Terrorismo Isis, Parigi e la Santa Alleanza
Il terrorismo dell’ Isis con l’attentato bomba sull’aereo russo e gli AK47 a Parigi ha dato il via ad una possibile nuova Santa Allenza tra le potenze, mancano solo gli U.S.A..
Un risultato politico con l’abbattimento dell‘aereo di linea russo e la strage di Parigi l’ Isis potrebbe ottenerlo in breve tempo, probabilmente un risultato voluto e studiato nei particolari: un alleanza tra le potenze cristiane oggi in concorrenza. Il coinvolgimento in breve tempo prima russo e poi francese crea immediata empatia tra popoli e, conseguentemente, governi; manca all’appello solo un dramma americano per mettere insieme Europa, Russia e Stati Uniti. Una Santa Alleanza voluta dal sedicente Califfato che potrà a quel punto vendersi come baluardo islamico contro i nuovi crociati, ed è incredibile come ancora una volta dopo l’11 settembre 2011 colpire al cuore i giganti-trafficanti del mondo serva agli attentatori per scatenare una reazione decisa ed unitaria di tipo bellico che porterà inevitabilmente all’inasprimento del conflitto siriano. Come detto manca il risentimento degli Stati Uniti per chiudere il cerchio e dopo, agli occhi degli elettori, non ci saranno più scuse, non saranno più accettate titubanze, tentennamenti e divisioni.
Passerà in secondo piano il conflitto tutto interno al mondo islamico, e passerà in secondo piano il coinvolgimento dell’ONU se non come ratifica.
La storia già vissuta
Il problema della nuova Santa Alleanza contro il sedicente califfato -Isis- temiamo sia quello di tener conto solo dell’aspetto bellico per sfere d’influenza, una replica ormai datata degli interventi del recente passato: dalle bugie di Bush e Blair per scatenare la guerra in Iraq all’intervento dopo le Torri Gemelle. Ci sarà accordo solo sui raid e sui mezzi ed uomini da impiegare, nessun tentativo di creare le premesse per una pace quanto più lunga possibile nell’area iracheno siriana. L’ONU ratificherà le decisioni prese dai presidenti senza alcun respiro politico, senza dibattito che coinvolga anche i popoli che subiscono e subiranno le conseguenze delle scelte sanguinarie di taglia gole destinati presto all’oblio come fu per Osama Bin Laden. Perché dopo le pallottole che posero fine alla scellerata vita dedicata all’odio di Osama si è consentito di proseguire beatamente per la stessa strada che oggi permette ad Abu Bakr al Baghdadi di terrorizzare una regione con decapitazioni, crocifissioni, massacri e tutto il repertorio di cui ormai siamo aggiornati quotidianamente, senza dimenticare anche lo scempio culturale e storico di cui sono artefici i suoi seguaci. Non si è mai realmente aperto un dibattito politico serio tra le potenze coinvolte sulle sorti di quella disgraziatissima area, si è preteso solo di portare avanti gli interessi nazionali disinteressandosi dei regimi più retrogradi e violenti a partire da quello Saudita vero e proprio crocevia di tutte le ambiguità.
La cultura e lo stato di diritto
Dopo la battaglia che porterà lutti, orrori, scempi sarà la guerra culturale quella da vincere, ed è proprio su quella che le potenze coinvolte franeranno miseramente. Si tratta di stabilire dei principi da parte di chi tali principi non li garantisce nemmeno in casa propria: stato di diritto, diritti umani, rispetto delle differenze, affermazione delle libertà e della solidarietà umana. Fino a quando non ci sarà un vero luogo transnazionale di dibattito pubblico sugli aspetti decisivi per lo sviluppo della società ogni sforzo bellico contro l’Isis sarà solo prodromico a un nuovo terrore e ad un nuovo conflitto senza soluzione di continuità. A pesare drammaticamente è la mancanza di riferimenti culturali e filosofici come alternativa credibile.
Oggi a pagare è la Francia che ancora una volta non è capace di difendersi con la propria intelligence, e di questo ne parlammo in un articolo subito dopo la strage nella redazione di Charlie Hebdo, domani potrebbe essere un altro punto nello scacchiere, un’altra pedina da trascinare nello sdegno radicalizzando un conflitto con una netta separazione: califfi da una parte e crociati dall’altra.
Nulla di buono all’orizzonte.