo a due condizioni. Nel caso superassero l’1% nazionale ma non andassero oltre il 3%. Nel primo caso i voti andrebbero dispersi, nel secondo farebbero scattare gli eletti al plurinominale della stessa listarella. Di fatto una scommessa molto onerosa per il Pd. Per accettare il collegamento col partito maggiore i capi delle listarelle hanno voluto per se stessi e per i propri sodali la garanzia di collegi uninominali sicuri nel caso non scattasse il 3%. Ovviamente questi posti sicuri vengono sottratti al partito più grande.
Altro onere gravoso sul partito maggiore è la dispersione di voti in direzione delle listarelle. Alternativa al famoso turarsi il naso molti elettori Pd insoddisfatti, ma fedeli alla causa, potrebbero essere tentati di votare altre liste della coalizione. Ma un minuto dopo la chiusura dei seggi nulla garantisce che la coalizione regga, ancora meno sicuro è che i partitelli entrati nel Palazzo vivano il loro rapporto di coalizione come un continuo ricatto politico.
La frittata è fatta
Il povero, si fa per dire, Matteo Renzi si è fatto prendere per il naso. Poco varrà dichiarare alla stampa che la coalizione ha fatto meglio del previsto. Saranno i voti presi dal Pd che sanciranno o meno la disfatta e la fine del giovane e presuntuoso leader, in questo caso suicida. Tanto più suicida se i sondaggi elettorali si riveleranno abbastanza veritieri. Con il MoVimento 5 Stelle sostanzialmente stabile intorno al 25-29% ed il centrodestra del redivivo Berlusconi in forte ascesa con la coalizione che sfiora il 40%.
Povero Matteo, questa volta il Bomba più che una campagna atomica ha lanciato un Minicicciolo.