Speciale capodanno con I Menecmi di Plauto Teatro Arcobaleno
Per chiudere in bellezza il 2016 l’esilarante commedia I Menecmi di Plauto, adattamento e regia di Vincenzo Zingaro, approda sul palcoscenico del Teatro Arcobaleno dal 29 dicembre 2016 all’8 gennaio 2017.
Dal 29 dicembre 2016 all’8 gennaio 2017 al Teatro Arcobaleno (Centro Stabile del Classico) di Roma torna in scena a grande richiesta per le feste natalizie il divertentissimo capolavoro della commedia classica I Menecmi, di T. M. Plauto, con l’adattamento e la regia di Vincenzo Zingaro, un fiore all’occhiello della prestigiosa Compagnia Castalia, che inaugura il 25° anniversario della sua nascita. Adattamento e Regia Vincenzo Zingaro, con Piero Sarpa, Annalena Lombardi, Riccardo Graziosi, Rocco Militano, Ugo Cardinali, Fabrizio Passerini, Laura De Angelis, musiche di Giovanni Zappalorto, costumi di Emiliana Di Rubbo, scene di Vincenzo Zingaro, luci di Giovanna Venzi.
Prototipo della commedia degli equivoci, provocati dall’identità fra due personaggi, I Menecmi hanno ispirato celebri autori come Shakespeare e Goldoni. Due gemelli, con lo stesso nome, separati da bambini, si trovano a loro insaputa nella stessa città: una combinazione che scatena situazioni comiche ed esilaranti scambi di persona.
Ma questo divertente “gioco del doppio” cela, in realtà, qualcosa di più profondo…
L’originale messinscena di Vincenzo Zingaro, ricca di irresistibili trovate, esalta lo spirito ludico della commedia plautina e, al tempo stesso, ne proietta il significato in una dimensione metafisica, attraverso una rappresentazione onirica e coinvolgente. Un’occasione da non perdere, per chi voglia trascorrere una serata coniugando cultura e divertimento, per ritrovare nel Teatro un incontro davvero speciale. Un gioioso appuntamento con la grande commedia classica, da condividere con la famiglia durante le feste natalizie.
“Artaud, uno dei più autorevoli teorici teatrali del ‘900, nel celebre saggio “Il teatro e il suo doppio” – afferma Vincenzo Zingaro – sosteneva il superamento della tirannia del testo sullo spettacolo, in favore di un teatro integrale, che comprendesse e mettesse sullo stesso piano tutte le forme di linguaggio, fondendo gesto, movimento, suono e parola. Il Teatro Antico è stato il primo esempio di “teatro integrale”. Le commedie greche e latine contengono un universo fatto di gesti, danza, musica e parola. Immergendoci, quindi, nel magico gioco della Commedia Antica, troviamo il germe di una teatralità pura, volta, a trecentosessanta gradi, al coinvolgimento dello spettatore, come elemento attivo della rappresentazione.
Da questo input di fantasia e di libertà creativa
la possibilità di rielaborare trame e geometrie del racconto che travalicano i secoli, offrendoci lo stimolo a una creazione scenica autonoma, in grado di dialogare con il presente, consapevole della ricchezza di un percorso che sancisce il suo essere nella contemporaneità. Artaud, inoltre, spiegava il suo concetto del “doppio”, sostenendo che “se il teatro è il doppio della vita, la vita è il doppio del vero teatro”, nel senso che il vero teatro non è la mera riproduzione della realtà quotidiana, ma piuttosto la ricerca di una realtà archetipica e si distingue perciò come un rito, volto a svelare l’essenza più profonda delle cose.
Questa concezione epifanica del teatro e dell’arte la dobbiamo al mondo classico antico che, attraverso il concetto aristotelico di mìmesis definisce la rappresentazione artistica non come una pedissequa imitazione del mondo sensibile, ma come una rivelazione del principio metafisico che sottende l’esistenza.
Nel percorso di studio e di rilettura del teatro antico, che affronto da anni, I Menecmi, al di là della godibile trama elementare, mi offrono, quindi, l’occasione di entrare in profondità in un discorso sul teatro e la vita, giocando e, allo stesso tempo, indagando sul concetto del “doppio”, che offre molteplici ed affascinanti punti di vista. Di qui l’idea di un Teatro all’interno del palcoscenico, un Teatro replicato, in cui frammenti di scenografia sono disposti in modo da creare uno “specchio metafisico” che avvolge i personaggi e ne dilata l’azione oltre i confini del reale. Essi prendono vita da quel Teatro replicato, come dal “luogo dell’immaginazione” e lo fanno apparendo in forma stilizzata, retaggio di antiche maschere che hanno travalicato secoli, per riversarsi nella concretezza della rappresentazione. In questo gioco di rimandi, si consuma un viaggio, una ricerca.
“E vanno gli uomini ad ammirare le vette dei monti, i grandi flutti del mare, il lungo corso dei fiumi, le profondità dell’oceano, il volgere degli astri… e si dimenticano di se stessi”
Iniziare lo spettacolo con questo pensiero di S. Agostino ha per me il significato di un seme, gettato in un solco che attraversa l’intera rappresentazione, una provocazione a considerare la vicenda in una prospettiva diversa. La prospettiva di un viaggio interiore alla ricerca di se stessi, nel quale l’incapacità di “vedere” si risolve solo nel momento in cui ci si abbandona a un profondo atto di “fede”. Il Teatro, luogo di tutte le arti, può rivelarsi indispensabile. Indossare una maschera diventa così il gesto simbolico di un anima disposta a mettersi in gioco, per affrontare un grande viaggio dello spirito”.
Dal 29 dicembre 2016 all’8 Gennaio 2017. Il giovedì, venerdì e sabato alle ore 21,00 – la domenica alle ore 17,30
Serata speciale capodanno, sabato 31 dicembre alle ore 22,00 – Biglietto € 45,00
Teatro Arcobaleno (Centro Stabile del Classico)
Via F. Redi 1/a – 00161 Roma. Tel./ Fax 06.44248154 – Cell. 320.2773855, mail:info@teatroarcobaleno.it