Sinistra Italiana alternativa al PD
Sinistra Italiana si presenta nel panorama politico nazionale come voto alternativo per i delusi del PD renziano, e lo fa sul palcoscenico romano
Per Sinistra Italiana le amministrative romane sono l’occasione d’oro per qualificarsi come alternativa a Renzi ed al renzismo, una sfida al PD che potrebbe avere nella Capitale la sua incoronazione dopo la vicenda Ignazio Marino e le “19 coltellate” degli eletti PD. SeL si presenta come la forza di maggioranza che ha voluto fino alla fine istituzionalizzare il dibattito sull’ex sindaco nell’aula Giulio Cesare, e questo per evitare che fosse Palazzo Chigi a chiudere l’esperienza del chirurgo dem con un colpo di mano. Sinistra Italiana, di cui una delle componenti forti è proprio SeL, nasce proprio per contrastare la deriva destrorsa ed autoritaria dell’attuale PD, per questo Roma sarà il palcoscenico dell’affermazione trionfale o del fallimento dell’esperienza nata appena il 7 novembre scorso al Teatro Quirino di Roma.
I candidati in campo
Due sono i nomi emersi per fare i candidati sindaci di questa nuova formazione a sinistra: Stefano Fassina e Massimo Bray, due personaggi molto diversi tra loro che potrebbero concorrere alla candidatura non solo senza pestarsi i piedi come sta facendo oggi il centrodestra, ma addirittura aumentando sensibilmente il bacino elettorale che caratterizzerebbe questa prima grande prova di Sinistra Italiana, mentre l’ex sindaco Ignazio Marino prevedibilmente sarà portato a fare un passo indietro per le vicende giudiziarie che lo coinvolgono. Stefano Fassina da viceministro dell’economia nel governo Letta arriva allo scontro con Renzi che porterà alla sua uscita dal PD ed alla nascita in Parlamento di Sinistra Italiana. Per alcuni ha avuto il coraggio di rompere con Renzi senza dar vita ad una nuova corrente ma ponendosi al di fuori del PD per creare un’alternativa a sinistra, per altri è stata solo una mossa del tutto personale per impedire una marginalizzazione della sua figura politica sottolineata dalla famosa battuta di Renzi: Fassina chi? Massimo Bray, anche esso nel Governo Letta come ministro dei beni culturali, e già direttore della rivista Italianieuropei di Massimo D’Alema, renderebbe appetibile il progetto anche per chi non si identifica con le posizioni massimaliste di SeL allargando in questo modo il bacino elettorale alla ipotesi di unità della sinistra fuori dal PD: delusi, fuoriusciti, marziani di Ignazio Marino, civatiani e i tanti rimasti fino ad oggi alla finestra col dubbio se restare od uscire dal Partito Democratico.
La sfida
La sfida è interna ed esterna a SeL-Sinistra Italiana, interna perché il candidato sindaco potrebbe essere scelto con le primarie senza lasciare al PD l’esclusiva della scelta democratica e partecipata. Far meglio del PD non sarebbe difficile dopo le polemiche che le primarie hanno prodotto a Roma come a Napoli, e non sono certo le gazebarie di Berlusconi o le comunarie del M5s esempi di primarie democratiche o partecipate, le prime sono a candidato unico e le seconde privilegio per poche centinaia di elettori. Sinistra Italiana potrebbe in un sol colpo rafforzare la partecipazione dei cittadini al progetto e dare una lezione non solo democratica ma anche di stile agli avversari. La sfida esterna è tutta contro il Pd renziano, ovvero lo scopo per cui è nata Sinistra Italiana quale alternativa al Governo Renzi, e sarà volta a dimostrare che quella del Premier è solo autoreferenzialità destinata a non reggere al voto elettorale, una mossa per portarlo a migliori consigli se vorrà proseguire a governare il Paese.
Roma non è solo un banco di prova ma anche un braccio di ferro: se il Pd perde Sinistra Italiana vince.