Matteo Renzi, la fine che farà dopo le elezioni di marzo
Matteo Renzi è passato dal 40% alle europee del 2014 alle fosche previsioni per il 2018. In soli quattro anni ha dilapidato un patrimonio e nessuno lo sopporta più.
Matteo Renzi doveva rottamare tutti e tutto. La vecchia politica e le vecchie istituzioni. Con la sconfitta al referendum e con la nuova legge elettorale le vecchie istituzioni sono sempre più forti. Silvio Berlusconi in salita vertiginosa nei sondaggi e la nuova formazione Liberi e Uguali hanno dimostrato che i rottamati sono più vivi che mai. In realtà proprio Matteo Renzi è in attesa di essere rottamato.
E dentro al Pd sono tutti pronti alla redde rationem. Se le elezioni dovessero andare male non sarà l’ingresso di nuovi parvenu e vecchi tromboni nelle file dei democratici a salvare il Giglio Magico dal naufragio. Come se non bastasse la presenza di figure popolarmente respingenti all’interno del gruppo rende il compito abbastanza facile per gli avversari.
È utile ricordare che Matteo Renzi in parte ha già reso il servizio per cui era stato “ingaggiato” dai poteri che contano. Oggi non sarebbe più in grado di portare avanti una campagna di riforme degna di questo nome non avendo più né il sostegno elettorale né l’appoggio pieno della dirigenza del Pd. Quindi è ormai necessario cambiare cavallo. Lui stesso in un momento di lucidità politica ha espresso quella verità che tutti conoscevano. In caso di sconfitta al referendum smetto di fare politica. Più che smettere sapeva che sarebbe stato un perfido declino, suo e dei suoi sodali.
Non ci sarà come molti sospettano ed alcuni auspicavano la nascita del grande Partito della Nazione
Perfino uno come Luigi Di Maio si è sbilanciato aprendo le porte ad un possibile patto postelettorale tra Pd e M5s, ma senza Matteo Renzi e la sua banda. Un endorsement sapendo di fare cosa gradita ad una parte consistente del Pd che nonostante le espressioni di scherno, e di rito, vorrebbe tornare a governare anche con Di Maio. Liberi e Uguali nasce per essere alternativa al Pd renziano e non c’è dubbio che una volta aver contribuito alla sua sconfitta togliendoselo dai piedi sarà disposto ad arrestare l’avanzata delle destre.
L’unico che potrebbe salvare Matteo Renzi è Silvio Berlusconi. Ma anche lui non ha nessuna intenzione di lanciare scialuppe di salvataggio impelagandosi con un perdente. E se la situazione dopo le elezioni dovesse volgere verso l’ingovernabilità saranno moltissimi nel Pd a voler mollare il toscano per un’alleanza più accettabile a sinistra piuttosto che un’avventura col cavaliere. Senza dimenticare che Berlusconi ha solo da rimetterci a stringere alleanze col Pd sapendo che non verrebbe seguito da nessuno a destra. Molto meglio puntare a governare col centrodestra piuttosto che con un ibrido.
Insomma, Matteo Renzi con la sua Boschi, la Madia, Carrai e compagnia cantando saranno la mina vagante di queste elezioni. Nessuno la vuole e, anzi, non vorranno trovarsi nei paraggi nel momento in cui esploderà.