Cronaca

Call Center e gare al massimo ribasso, lettera aperta a Matteo Renzi

Call center e crisi dovuta alle gare al massimo ribasso, i lavoratori Almaviva Contact scrivono a Matteo Renzi “Non facciamoci scippare il nostro futuro”

Riceviamo da Simone Bartolini Responsabile Nazionale Ugl Telecomunicazioni Almaviva Contact, già ospite di SenzaBarcode, una lettera aperta destinata al premier Matteo Renzi, la pesante crisi dovuta alle gare al massimo ribasso sta mettendo in ginocchio i lavoratori dei call center.

Roma, lì______ Al Presidente del Consiglio Dott. Matteo Renzi
Palazzo Chigi, Piazza Colonna, 370 – 00187 Roma

Lettera aperta al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi

Oggetto: Crisi nei Call Center e la piaga delle gare al massimo ribasso

Egregio Presidente del Consiglio, come lavoratrice\lavoratore di Almaviva Contact, outsourcing che a livello nazionale gestisce attività di call center, sono fortemente preoccupata\o per l’aggravarsi della situazione aziendale, a seguito della perdita della gara Poste Italiane e della difficilissima gestione dell’attuale 45% di esuberi della forza lavoro: solo su Roma, per esempio, siamo circa 1800 dipendenti; in tutta Italia poco meno di 8000 lavoratori. L’azienda, ormai da tre anni sotto regime di Solidarietà (l’ultimo Accordo Quadro Nazionale sulla Solidarietà è stato siglato con le OO.SS. l’8 aprile 2015), ha perso nel corso del tempo commesse tra internalizzazione, delocalizzazioni selvagge e naturale scadenza dei servizi e se fino a ieri, è riuscita a gestire gli esuberi che via via andavano formandosi riallocando i lavoratori su altre commesse, tanto da determinare il surplus di quest’ultime, dal 2 dicembre u.s. non è più possibile riallocare le persone.

Va precisato che a seguito della cessazione del servizio Green Network (22 novembre 2015), gestito a Roma, che dietro ad uno sconto del 65% sul costo del lavoro applicato da un nuovo fornitore, il proprietario ha trasferito tutto il traffico che gestiva Almaviva Contact in Albania, 270 lavoratori si sono ritrovati senza lavoro. Inoltre, dopo la chiusura naturale del servizio Expo, altre 75 persone si aggiungono ai 270 di cui sopra, per un totale di 345 lavoratori, da riallocare. Mentre la gran parte di queste 345 persone sono state riassorbite su altri servizi, ma già sovrastaffati e che solo tramite la solidarietà portata al picco massimo del 45%, l’azienda riesce forzatamente a gestire, ci sono, oggi, 75 persone che invece si ritrovano senza commessa, perché i Committenti in virtù del mancato incremento dei volumi di traffico, non rilasciano nuove login di accesso ai sistemi operativi, necessarie per poter lavorare. Queste 75 persone stanno fruendo forzatamente degli istituti 2015, anticipando anche quelli del 2016 che sommati ai giorni di solidarietà, l’azienda ha calendarizzato fino all’11 gennaio 2016. Dopo tale data, Almaviva Contact non ha saputo rappresentare come salvaguardare i perimetri occupazionali, coinvolgendo tutto il territorio nazionale, rinviando la discussione con le OO.SS. al 14 dicembre p.v. Premesso quanto sopra, ad aggravare ulteriormente una realtà aziendale, quella di Almaviva Contact, già al limite della sostenibilità occupazionale, è la perdita della gara Poste Italiane. I 4 lotti di attività di call center per Poste, sono stati vinti da System house, E-Care, 3G e Contact center sud (CCS), con un ribasso molto vicino al 30%, rispetto al prezzo di mercato ovvero di circa 0,42 centesimi al minuto, che difficilmente potrà ripagare il costo del lavoro. Ci ritroviamo di fronte all’ennesimo scandalo di una gara al massimo ribasso, laddove i criteri di natura tecnica sono stati valutati per ‘autocertificazione’ e dove l’offerta economica, che arriva a toccare i 0,296 centesimi per minuto di chiamata, non è sufficiente a pagare nemmeno il costo del lavoro. E che questo accada in una realtà aziendale pubblica come Poste Italiane, è a dir poco scandaloso.

A queste condizioni, viene spontaneo chiedersi con quale forma pirotecnica sarà mai possibile garantire la sostenibilità del lavoro e la qualità del servizio. Tutto questo sta accadendo a poche settimane dall’approvazione dell’emendamento sulle clausole sociali approvato alla Camera dei Deputati, oggi all’esame del Senato, emendamento che permetterà all’Italia di allinearsi agli altri Paesi dell’Europa, garantendo la continuità occupazionale nei cambi d’appalto, pensato proprio per evitare questo scempio a danno del mercato del lavoro dei call center e al lmite della legalità. Due sono gli scenari che si potrebbero presentare visto quali sono le condizioni di gara: le aziende non potendo sostenere il costo del lavoro falliranno, accumulando debiti verso l’Inps e l’erario, oppure, fuori dalle procedure di gara, ci saranno integrazioni economiche. In entrambi i casi, sarebbe opportuno che l’Agenzia nazionale anticorruzione (Anac), aviasse un’indagine sulla correttezza de lavori: ci sono state aziende che si sono ritrovate a dover chiudere dopo aver vinto commesse a prezzi stracciati. E’ il caso, per esempio, della Infocontact, che seppur in passato era il più importante fornitore delle Poste, ad un certo punto ha smesso di pagare contributi e stipendi per poi chiudere definitivamente, a causa dei sempre più progressivi ribassi dei prezzi e fu venduta alla società Abramo, sua competitor; oppure, il caso del servizio 060606 ChiamaRoma del Comune, la cui gara è stata vinta da Abramo/Telecom grazie ad uno sconto sul costo del lavoro del 33% , dove però in un secondo momento sono state necessarie integrazioni economiche pari a 700mila euro.

Messi di fronte a questa gravissima situazione, che tocca tutto il settore delle telecomunicazioni, che consta di 80000 famiglie, è fondamentale che il Governo intervenga per garantire che nell’aggiudicare le gare d’appalto, pubbliche e private, si rispetti un prezzo di base, ovvero, quello stabilito nei minimi tabellari nei rinnovi contrattuali nazionali di categoria, puntando più sull’innovazione, competenze tecniche certificate e qualità del servizio. Tutto questo, perché si evitino speculazioni al limite della legalità e a danno dei lavoratori dei call center.

E-mail: presidente@pec.governo.it (riceve anche da casella non certificata); matteo@governo.it

Sheyla Bobba

Classe 1978. Appassionata di comunicazione e informazione fin da bambina. Non ha ancora 10 anni quando chiede una macchina da scrivere come regalo per il sogno di fare la giornalista. A 17 anni incontra un banchetto del Partito Radicale con militanti impegnati nella raccolta firme per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti e decide che avrebbe fatto comunicazione e informazione, ma senza tesserino. Diventa Blogger e, dopo un po’ d’inchiostro e font, prende vita il magazine online SenzaBarcode.it Qualche tempo dopo voleva una voce e ha creato l’omonima WebRadio. Con SBS Edizioni & Promozione si occupa di promozione editoriale e pubblicazione. Antipatica per vocazione. Innamorata di suo marito. Uno dei complimenti che preferisce è “sei tutta tuo padre”.

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