Cronaca

Centrodestra, primarie Salvini al vetriolo

Centrodestra, primarie al vetriolo. Dopo il caso Bertolaso, la fuga leghista, lo strapotere Marchini e l’onnipresente Storace.

Del flop di Bertolaso alla prima uscita pubblica come candidato ufficiale del trittico Meloni-Berlusconi-Salvini ne abbiamo già parlato in un precedente articolo anticipando ciò che sarebbe successo. Possiamo solo aggiungere che in queste settimane dopo il primo scivolone dell’ex capo della protezione civile la situazione non è migliorata. Gli attacchi proseguono da più parti mentre il medico non dimostra quel carisma necessario per compattare e guidare fuori dalla palude il  centrodestra a Roma. Prova ad evitare l’impasse romana Matteo Salvini, che prima si smarca dal candidato Bertolaso e poi lancia le primarie che incontrano l’ovvia approvazione della base romana rimasta spiazzata dalla nomina del pupillo di Berlusconi. Alle primarie si giocano la possibilità dell’investitura due dei protagonisti romani delle ultime vicende locali: Alfio Marchini e Francesco Storace con l’outsider Irene Pivetti.

Francesco Storace

Storace primarieSi potrebbe dire che il vecchio lupo perde il pelo ma non il vizio, si promuove e riesce sempre a spuntarla. Questa volta fiuta l’occasione della candidatura debole di Berlusconi e della frammentazione in corso nel centrodestra per proporsi come unica scelta per quell’elettorato di destra ormai orfano di punti di riferimento nel Lazio dove è stato governatore e candidato presidente alle ultime elezioni facendosi rimpiangere dopo il passaggio della Polverini e di Alemanno. Il suo La Destra non prende cifre da capogiro alle amministrative, eppure alla fine rimane lui come personaggio simbolo con tutte le contraddizioni e le critiche che lo seguono ad ogni tornata elettorale. Storace ha capito subito che la situazione nel centrodestra era tale da potersi infilare e sparigliare le carte e non ha perso tempo: ha attaccato  il candidato sindaco in pectore e si è proposto come alternativa credibile anticipando soluzioni senza evocare lacrime e sangue -i romani si sarebbero anche un po’ stufati di soffrire-; disposto anche a fare un passo indietro nel caso si trovasse un nome che unisca gli elettori, evidentemente ci vede lungo e partecipa di slancio alle primarie.

Alfio Marchini

Il costruttore già è in sella come candidato sindaco come fu nel 2013 e non disdegnerebbe di essere il candidato unico di tutto il centrodestra, quindi un buon risultato in queste primarie salviniane potrebbe essere utilissimo per affermarsi ancora di più comeMarchini primarie cavallo vincente. Le frecce al suo arco sono numerose, dall’essersi già evidenziato come opposizione alternativa al PD romano alla trasversalità della sua figura che potrebbe catturare una maggiore fetta di elettorato. Note dolenti per il costruttore romano sono il deciso niet da parte della Meloni che ha posto il veto già da tempo e il rischio che la sua attività imprenditoriale si intrometta durante la campagna elettorale creando scompiglio tra gli elettori. Marchini ci proverà lo stesso ad aumentare la percentuale di tutto rispetto ottenuta nella scorsa tornata, in fondo il progetto che ha in mente è quello di Storace: essere l’unica alternativa credibile allo sfascio del centrodestra romano che sta facendo di tutto per non arrivare al ballottaggio.

Irene Pivetti

Con la Pivetti rediviva sembra di fare un tuffo nell’Italia degli anni ’90 quando Berlusconi e Bossi insieme a Fini erano i veri mattatori: ne è rimasto uno solo e su Roma non riesce ad imporre nemmeno il suo candidato. La Pivetti effettivamente rischia di essere una nota di colore e poco più, forse serviva una candidata donna che smorzasse tutto questo testosterone, magari l’accusa di una destra misogina ha partorito questa soluzione. Certo è che una donna che avrebbe forse messo tutti d’accordo raccogliendo anche un buon numero di voti ci sarebbe stata, parliamo di Giorgia Meloni, ma il figlio in arrivo, il rischio di essere scalzata dalla leadership di Fratelli d’Italia o peggio ancora il forte rischio di essere sconfitta nella sua Roma ha messo in fuga la candidata per eccellenza. Peccato, avremmo avuto la possibilità di un ballottaggio tra donne, ma difficilmente questo scenario si verificherà con la Pivetti: non ce ne voglia, ma Roma ha bisogno di qualcuno che la conosca per essere amministrata.

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