Corso di recitazione con Alessandro Simonini. Lezione 5
Quinta lezione del nostro corso di recitazione e tecnica delle emozioni. È il momento di provare a fare qualche esercizio più impegnativo e gratificante.
Hai letto tutte le precedenti lezioni del nostro corso di recitazione e di comunicazione? Puoi farlo cliccando a partire dalla prima o recuperando quelle perse: Lezione 1, Lezione2, Lezione 3, Lezione, 4.
Nella quarta lezione hai scoperto di poter differenziare 11 emozioni nel tempo di un respiro. Spero tu abbia visto il video finale con un nostro attore che metteva in pratica l’esercizio interpretando una breve scena di 2 minuti. Vuoi provarci anche tu? Eccoti la versione “non dialettale” della stessa scena.
La scena delle 11 emozioni in un minuto e mezzo. Ora la fai tu.
Dovrai leggerla a voce alta. Sarà un valido test per valutare da te l’efficacia del metodo di questo corso di recitazione. Ricordati, ad ogni cambio di emozione utilizza la tecnica di base: un respiro, apnea e differenziazione nell’emozione richiesta. Segui i suggerimenti delle didascalie tra parentesi per adattare l’espressione del volto al lavoro di differenziazione.
Giocare di anticipo sulla battuta.
L’emozione precede sempre la parola! Molti attori rincorrono l’emozione quando hanno già cominciato a recitare la parte a memoria. È talmente assurdo che trovo ridicolo anche parlarne. Diciamo semplicemente che in natura questo non accade mai. Prima ti arriva una sensazione, un’emozione. Soltanto dopo la rendi udibile e visibile in termini di comunicazione verbale e non verbale. Questo corso di recitazione si ispira alla natura. Gioca dunque sempre di anticipo sulla battuta. Nella scena che stai per interpretare dovrai differenziare l’emozione un attimo prima di leggere a voce alta.
Suggerimento prezioso per questa scena.
Quando dici “Mi ricordo di una gita scolastica…” non visualizzare un pullman, ma semmai la mani lunghe del tuo o della tua partner accanto a te. È quell’immagine a stimolarti, ad avviare il sottotesto emozionale. E sorridi con malizia mentre dici: “eravamo stati alla Reggia di Caserta.” Tanto sarà chiaro che non sono stati affreschi, fontane e giardini ad eccitarti; anzi, darai così l’impressione di voler rivelare qualcosa di privato, di personale e quindi di interessante. È un’ottima strategia per creare aspettative negli ascoltatori. Se sei un ragazzo cambia il riferimento al “compagno” di classe con “compagna” di classe. Se sei gay lascia invariato. È tutto chiaro? Proviamo?
Proviamo!
ECCITAZIONE (sorridi con divertito imbarazzo) Mi ricordo di una gita scolastica. Eravamo stati alla Reggia di Caserta. Durante il viaggio di ritorno in pullman… era sera… un mio compagno di classe mi sedeva accanto e… (ricorda con un pudore giocoso, senza entrare nei particolari) be’ erano le prime cotte. Il sesso era tutto da scoprire.
NOSTALGIA (sorridi e sospira) Bei tempi!
RIMPIANTO (con espressione seria) Però c’era un altro ragazzo. E di lui ero proprio innamorata. Ma non l’ha mai saputo. Lo vedevo così irraggiungibile. Non ho mai trovato Il coraggio. Peccato.
MERAVIGLIA (Improvvisamente ricordando) Ah, ma poi l’ho rivisto. Pochi anni fa. Era così ingrassato! Paolo… pazzesco.
IRONICO STUPORE Era proprio come l’avevo lasciato, uguale uguale!
AMORE (inspirando e sospirando profondamente) Però sarebbe stata una bella storia d’amore.
TRISTEZZA In quante cose avrei dovuto dimostrare più coraggio.
RABBIA Mi fa rabbia scoprire di essere ancora così.
INDIFFERENZA Ma no. Tanto ci sono abituata.
BENEVOLENZA In fondo non sono niente male. Mi devo voler bene. E perdonarmi. Ci sono stati tanti momenti belli.
GIOIA La vita è meravigliosa!
L’ultima battuta è volutamente cinematografica. Molti si sentono a disagio nell’interpretarla con l’enfasi richiesta. È il motivo per cui l’ho lasciata. Sforzati di creare un sentimento di gioia e scoprirai che qualunque cosa tu dica sarà credibile e riceverà la tua stessa approvazione.
Il supervisore
Approvare in tempo reale quello che fai è fondamentale. Mi porta a parlare del supervisore, quella parte di te che assiste alla tua performance mentre è ancora in corso. È come se tu stessi seduto in prima fila ad assistere alla tua prestazione in scena. Il supervisore non è mai critico al punto da demotivarti. Ti incoraggia sempre. Se sei sottotono è una vocina che ti fa da coach e ti incita ad aumentare la tua energia: “forza! alza la voce! respira, trattieni e caricati!”
Piangere in scena
Il supervisore assiste alla tua commozione con soddisfazione. Se riesci a piangere in scena, perché il tuo personaggio lo richiede e tu sei emozionato e coinvolto, il supervisore è quella parte di te che gode del tuo pianto. È una sensazione gratificante di pieno controllo. Altrimenti, se l’attore dovesse essere fagocitato dal personaggio tragico che interpreta, arriverebbe a livelli di identificazione patologici e rischiosi.
Il metodo psicotecnica free
Come amo ripetere da anni, per me un attore sano è anche un attore più felice. Scendete pure nelle profondità più misteriose e inquietanti del vostro sentire, ma abbiate sempre gli strumenti, cioè il metodo, per tornare in superficie soddisfatti e sereni.
Ci vediamo alla prossima sesta lezione!