Arte e Cultura

Enchanted Nature, Carla Bordini Bellandi a Milano

“Ricercatrice visiva” come si definisce l’artista stessa, Carla Bordini Bellandi (Milano, 1962) è sempre alla ricerca di storie che attraverso luce, forma e colore, si materializzino dentro lo spazio di un rettangolo di carta.

Dai primi scatti realizzati con una Ferrania tascabile a quelli più attuali dove è escluso però l’uso della postproduzione, il percorso di ricerca è stato lungo e paziente. Nei circa 40 anni di raccolta visiva e fotografica, sono decine di migliaia le immagini che ora compongono il suo bagaglio artistico, fatto di uno studio del colore anzitutto, elemento questo, sempre al centro del suo lavoro.

Il corpus di 10 opere visibili dall’8 al 12 novembre presso lo spazio milanese di via Mahon, costituiscono gli ultimi esiti della sua produzione. Suddivisi in una serie di pannelli (alcuni a 6, altri a 3) sono da considerarsi in un’unica visione, perché nell’intento di Carla, con diversi scatti o sezioni di immagine, si può raccontare un’unica storia. Esperta di colore, inventa, ispira proposte e combinazioni cromatiche anche in ambito tessile e del mondo della moda. Con uno studio approfondito e attraverso l’analisi delle immagini, indaga l’origine del formarsi e dell’evolversi delle tendenze socioculturali più contemporanee.

La mostra Enchanted Nature

raccoglie le immagini di una natura lontana dal reale, grafica e bidimensionale, nelle quali l’impressione soggettiva supera l’intento descrittivo e va oltre, alla ricerca di una forma estetica che ne rappresenti l’essenza: è un paesaggio ancora maestoso, misterioso, che affascina e stupisce. Collocate al di fuori dello spazio e del tempo, poetiche e astratte, mai aiutate da interventi formali sull’immagine, varie visioni convivono in ogni opera per meglio raccontare universi potenti e luminosi ma nel contempo – per contrasto – segreti, essenziali, superbi di fronte alla minaccia dei cambiamenti climatici.

Le forme accennate, il “vuoto” e l’uso antinaturalistico del colore, in questo caso per sottrazione, si ispirano alla fotografia giapponese di fine Ottocento.

L’esposizione è la fase iniziale di un progetto di salvaguardia – insieme leggero e provocatorio – all’interno del quale non si grida allo scandalo per la mancata tutela dell’ambiente ma lo si sussurra, comunicando attraverso 10 storie la profonda malinconia per uno stato ambientale che non tornerà.

È un’esortazione forte e silenziosa ad agire, affinché la poesia della natura non si perda per sempre, perciò l’esposizione vuole essere la prima tappa di un percorso itinerante a testimonianza della necessità impellente di azioni concrete per salvare il pianeta.

SenzaBarcode Redazione

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