Cronaca

Colangite biliare primitiva: disponibile la prima fotografia della popolazione Italiana

Secondo lo studio presentato dal Prof. Domenico Alvaro al congresso annuale dell’AISF, nel 2015 la

Prof. Domenico Alvaro

prevalenza di questa rara patologia del fegato -Colangite biliare primitiva- è stata di 28 casi su 100.000, mentre l’incidenza si è attestata su 5,3 casi su 100.000 l’anno.

I primi dati epidemiologici italiani sulla Colangite Biliare Primitiva (CBP) sono ora disponibili. A presentarli è stato il Prof. Domenico Alvaro (Università “Sapienza” di Roma) nel corso del 50° meeting annuale dell’Associazione Italiana per lo Studio del Fegato (AISF), principale momento di incontro della comunità epatologica italiana che si è tenuto il 23 e 24 febbraio 2017.

La CBP è una malattia epatica cronica e ad eziologia autoimmune, che colpisce più frequentemente pazienti di sesso femminile ed insorge in genere tra i 40 e i 50 anni. Da un punto di vista epidemiologico la CBP è una malattia rara, che sulla base dei dati forniti da Orphanet ha una prevalenza di 21 casi su 100.000 persone e un’incidenza di 3 su 100.000 l’anno a livello globale.

Lo studio presentato dal Prof. Alvaro fornisce il primo dato epidemiologico italiano e stima una prevalenza di 28 casi su 100.000 e un’incidenza di 5,3 casi su 100.000 l’anno nel 2015

Il dato è stato elaborato grazie all’ausilio del Longitudinal Patient Database (LPD®), gestito da QuintilesIMS. Il database utilizzato organizza i dati raccolti da 900 medici di medicina generale per un totale di oltre 1,2 milioni di assistiti con età superiore ai 14 anni, la cui distribuzione geografica rispecchia per sesso ed età quella della popolazione italiana se confrontata con i dati ISTAT. I dati sono quelli comunemente raccolti durante la visita del medico di medicina generale e spaziano dalle caratteristiche antropometriche alle malattie, fino alle prescrizioni di accertamenti diagnostici, visite specialistiche e terapie farmacologiche.

Lo studio ha considerato la popolazione presente nel database LPD® nel biennio 2014-2015 e i pazienti con una diagnosi di CBP sono stati identificati grazie al codice ICD9 571.6. I dati demografici e le comorbidità sono state collezionate attingendo ai 6 mesi che precedono la prima evidenza di diagnosi di CBP, mentre informazioni relative al regime farmacologico, esami strumentali e visite specialistiche sono state collezionate nei 12 mesi successivi alla diagnosi.

Nel periodo esaminato, 412 pazienti avevano una diagnosi di CBP e, tra questi, 134 sono stati considerati nuovi casi.

La popolazione di affetti da CBP è per lo più costituita da pazienti di sesso femminile (rapporto 4,5:1 tra sesso femminile e sesso maschile) e l’età media è risultata essere pari a 64.6 anni. Le comorbidità più comunemente riportate sono l’osteoporosi (21,5%), l’ipotiroidismo (13%), il diabete (12,7%) e le malattie autoimmuni del tessuto connettivo (6.1%). Per quanto riguarda la terapia farmacologica, l’88.4% dei pazienti è in trattamento e tra questi il 92% assume acido ursodesossicolico (UDCA), unico farmaco ad oggi disponibile per la terapia della CBP.

“Lo studio ha un notevole valore scientifico perché è stata usata una metodologia innovativa nel settore, e cioè studiare l’epidemiologia di una malattia coinvolgendo i medici di medicina generale e i loro assistiti”, ha puntualizzato il Prof. Domenico Alvaro. “Riguardo ai risultati, c’è da mettere in evidenza come il rapporto femmine/maschi di 4,5:1 sia molto più basso di quanto comunemente si ritenga, ed in linea con studi epidemiologici condotti in altri paesi. Inoltre, la CBP risulta frequentemente associata ad altre patologie, per cui ancora una volta è necessario sottolineare come il trattamento di questa malattia debba tener conto delle comorbidità (es. diabete, malattie del connettivo ecc.), che impattano ulteriormente sulla qualità e durata della vita”.

“Siamo molto orgogliosi di aver contribuito, in partnership con il mondo accademico e con QuintilesIMS, a generare il primo dato sulla prevalenza ed incidenza della Colangite Biliare Primitiva in Italia”

ha dichiarato Barbara Marini, Amministratore Delegato e General Manager Intercept Italia. “La disponibilità del dato epidemiologico validato, soprattutto in una patologia rara, rappresenta un elemento imprescindibile per la corretta definizione della popolazione che ha ancora un bisogno terapeutico insoddisfatto”.

“QuintilesIMS dispone di un patrimonio unico di informazioni sul mondo della salute che, strutturate in database di Real World Data, consentono la generazione di Real World Evidence”, ha commentato Sergio Liberatore, Amministratore Delegato e General Manager QuintilesIMS. “Il nostro contributo è riconosciuto tanto dall’industria quanto dalle istituzioni, testimoniato anche dalla lunga collaborazione con AIFA nella stesura del rapporto OSMED. In ambiti complessi come le malattie rare, dati ed evidenze Real World sono essenziali per condurre indagini che forniscono fotografie uniche nella quantificazione e caratterizzazione della popolazione affetta da una patologia rara, quale la Colangite Biliare Primitiva”.

Su Intercept

Intercept è un’azienda biofarmaceutica focalizzata su sviluppo e commercializzazione di nuove terapie per trattare malattie progressive del fegato non virali inclusa la colangite biliare primitiva (CBP), steatoepatite non alcolica (NASH), colangite sclerosante primitiva (CSP) ed atresia biliare. Fondata a New York nel 2002, Intercept ha sedi negli Stati Uniti, Europa e Canada.

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