Mano sul Cuore, al Teatro Trastevere, Claudia D’Angelo
“Mano sul cuore” scritto, diretto e interpretato da Claudia D’Angelo, al Teatro Trastevere – Via Jacopa De Settesoli, 3 – dal 2 al 7 Febbraio
“Mano sul cuore, nient’altro che la verità”, è bis per l’irriverente spettacolo scritto, diretto e interpretato da Claudia D’Angelo, di nuovo in scena al Teatro Trastevere, dal 2 al 7 Febbraio. L’artista pone in rilievo l’universo femminile e le sue turbe, mettendo in luce senza filtri come le donne vivono il rapporto con l’altro, ma soprattutto con se stesse. E se questi argomenti potrebbero sembrare banali, la D’Angelo interviene a renderli unici, in sintonia con chi la ascolta, che sempre si sente rappresentato dalle sue disquisizione tragicomiche, sul mondo da lei osservato o su esperienze vissute sulla propria pelle.
Perché risulta sempre così scandalosa? Perché dice la verità, “nient’altro che la verità”. Da qui il nome del suo ultimo spettacolo, in scena dal 2 al 7 febbraio al Teatro di Trastevere dove l’autrice, comica e poetessa, si mette una “mano sul cuore” e parla senza remore dell’intimità e delle sue dinamiche riflesse nella vita di ogni giorno, sviscerando il complesso, a volte difficile, altre esaltante, rapporto di coppia.
Dunque è questa la sua carta vincente: raccontare cose di tutti i giorni come nessuno fa, con la sensibilità del poeta e l’umorismo caustico dell’uomo della strada, unendo queste due forze, apparentemente in contrasto tra loro, dando vita a uno spettacolo brillante, intelligente ma soprattutto tanto, tanto, davvero tanto divertente.
Claudia D’Angelo
nata a Roma il 25 giugno 1977, non avrebbe mai voluto lavorare. Terrorizzava spesso i genitori con queste affermazioni imperative quando nel suo periodo adolescenziale, magari a tavola, si parlava di progetti e di futuro. Claudia lo diceva ed era seria. Quello che non le piaceva della faccenda era l’essere costretta tutta la vita ad alzarsi alle sette, a fare ogni giorno la stessa cosa, a diventare come dei suoi amici che alle nove di sera erano da buttare e si lamentavano sempre di quanto fossero stanchi. Tergiversando sulla problematica del lavoro si iscrive all’università, alla facoltà di Lettere e Filosofia, con indirizzo antropologico. Ma finita l’università lo spettro del lavoro ricomincia a farsi strada. Si iscrive a un corso di teatro, una piccola scuola, un giorno a settimana, ma le basta perché l’insegnante è brava e ha una compagnia di teatro per ragazzi.
In quel periodo Tiziana Lucattini, questo il suo nome, stava pensando di creare uno spettacolo dove ci fossero un clown donna e una bambina che non rideva e nota in Claudia la passione per questa maschera così nel 2004, la ingaggia come co-protagonista dello spettacolo chiamato per l’appunto: “Il clown e la bambina” che sarà messo in scena fino al 2008, includendo date anche in Germania e Francia. Una volta tornata a Roma, tra il suo girovagare col libro in mano approda per caso o per destino al “Lettere Caffè”, un caffè letterario nel polmone destro di Trastevere, un punto di riferimento per la Roma artistica e la sperimentazione culturale. Qui si svolge anche una gara di poesia alla quale la donna, per timidezza, si era sempre rifiutata di partecipare. Enza Li Gioi, scrittrice e proprietaria del locale, ci vede lungo e propone a Claudia, della quale apprezzava le poesie e la verve comunicativa, la conduzione dello storico Poetry Slam trasteverino. Il suo modo di presentare sarà sensuale, brillante, cinico e soprattutto divertente.
La gente ride, si sganascia ma ascolta poesie con piacere, anche quelle quella della presentatrice stessa, che inizia e chiude la serata con dei propri versi, ogni volta diversi, o quasi. Nel frattempo non abbandona il teatro, nel 2010 va in scena con “7 sogni”, per la regia di Alessandro Fea, dove Claudia interpreterà Emma, prostituta e ragazza madre. Quando telefonerà entusiasta ai genitori, per dare loro la bella notizia di aver ottenuto la parte, spiegando quale sia il suo ruolo nella commedia, il padre, con tono ormai completamente rassegnato, pronuncerà solo queste tre semplici parole: “E te pareva”…