Cronaca

Isis e U.S.A., SenzaBarcode lo aveva scritto

Ricordate? Lo avevamo scritto già il 16 novembre che all’appello dell’Isis mancavano gli U.S.A. dopo Russia e Francia: ora il Pentagono può dire siamo in guerra

Le nostre non erano visioni profetiche ma facili previsioni che l’obiettivo dei terroristi che si ispirano all’ Isis sarebbero stati gli U.S.A., e puntualmente dopo qualche giorno la mattanza di San Bernardino ha confermato i nostri timori. Ora il quadro è completo, il coinvolgimento di tutti è assicurato ed i presupposti per una nuova Santa Alleanza ci sono. La Turchia non ne farà parte, dopo l’abbattimento dell’aereo russo si è tagliata fuori dal protagonismo internazionale nella vicenda, e tra breve sapremo ufficialmente se il velivolo di Mosca ha realmente sconfinato grazie al furbo coinvolgimento di esperti britannici e turchi da parte di Putin per “leggere” la scatola nera. Ankara, nell’ipotesi abbia ragione, ha fatto comunque la mossa sbagliata al momento sbagliato e nasconde un atteggiamento decisamente troppo ambiguo dei suoi vertici nella questione siriana; il sostegno U.S.A. al partner NATO era dovuto e c’è stato ma il riflesso conseguente sarà quello di evitare che la potenza regionale turca si scontri con la potenza mondiale russa, e tra le due non sarà Mosca a farsi da parte.

Obama e Donald Trump

Gli U.S.A. non hanno più timore elettorale a parlare di guerra all’Isis nonostante la stanchezza dell’elettore nordamericano dopo le lunghe campagne ininterrotte in Iraq ed Afganistan. A lanciare il guanto di sfida è il magnate candidato repubblicano Donald Trump ed è sul fronte Isis che si combatterà la campagna elettorale per le presidenziali U.S.A. anche se pensiamo non sia il populismo di Trump ad essere la posizione sfidante finale alla leadership democratica. Per due semplici motivi: le sparate sull’ingresso temporaneamente negato agli islamici nel Paese e il blocco di internet in determinate zone cozza fortemente con la realtà americana non solo nei suoi valori fondanti -una nazione fatta da migranti fin dal Mayflower e sostenuta dalla libertà di espressione- ma soprattutto perché negli States sono troppe le famiglie di islamici, immigrati e convertiti, per pensare di poter bloccare i loro spostamenti senza danno politico ed elettorale a fronte di un guadagno estemporaneo sull’onda della paura.

L’alleanza aspettava solo gli U.S.A.

Obama non può tergiversare e deve agire al più presto, ma può farlo solo saldando gli obiettivi interni con quelli di politica internazionale, ha bisogno di Putin anche se ne vorrebbe volentieri fare a meno e dovrà “scaricare” il governo turco che si sta muovendo in modo imprudente e ambiguo. Ha bisogno di rassicurare gli alleati europei sull’iniziativa comune da intraprendere e dovrà riuscire a fare in modo che gli europei non si pestino troppo i piedi gli uni con gli altri. Ha senza dubbio bisogno di tamponare a breve termine le incoerenze e il doppio e triplo gioco degli alleati in Medio Oriente. Il gioco non è facile e l’Isis ha tutto da guadagnare in questi giochi di potere che avvengono in suo nome: agli occhi degli islamici più disincantati dai propri governi potrebbe diventare l’unica alternativa, anche se non reale ma solo virtuale, saldando insieme le frustrazioni degli islamici in tutto il mondo. E’ una polveriera che va disinnescata subito senza sostituire il Califfato con un altro gruppo di furbi e fanatici tagliagole pronti a ricominciare tra qualche anno.

SenzaBarcode Redazione

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