Elezioni tedesche e il troiaio italico
Le elezioni tedesche ci danno un quadro chiaro di chi vince, chi perde, chi governerà e come. Il troiaio italiano non garantisce nulla.
A parte gli scontati titoli sensazionalistici sull’ascesa dell’estrema destra dopo le elezioni tedesche, pochi si soffermano sulle differenze con l’Italia. Sull’ascesa dell’estrema destra in Germania gli stupori sono fuori luogo. Era prevedibile che anche il bastione teutonico sarebbe stato preda delle stesse pulsioni destrorse e nazionaliste che hanno interessato tutta Europa. Difficile che la terra di Goethe, ma anche di Julius Streicher, rimanesse immune da eventuali contraccolpi dopo la politica sull’immigrazione della Merkel.
L’impatto che ha provocato sull’opinione pubblica l’arrivo di quasi un milione di stranieri in poco più di un anno, in una terra già meta di immigrazione costante fin dagli anni sessanta, ha determinato l’ovvio spostamento degli elettori. Dopo le elezioni tedesche l’analisi dei flussi è chiara: l’estrema destra ha preso voti un po’ ovunque. Consensi all’Alternative für Deutschland sono giunti perfino dagli ex elettori della Merkel.
L’emorragia di voti è stata determinata non solo dalle dimensioni del fenomeno migratorio, ma soprattutto dalla distanza culturale dei nuovi arrivati
Il profugo siriano o afgano è totalmente alieno alla cultura ed alla società tedesca del terzo millennio. Soprattutto in un clima di guerra come quello che attualmente pervade i dibattiti in tv come nelle famiglie. Per questo è difficile criticare il recente editoriale di Ernesto Galli della Loggia sullo ius soli o pensare che basti veicolare un messaggio di tipo pedagogico in stile scalfariano per disinnescare una potenziale bomba sociale.
Lo stesso Papa Francesco ha dovuto chiarire bene la sua posizione per non essere frainteso: “Accogliere finché è sostenibile”. Anche perché, come abbiamo scritto più volte, finché non si prova a risolvere i problemi nei paesi di origine sarà impossibile creare reali condizioni di sicurezza per gli stessi migrati. Chi fugge da guerre o povertà non ha tempo di cercare la via migliore ma prende la prima che capita.
Nonostante la crescita di AfD il sistema tedesco tiene
Siamo ben lontani dai rischi di una Repubblica di Weimar. Il sistema istituzionale ed economico tedesco, a differenza di quanto accade a Londra, sta tenendo bene. Finite le elezioni e accantonata per il momento la crescita della destra sappiamo già chi governerà e probabilmente con chi lo farà. Il Regno Unito non ha saputo gestire il malpancismo condito da fake news dei suoi elettori che hanno sancito col loro voto due disfatte. La prima è sostanzialmente economica con l’uscita dall’UE. La seconda con l’instabilità politica di tipo italiano, con conseguente susseguirsi di tornate alle urne a cui gli inglesi non sono abituati. La Germania resta quindi abbastanza saldamente in sella alla guida dell’Europa unita, superando anche sul piano istituzionale ogni confronto col Regno di Elisabetta II.
L’Italietta inciampa e arranca
Continua ad essere patetica l’immagine del nostro Paese. L’italietta è ancora in cerca di qualche alchimia istituzionale per salvare capra e cavoli. Salvare le capre elette che cercano il miglior modo per trovare uno spazio di agibilità ma non politica, solo finalizzata alle poltrone. E nel dibattito nostrano va per la maggiore il chi va con chi e quasi mai perché e con quali iniziative. L’obiettivo è parcheggiare le chiappe il più a lungo possibile. In questo dibattito di infimo livello la legge elettorale diventa la suprema cartina di tornasole del troiaio nazionale.
Sono infinite le ipotesi di riforma elettorale che nell’ultimo anno si sono susseguite sulle pagine dei giornali, molte di fantasia tanto per tastare il terreno. Altre con scientifica demenza per trovare la pietra filosofale nel meccanismo elettorale salvifico. Ed ancora una volta dai nomi portatori di qualcosa si sposta l’asse su sigle e siglette di recente e recentissima costituzione pronte al ricattino di fine legislatura. Dovrebbero introdurre nei manuali di diritto costituzionale un capitolo dedicato interamente ai giochetti pre-elettorali come scienza esatta. Tutto questo tralasciando disinvoltamente che le leggi elettorali non si dovrebbero cambiare in corsa, ovvero a meno di un anno dalle elezioni.
Ce lo chiede l’Europa .. ah, già, di Europa si parla ma di solito si fa altro!