CronacaPolitica

Marco Pannella, la morte come scandalo

Marco Pannella costretto in casa fino alla fine anche da morto ha fatto del suo corpo il centro della politica con gli ormai celebri selfie.

Sembra impossibile pensare che Marco Pannella fino agli ultimi istanti non facesse della sua malattia e della sua morte il centro della politica, che non donasse ancora una volta la sua vita per non cadere nell’oblio della morte, e infatti della sua malattia attraverso i famosi selfie da via della Panetteria sappiamo tutto, chi c’era e chi non c’era. Fino ed oltre la sua morte Marco Pannella ha espresso esattamente se stesso, perché non era solo quello del canestro pieno di parole, ma anche del dare letteralmente corpo alle sue idee ed ai suoi obiettivi. Il corpo doveva essere visto e lo mostrava senza mai vergogna, figuriamoci da morto. Come quella canottiera nera che dava risalto alla magrezza durante un lungo sciopero della fame e della sete in una conferenza stampa a piazza Montecitorio, quanto fosse geniale quella semplice accortezza di mostrare in quel modo se stesso. Sempre pronto ad inventarsi qualcosa per costringere scandalizzati e censori a parlare di quel corpo e quindi della battaglia che c’era dietro, e di volta in volta era una battaglia portata ad un passo dalle estreme conseguenze che, per non indietreggiare, lui immancabilmente faceva come quando bevve la sua stessa urina sempre in conferenza stampa nel salone di Torre Argentina nella sede del Partito Radicale che poi ospiterà il corpo di Sergio Stazani con annessa conferenza stampa meno di due anni fa. Questo era Marco Pannella al di là dei moralismi del giornalismo che lo sfuggiva in vita per non urtare editori e potenti e se ne preoccupa ora, ma ancora non se ne occupa come direbbe lui. Lo scandalo non è il suo corpo usato da vivo come lo è da morto, ma lo scandalo viene da chi delle ragioni di quel corpo se n’è fregato fino alla fine, che fosse per parlare di indulto, amnistia e carceri o del diritto umano alla conoscenza.

Il travaglio di Travaglio

Poi arriva  Travaglio e ci insegna il rispetto per i defunti, ma caro Marco Travaglio guarda che Marco Pannella aveva ben previsto cosa avrebbe comportato la sua morte, anche solo perché lo ha detto più volte negli anni, ti sembra anche solo pensabile che non avesse voluto quei selfie, quell’omaggio al suo corpo baciato, toccato, inondato di lacrime pubbliche fino alla fine? Mi sarei profondamente meravigliato se Marco Pannella avesse lasciato come volontà quella di morire nel rispetto borghese del suo cadavere invece di lanciarlo in faccia a tutti anche in faccia a te che magari avresti preferito maggior silenzio. Pensa che noia poco pannelliana se non ci fossero stati ragazzi giovani che accudiscono quel corpo sofferente, malato, morto ma così dolce, di un ottantaseienne che fino alla fine pensa ai corpi martoriati dei profughi che in Europa nessuno vuole. Marco Pannella è quello che laicamente si fa cibo per la salvezza degli altri. Eh sì, duemila anni dopo ancora qualcuno ha capito come si fa.

Quel Papa amico che fa scandalo

Marco Pannella fin da quando ne conosco il nome per qualcuno si è rincoglionito, si è rimbambito, non è più quello di una volta. Saranno trentanni che immancabilmente non è più lo stesso, anche per i militanti: figuriamoci da quando è stato eletto Bergoglio col nome che Marco aveva prefigurato. E, infatti, Papa Francesco è scandaloso per quella chiesa che Marco Pannella ha sempre combattuto e magistralmente interpretata dalle invettive di Antonio Socci che non poteva rimanere insensibile al rapporto tra i due, quindi definisce quello di Bergoglio un polpettone marxisteggiante e bolla l’elogio funebre a Marco Pannella da parte della chiesa di Francesco un omaggio allo spirito del tempo, un omaggio al mondo e alla mondanità. Stessa reazione scandalosa riservata a Marco Pannella dai puristi dell’anticlericalismo e del laicismo, impensabile per loro vedere tra Marco e quella ecclesia, la comunità dei credenti, un dialogo continuo e non una perenne guerra.

I radicali litigano

I radicali hanno sempre discusso e sempre si sono nonviolentemente scannati tra loro, ci mancherebbe ciò non succedesse in morte di chi li ha creati, perché da un sincero vaffanculo si ha il confronto vero, quello fecondo anche per intraprendere strade diverse. Quindi il voletevi bene come io ve ne ho voluto non significa un moralistico fate finti sorrisi e scambiatevi un segno di pace mentre sotto vi fate la guerra. E qui torna il Cristo che evidentemente non avrebbe voluto il formalismo di scambiarsi il segno della pace per duemila anni la domenica per poi prendersi a coltellate il resto della settimana. Abbiamo scansato le prese in giro e non vale far economia proprio adesso caro Lerner, e se qualcuno vuole incazzarsi con Emma Bonino perché son mesi che non si fa vedere in sede e non chiama Marco Pannella ben ci sta che gli venga detto da chi con disappunto questo atteggiamento non lo ha condiviso. Fa parte della vita e dalla vita nessuno di noi è mai scappato, anzi, ne abbiamo vissuto a piene mani ogni istante, e anche davanti al feretro, lui dentro l’ultima notte a Torre Argentina per i compagni che si stringevano in lacrime e subito scattava il dibattito politico tra loro, tanto che mi sarei aspettato una voce da là verso qui che dicesse: facciamo conferenza stampa intorno alla bara e poi riunione d’urgenza!

Diego Sabatinelli

Dal ’95 letteralmente “batto le strade” di Roma per promuovere le iniziative nonviolente radicali, a partire dalla raccolta firme su 20 referendum che si svolge proprio quell’anno…

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