Pirfenidone e i benefici su pazienti con fibrosi polmonare idiopatica
Nuovi dati su Pirfenidone mostrano benefici clinici nel trattamento continuo e a lungo termine nei pazienti con fibrosi polmonare idiopatica (ipf)
Un’ampia analisi dei dati degli studi di fase III ASCEND e CAPACITY I e II ha dimostrato una riduzione del 38% del rischio di mortalità dopo due anni di trattamento con pirfenidone. Questi dati sono i primi risultati a lungo termine a dimostrare la continua riduzione del rischio di mortalità per i pazienti con IPF. Inoltre, un’analisi approfondita dei pool degli studi ASCEND e CAPACITY I e II mostra benefici clinici nel trattamento a lungo termine con pirfenidone dopo l’ospedalizzazione.
Roche (SIX: RO, ROG; OTCQX: RHHBY) ha annunciato oggi che al congresso della European Respiratory Society (ERS) in corso ad Amsterdam, verranno presentati nuovi dati clinici ed abstract su pirfenidone nel trattamento della Fibrosi Polmonare Idiopatica (IPF). Un’analisi approfondita degli studi di fase III ASCEND e CAPACITY mostra una riduzione del rischio di mortalità del 38% (p=0.0515) nei pazienti con IPF che sono rimasti in trattamento con pirfenidone fino a due anni (120 settimane) rispetto a placebo.1
“Questi nuovi dati dimostrano la capacità di pirfenidone di ridurre il rischio di mortalità nei pazienti con malattia polmonare severa e progressiva,” commenta Sandra Horning, M.D., Chief Medical Officer e Head of Global Product Development di Roche. “Si tratta dei primi dati a lungo termine sulla mortalità nei pazienti con IPF trattati con pirfenidone e forniscono importanti informazioni per aiutare clinici e pazienti a prendere le migliori decisioni per il loro trattamento.”
In precedenza, i dati riportati ad un anno mostravano una riduzione del rischio di mortalità del 48% dopo il trattamento con pirfenidone, un risultato che era statisticamente significativo.2,3 I nuovi dati a 120 settimane confermano una forte tendenza nella riduzione del rischio di mortalità a lungo termine nei pazienti con IPF in trattamento con pirfenidone. 1
All’ERS verrà anche presentata un’analisi approfondita dei dati di ASCEND e CAPACITY che mostra, dopo un anno di trattamento con pirfenidone, una riduzione del rischio di progressione della malattia (definito come ≥10% di declino della funzionalità polmonare) e di mortalità (differenza relativa = 72,2%) superiore ai due terzi nei pazienti che sono stati ospedalizzati nei primi sei mesi di trattamento, rispetto a placebo.2 Questi dati clinici mostrano dunque i benefici di un trattamento continuo con pirfenidone. E’ una delle prime analisi di questo tipo e si dimostra di particolare valore per clinici e pazienti, poiché ad oggi esistono ancora informazioni limitate per decisioni cliniche.
“Questi dati aggiuntivi mostrano che un trattamento continuo con pirfenidone dopo l’ospedalizzazione può contribuire a rallentare la progressione di malattia” aggiunge Horning.
Entrambe le analisi rafforzano il già consolidato profilo di sicurezza di pirfenidone e sono coerenti con i precedenti risultati dei trial clinici.1 Da oltre quattro anni pirfenidone è disponibile per i clinici e per i pazienti con IPF in Europa ed è stato approvato lo scorso anno negli Stati Uniti. Più di 20.000 pazienti con IPF nel mondo sono stati trattati con pirfenidone per l’equivalente di un anno di trattamento.