Cinque Stelle al disastro, pochi mesi e siamo alla farsa
Cinque Stelle in caduta libera: non bastava l’indagata Muraro e le dimissioni in massa, ora tocca al nuovo assessore al bilancio che le spara senza freno.
Ci risiamo, non c’è pace per Roma. Nemmeno è iniziata l’esperienza Cinque Stelle e già siamo al disastro. Non bastava la nomina dell’indagata Muraro, i litigi tra correnti, l’affare Marra, le dimissioni dell’assessore al bilancio neoeletto Minenna con conseguenti altre dimissioni a catena. Ora tocca al nuovo assessore al bilancio De Dominicis appena nominato a far scoppiare una guerra appena sopita tra dipendenti e Campidoglio.
Come se gli ultimi tre anni non ci fossero stati -o l’assessore non abbia studiato-, come se i dipendenti capitolini non siano stati un enorme bacino di voti per i Cinque Stelle dopo la disastrosa esperienza Ignazio Marino con decurtazione in busta paga di centinaia di euro. Ricomincia la retorica dei fannulloni e la richiesta di denaro a chi non lo ha per ripianare i debiti di chi, invece, non ha restituito nulla fino ad ora.
Così non va
“Nel giro di poco tempo sapremo se questo nuovo governo della Capitale sarà in grado di resistere agli urti inevitabili che si stanno per scatenare o se crollerà miseramente sviando l’attenzione contro l’ultima ruota del carro, normalmente i dipendenti, senza esprimere una reale alterità politica alle prime difficoltà”.
Ormai è pacifico, la giunta Virginia Raggi invece di esprimere alterità colpisce l’anello debole -i dipendenti- per sviare l’attenzione, esattamente come fece Marino prima di lei. Un fallimento a Cinque Stelle che suona disgustoso dopo le promesse di pacificare per prima cosa gli animi di una Capitale stremata, senza più forza, senza più dignità. Il neo assessore, sembra indicato da Sammarco, si dice perfino d’accordo sulle Olimpiadi dopo che su queste si è svolta buona parte della campagna elettorale.
Ricomincia il braccio di ferro con i dipendenti, si è visto come è finita con il marziano, finirà così anche con l’avvocata. Non perché i dipendenti siano un “potere forte” -diranno anche questo-, ma perché sono stremati da anni di lancio di feci e di tagli allo stipendio. Ormai la situazione non è più recuperabile, pronostichiamo una guerra che farà male solo ai cittadini romani, chiediamo perciò alla sindaca di risparmiarci altri due anni di guerre, denunce e contro denunce. Si faccia da parte, si è sbagliata non è all’altezza, e proviamo con Giachetti, che anche se espressione della partitocrazia almeno uscirà rafforzato da questo fallimento ed il Pd con lui.
Ci risiamo con la tarantella
Cosa comporta restare a tutti costi in sella come Ignazio Marino? Fine della collaborazione tra le varie parti sociali coinvolte nella gestione della città, riduzione ai minimi termini di servizi già carenti a causa di agitazioni e scioperi, il tracollo del MoVimento nell’immagine politica in tutta Italia. In fondo, caro assessore, è più facile licenziarne uno che 24 mila. Morto il Pd romano, a questo punto speriamo che viva il Pd!