Arte e Cultura

La Natura alla Biennale di Venezia. Carla Bordini Bellandi

Intervista a Carla Bordini Bellandi, l’artista dalle foto indescrivibili.

Sono immagini che vanno oltre le dimensioni e lasciano, alla fantasia di chi guarda, la libertà di mescolarsi con la Natura. È questo il primo pensiero che ho avuto sfogliando il catalogo di Carla Bordini Bellandi.

Si, oltrepassano i confini dei rettangoli che convenzionalmente le delimiterebbero, sono immagini che trasbordano, straripano, si espandono, permettendo a colori e luce di amalgamarsi con quelli dell’ambiente attorno, della Natura.

Sono visioni nelle quali il limite fra realtà e immaginazione è poco percettibile, svanisce e riappare in relazione a come le si guarda. Così ho voluto evitare che la rigidità della forma ne stravolgesse l’essenza. I lavori esposti a Venezia sono riprodotti su pannelli senza cornice, fino a 6 per ogni opera, nei quali la carta Hahnemuhle, porosa e di altissima qualità, rende con fedeltà assoluta ogni sfumatura di colore, ogni minimo movimento, ogni ombra. L’essere composta da più elementi – spesso, benché questo non sia immediatamente evidente, l’opera include una serie di immagini una accanto all’altra – la rende più “aperta”ma paradossalmente più intensa.

Carla Bordini Bellandi, se dico “alberi e colore blu” cosa mi risponde?

Alberi mossi dal vento, protesi verso il cielo o allungati, piegati. Alberi soggetti alla furia spesso incontrollata dei cambiamenti climatici, arsi dal calore eccessivo di estati torride o irrigiditi da gelate improvvise: è una natura ancora bellissima e “incantata” – nei miei lavori essenziale, austera come già i giapponesi l’hanno ritratta – ma così a rischio da apparire inquietante.“Blue” è la malinconia per uno stato vitale che non ritorna, per i danni arrecati, consapevoli e inconsapevoli, per l’incuria che non dovrebbe – in un mondo ideale – appartenerci. Il colore blu racchiude in sé, però, un messaggio positivo di pace, di armonia, purificazione. Evoca certezza.

Carla Bordini Bellandi si definisce una “Ricercatrice visiva”, alla ricerca di storie e narrazioni che attraverso luce, forma e colore, si materializzino dentro lo spazio di un rettangolo di carta. E a quel rettangolo non pone modifiche.

Ma quello che vede nel suo obbiettivo (non solo fotografico ma anche il fine) è quello che ritrova nell’immagine sviluppata?

Lo è, di solito. Benché la mia sia fotografia d’istinto, poco razionale o riflessiva nella sua fase iniziale, spesso ritrovo ciò che nell’istante dello scatto ho immaginato di vedere, ne ritrovo la forma e il senso. E non mi riferisco alla rispondenza dei gesti tecnici nel risultato. Si tratta della percezione dei valori sensibili e della loro accurata trasposizione. E’come riconoscere luoghi intravisti nei sogni, simili ma mai perfettamente uguali, perché niente che sia legato all’immaginazione è esattamente ricostruibile. Il fine, invece, riappare ogni volta più coerente che mai.

G7 Ambiente, si conclude il 12 giugno l’importante incontro per salvare la nostra terra. L’ha mai attraversata il pensiero di raccontare a questi 7 Grandi come ha visto cambiare la sua amata natura in questi anni?

Questo lavoro è un pretesto. Le immagini -energiche, garbatamente rabbiose (sembra un controsenso?) – raccontano una storia vera e amara, sono la narrazione di una drammatica aggressione che si ripete – in forme diverse ma sempre uguale a sé stessa – ai danni della Natura. Certo, mostrare le immagini equivale a parlare, narrare, denunciare e l’arte, a mio avviso, è un ottimo mezzo per farlo. Senza l’intento di comunicare “in grande stile” non avrei scelto questa platea. Non ho l’opportunità di parlare con i 7 grandi di persona ma mi auguro che le mie immagini prima o poi possano farlo per me.

Carla Bordini Bellandi come si sente alla Biennale di Venezia? E quante fotografie sta scattando?

Mi sento attiva e positiva, parte di un grande contesto creativo in cui posso e voglio esprimermi. E scatto tanto, come sempre. Sto lavorando a tre progetti in parallelo, diversi fra loro ma tutti legati da uno stesso filo conduttore.

Sheyla Bobba

Classe 1978. Appassionata di comunicazione e informazione fin da bambina. Non ha ancora 10 anni quando chiede una macchina da scrivere come regalo per il sogno di fare la giornalista. A 17 anni incontra un banchetto del Partito Radicale con militanti impegnati nella raccolta firme per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti e decide che avrebbe fatto comunicazione e informazione, ma senza tesserino. Diventa Blogger e, dopo un po’ d’inchiostro e font, prende vita il magazine online SenzaBarcode.it Qualche tempo dopo voleva una voce e ha creato l’omonima WebRadio. Con SBS Edizioni & Promozione si occupa di promozione editoriale e pubblicazione. Antipatica per vocazione. Innamorata di suo marito. Uno dei complimenti che preferisce è “sei tutta tuo padre”.

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