X Files: torna su Fox la serie cult degli anni ’90
X Files dal 26 gennaio alle ore 21 in prima assoluta sul canale FOX: Mulder e Scully ricominceranno a indagare su alieni e fenomeni paranormali.
‘The Truth is Out There’, la verità è la fuori: con questa tag-line si aprivano gli episodi della serie televisiva statunitense X Files, ideata da Chris Carter e trasmessa tra il 1993 e il 2002. E’ ancora così? Quali domande pretendono ancora una risposta? Lo scopriremo grazie alla nuova mini serie in onda in esclusiva su Fox.
Tredici anni fa avevamo lasciato gli ex agenti dell’FBI, Mulder e Scully, in un motel di Roswell, con un destino incerto dinanzi a loro. Per nove stagioni televisive avevano indagato su fenomeni inspiegabili, di origine soprannaturale, gli X Files appunto: mutazioni genetiche, rapimenti alieni, percezioni extrasensoriali, complotti per distruggere l’umanità, mostri marini, malattie sconosciute.
Accanto ad episodi narrativamente autoconclusivi, si dipanava la trama orizzontale – i cosiddetti episodi della mitologia – segnati dal motto dell’agente federale Fox Mulder ‘I want to believe‘: quello in cui egli voleva credere era l’esistenza di una vita extraterrestre responsabile del rapimento di sua sorella. Per tentare di confutare con la scienza ufficiale le sue teorie bizzarre le era stata affiancata l’agente e medico Dana Scully. Alla fine tutti si sarebbero ricreduti sulle loro certezze che li avevano accompagnati fino a quel momento: nulla è come appare, ci sono altri parametri, un’altra scienza, per spiegare gli accadimenti.
All’epoca la serie aveva raccolto una vasta audience internazionale di culto. Ed oggi sono ancora in molti quelli che attendono di vedere come andrà a finire. Sul canale italiano di FOX è possibile già vedere i primi 5 minuti della nuova puntata.
Nel primo episodio vedremo Tad O’Malley, un giornalista attivo su internet, informare Mulder del caso di Sveta, una ragazza rapita dagli alieni. L’agente contatterà subito la sua ex collega Scully per convincerla a indagare di nuovo insieme.
L’accoglienza
In attesa delle recensioni italiane qui di seguito quanto hanno scritto coloro che negli Usa hanno già potuto vedere alcuni episodi.
Anna North in un editoriale del New York Times dal titolo ‘X Files nell’era dei complottisti‘ sottolinea che “guardare eroi televisivi come Mulder e Scully abbracciare le teorie del complotto non è molto divertente quando i candidati presidenziali favoriscono la paranoia sulle armi e un teorico del complotto sull’11 settembre conduce la campagna per Donald Trump in Iowa”. Lo spettacolo era al suo meglio – continua la North – “quando i suoi eroi indagavano su qualcosa di molto inquietante – una nave sul Mar di Norvegia il cui equipaggio misteriosamente invecchiava in poco tempo, per esempio – e restavano con più domande che risposte. Il vero piacere di X Files era non provare i peggiori timori su fatti che il governo avrebbe potuto confermare”.
Erik Kain dal sito Forbes con un pezzo The Good, The Bad, And The Ugly Of The New X Files, riecheggiante il capolavoro western di Sergio Leone, da un lato apprezza l’atmosfera del sequel che non si discosta da quella degli anni ’90; tuttavia l’umorismo non sembra aggiornato: “una prostituta transgender che colpisce ‘come un uomo’ non è la migliore delle battute”.
Brian Moylan, infine sul Guardian, applaude il terzo episodio, “uno dei migliori X Files mai fatto. Si rivalutano vecchi casi e si discute su come molti degli X Files non siano più rilevanti. Si tratta di un completo smantellamento dell’intera formula dello show, sovvertendo il nostro modo di guardare non solo a questo programma specifico, ma i film horror“.
Quello che in Italia non sanno fare
Quando guardavo X Files negli anni ’90 lo facevo con gli occhi di una ragazzina che voleva davvero credere negli alieni e volgeva gli occhi al cielo appena poteva per cercare anche in Italia una possibile Area 51. Ora invece, dopo aver rivisto tutte le precedenti serie, in attesa della nuova, mi sono resa conto che gli autori hanno affrontato dei temi che qui in Italia sono ancora dei tabù politici e culturali: con disinvoltura scientifica i nostri protagonisti dell’FBI si sono imbattuti in clonazioni, fecondazione assistita, maternità surrogata, sperimentazione su animali ed esseri umani, suicidi assistiti e eutanasia, coltivazioni transgeniche. Uno dei leitmotiv di X Files era proprio la scienza, declinata anche in fanta-scienza: se qualcosa rimaneva ed è rimasto ancora avvolto nel mistero – come la possibilità di una vita aliena – il sostrato indiscutibile, il terreno di coltura della trama era composto dalla facile trattazione delle vecchie e nuove frontiere della scienza. La scettica Scully non ha mai abdicato all’interpretazione e spiegazione della realtà con il metodo scientifico, è stata spesso travolta da un dissidio interiore tra le conquiste della scienza e il bisogno della fede.
Mulder non si è mai stupito invece di tutto quello che la terra, il cielo o l’acqua potessero offrire. Il suo unico imperativo morale è stato quello di credere in ciò che gli altri ritenevano impossibile. Questi sono tutti gli ingredienti della filosofia – come non ricordare Aristotele e la sua meraviglia come origine della conoscenza – della scienza, della religione. Con spirito investigativo, con atteggiamento laico i nostri protagonisti si sono posti domande, hanno tentato molto spesso fallendo di cercare delle risposte, hanno affrontato, oltre 15 anni fa, quello che non abbiamo mai visto in una serie tv italiana o in un programma di approfondimento che andasse oltre i dieci minuti. La scienza e le domande etiche che porta con sé sono tematiche con poco appeal nel nostro Paese: è roba – si vuol far credere – per pochi secchioni di laboratorio di cui neanche la politica si vuole occupare se non in chiave proibizionista.
Ma allora perché X Files piace tanto? Forse perché rimane formalmente relegata nella fantascienza?