Cronaca

ATAC, speculare e privatizzare. La soluzione del PD?

Privatizzare la municipalizzata ATAC, possibilmente speculando e ricavandone il più possibile. Privatizzare il futuro dei romani: questa la ricetta PD?

Privatizzare, il messaggio ribadito dal PD e dai sostenitori del candidato sindaco. Privatizzare tutto, dal trasporto pubblico ai canili, dagli asili alle Assicurazioni di Roma. Privatizzare e scrollarsi di dosso ogni problema, non prima di aver spremuto la “mucca” -termine generico per definire al meglio ATAC- e ricavarne il massimo del profitto.

In questa campagna elettorale SenzaBarcode ha scelto di “chiamarsi fuori”. Dopo aver rifiutato più d’una proposta di candidatura eravamo pronti e disposti a seguire ogni candidato, organizzare interviste e dedicare ampi spazi sul sito. Poi la campagna stessa ha assunto toni e fattezze poco appassionanti e, dal nostro punto di vista,  incondivisibili. Quindi ci siamo occupati d’altro, ma questa cantilena del privatizzare ATAC, AMA, asili e ogni cosa possa far reddito, comincia ad essere decisamente tediante.

Privatizzare il futuro dei dipendenti

È bastato un post su Facebook -il migliore mezzo per le campagne elettorali 3.0- per risvegliare in me il ricordo di quanto succede, ormai a cadenza precisa, ai dipendenti della privatissima TPL, ossia stipendi a singhiozzo fino a superare il limite della sopportazione umana. Oppure la deportazione dei cani, un progetto certosino atto a privatizzare, licenziare i lavoratori e portare gli ospiti in canili lager! Ma c’è anche lo scempio verso i 38 dipendenti della Roma Multiservizi e tanti altri segnali che disegnano la volontà di privatizzare che vanno dalle scuole agli asili, strutture culturali e ovunque si possa ricavare profitto.

Forse coloro che fanno del “privatizzare” uno scopo di vita, hanno la memoria corta, dimenticano ad esempio i dipendenti della Roma TPL, dimostrazione plastica che privatizzare non è la panacea ad ogni male, ma non deve essere rilevante per il candidato democratico e, mentre candidati sindaco riproposti -stile peperoni- e candidati consiglieri -rimbalzanti da una lista all’altra- misurano la municipalizzata del trasporto in fiori e occhielli consiglio al vice presidente della Camera di fare attenzione, affinché il Bobo non sia costretto a far la fine del Marino.

È il commento di Laura al post di cui accennavo prima, che dovrebbe risvegliare vecchie passioni e nuove riflessioni, scrive “ho una paura assurda x il mio futuro e quello di tutti i tranvieri di Roma! Il privato bussa … e chi ha sempre attinto a sta mucca che è ATAC … non vede l’ora di continuare a mungere … a spese di chi lavora”.

A spese di chi lavora

Questo è il concetto principale. Io vorrei un dibattito sano sul futuro dei pilastri di Roma, coloro che muovono la città. Noi siamo circondati da insegnanti precarie, migliaia, buttate in mezzo ad una strada, lavoratori dei canili e animali stremati per poi essere salvati dal buon samaritano che arriva a privatizzare, Polizia Locale usata come bassa manovalanza, Agenti messi in pericolo di vita ogni giorno e trattati come impiegati da sottoscala -da prendere a calci  nel posteriore ogni qualvolta il sindaco o candidato di turno abbisogni di visibilità-, ci sono lavoratori del settore cultura che stanno aspettando di sapere se per loro il pollice sarà verso.

Ci sono migliaia di dipendenti delle municipalizzate che muoiono un po’ ogni volta che qualcuno dice la parola privatizzare.

Guardiamo gli autisti della TPL, non basterà l’hashtag #iostocongliautisti, non basteranno le manifestazioni, nessuno avrà pietà dei volontari ed ex dipendenti dei canili che a loro spese stanno curando e mantenendo i cani e gatti abbandonati dal Comune di Roma.

Se non si stabilisce ora cosa i romani e i dipendenti sono disposti a tollerare e cosa non possono accettare, ci ritroveremo presto in piazza, e noi di SenzaBarcode saremo lì con una videocamera ed un microfono spento, perché le transenne impediranno ancora l’ingresso a Palazzo Senatorio e tutti saremo tagliati fuori dal cuore di questa città e chi ieri non si presentava sugli scranni per votare le proposte che stavano nel proprio programma elettorale, domani potrebbe dire si e privatizzare il futuro di tutti.

Sheyla Bobba

Classe 1978. Appassionata di comunicazione e informazione fin da bambina. Non ha ancora 10 anni quando chiede una macchina da scrivere come regalo per il sogno di fare la giornalista. A 17 anni incontra un banchetto del Partito Radicale con militanti impegnati nella raccolta firme per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti e decide che avrebbe fatto comunicazione e informazione, ma senza tesserino. Diventa Blogger e, dopo un po’ d’inchiostro e font, prende vita il magazine online SenzaBarcode.it Qualche tempo dopo voleva una voce e ha creato l’omonima WebRadio. Con SBS Edizioni & Promozione si occupa di promozione editoriale e pubblicazione. Antipatica per vocazione. Innamorata di suo marito. Uno dei complimenti che preferisce è “sei tutta tuo padre”.

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