Cronaca

Vince l’astensione ma non vince Renzi

Vince l’astensione ma non vince Renzi al referendum impropriamente definito “sulle trivelle”: opposizione si compatta contro la riforma istituzionale.

Il referendum del 17 aprile sulle trivelle fallisce a causa del mancato raggiungimento del quorum: vince l’astensione, ma il Governo Renzi non dovrebbe stare tranquillo. L’opposizione si compatta ed il prossimo ottobre per il referendum sulle riforme istituzionali Renzi non ha un quorum a cui aggrapparsi, in questo caso non pesa tanto il 31,2% di votanti ma l’85,84% di sì, che si possono tramutare in altrettanti no alla sua riforma con conseguente fine di questa legislatura da equilibristi.

Nuovo ruolo delle opposizioni

Il referendum può essere un boomerang per entrambe le parti ma non sarà così facile per Renzi come lo è stato l’appuntamento sulle trivelle. Intanto non ci sarà un quorum e Renzi dovrà portare al voto i supporter senza poter sfruttare la atavica pigrizia degli italiani. Il referendum, se pur ha visto un quorum molto basso, ha già fatto intravedere l’effetto boomerang. Il Premier avendo promosso l’astensione ha molto probabilmente aumentato il numero dei votanti stante la quasi totale assenza di informazione sui media a pochi giorni dal voto. L’uscita di Renzi e del presidente emerito Napolitano per l’astensione hanno spronato all’azione molti disinteressati. Dall’altra parte pur non essendoci il rischio astensione l’opposizione all’attuale governo sarà costretta ad unirsi, e anche se l’oggetto dell’unità è molto semplice, Renzi sì – Renzi no, di fatto sarà costretta a troppi distinguo per collaborare radicalizzando in tutti i sensi questo voto autunnale che molto probabilmente si trasformerà in un plebiscito che nulla ha a che fare con l’argomento.

Cittadino disinformato

In ogni caso, andata come andata, i numeri dell’astensione e la percentuale di sì chiariscono bene che l’informazione sul quesito non è passata, tutto si è fatto tranne che aprire un vero dibattito sul fabbisogno energetico nel nostro Paese, l’alternativa rinnovabile agli idrocarburi di origine fossile, alla loro quantità limitata destinata ad esaurirsi in breve tempo e all’inquinamento fonte di allarme globale già da decenni. Tutto questo non c’è stato, ed in un Paese come il nostro che ha già detto no all’atomo con ben due referendum il dibattito non doveva essere trascurato come avvenuto, surclassato dall’antipatia verso questo premier, spesso motivata da suoi atteggiamenti al limite del grottesco, e dalle inchieste giudiziarie.

Diego Sabatinelli

Dal ’95 letteralmente “batto le strade” di Roma per promuovere le iniziative nonviolente radicali, a partire dalla raccolta firme su 20 referendum che si svolge proprio quell’anno…

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