Cronaca

Tamponamento in metro a Roma, chiesti 4 rinvii a giudizio

Tamponamento in metro a Roma, chiesti 4 rinvii a giudizio per omicidio colposo: morì una passeggera, 452 feriti

La Procura di Roma ha chiesto di condannare a 3 anni e mezzo di reclusione i quattro imputati del processo sull’incidente della metropolitana di Roma che avvenne il 17 ottobre del 2006 e che causò la morte di un donna e il ferimento di ben 452 persone. Si tratta di Angelo Tomei, macchinista del convoglio che andò a tamponare il treno fermo alla stazione Vittorio Emanuele e tre dirigenti, all’epoca dei fatti, della Metropolitana: Gennaro Antonio Maranzano, responsabile dell’area esercizio e produzione, Roberto Gasbarra, responsabile del coordinamento del movimento metropolitane e Ernesto De Santis, capo servizio Metro A. Omicidio colposo, disastro ferroviario colposo e lesioni gravissime sono i reati contestati.

Nel corso della requisitoria il pm Elisabetta Ceniccola ha affermato inoltre che l’incidente del 17 ottobre del 2006 «prima o poi sarebbe avvenuto, è avvenuto quel giorno per la gestione negligente e colposa della metropolitana di Roma. Un servizio che va fornito prima di tutto nel rispetto della sicurezza degli utenti e del personale con il ligio rispetto delle norme che presidiano il servizio».
Per la procura «non sono responsabili i macchinisti che hanno distaccato il sistema di bloccaggio dei freni perchè se lo avessero fatto avrebbero avuto procedimenti disciplinari e ciò non è avvenuto. Non sono i macchinisti che devono garantire un certo numero di corse, che sono pagati a numero di treni per chilometri percorsi: i macchinisti hanno i loro incentivi di corsa, un premio produttività alla fine dell’anno oltre allo stipendio base».

Secondo il pm, «il problema è l’utilità economica della società che dipende dall’attività dei macchinisti nel modo in cui essi stessi vengono messi in condizione di svolgere il loro lavoro».

Moretto

Scrive su SenzaBarcode dalle origini. Redattore, imprenditore

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