Cronaca

Intervista ai Betterplace

La giovane band pop-rock toscana, I Betterplace, fanno il ritorno con il nuovo singolo, “Veronica”.

Luca Floridi, voce e portavoce dei BetterPlace, si sottopone alla tortura dell’intervista di rito, come fosse seduto sulla poltrona del dentista. Inevitabile, però.

Dunque, Luca, raccontaci “Veronica”, che affronta le piazze e gli store digitali, e iBetterPlace.
Cominciamo da “Veronica”, allora. Diciamo subito che è parte di un viaggio, esistenziale e musicale. E’ iniziato con “La stazione” e “Salvatemi”, proseguirà con “Londra”, e a ottobre diventerà un disco. Aggiungeremo anche una cover italiana, che dobbiamo ancora decidere, ma sarà rigorosamente live, com’è nello stile della band, registrata durante uno dei nostri concerti estivi. Anche il titolo è top secret, per ora. Ma solo perché non lo sappiamo>.
“Veronica”, allora. Di che parla?
<E’ la personificazione di un luogo, Cattolica, che abbiamo frequentato, d’estate soprattutto. In questo brano condividiamo sensazioni, emozioni, immagini. Abbiamo fotografato i suoi angoli, interiorizzato sapori e profumi, elaborato le sue atmosfere. Tutto questo è diventato il viaggio, parte di un viaggio, con la felicità dell’arrivo e la malinconia della partenza, quando si torna alla quotidianità>.

Parlavi anche di nuove e importanti collaborazioni.
<Nel mondo di BetterPlace sono entrati due musicisti importanti che hanno dato un nuovo abito al sound della band. Sono: Vince Pastano, chitarrista di Vasco Rossi e Luca Carboni, e Antonello D’Urso, chitarrista di Alice e dello stesso Carboni. Abbiamo anche cambiato studio di registrazione: “Veronica” è stata costruita nelle “Ex Cantine Studio” di Simone Casadio Pirazzoli a Imola. Importantissimo il supporto di Filippo Baietti e Chiara Becherini. Queste professionalità ci hanno consentito di fare un salto di qualità necessario per rinnovarci, dopo i primi tre anni di attività. Con “Veronica” abbiamo voluto conservare la nostra identità, la nostra vena cantautorale, riservando cura e attenzione, come sempre, ai testi, in italiano. L’abito musicale, invece, spazia oltremanica, strizzando l’occhio a sonorità post-rock e british. Contaminazioni e mix di culture latine e anglosassoni>.

Raccontaci i BetterPlace.
<Siamo due fratelli, Marco Floridi, che suona la batteria, e io, Luca, voce e tastiere. E due amici d’infanzia, Fabio Zini, il nostro chitarrista, e Mattia Lassi, il basso. La nostra passione per la musica si manifesta più o meno a tredici anni, sui banchi delle scuole medie. Nel 2012 cominciamo a fare musica insieme, ciascuno col suo stile, i suoi gusti, le sue inclinazioni. Un mix esplosivo, che riusciamo sempre a ricondurre a sintesi, insomma. Il
primo EP, autoprodotto, s’intitola “Lentamente”. Verrà migliorato grazie al contributo di Roberto Bassi, arrangiatore di Alessandra Amoroso, e pubblicato all’inizio del 2014>.

Che è stato un anno magico, stando alla vostra biografia.
<Si, sempre quell’anno c’è la partecipazione al Trofeo RoxyBar di Red Ronnie, con la vittoria di una puntata che ci consente di salire sul palco con musicisti del calibro di Nek e Tricarico. Poi partecipiamo alle selezioni di UNAVOCEPERILMEDITERRANEO, qualificandoci tra i dodici finalisti su un centinaio di partecipanti in tutta Italia. E saremo tra i quattro vincitori nella finale di Milo, Catania, con esibizione dal vivo assieme a Franco
Battiato, Arisa, Riita Pavone, Cristiano De Andrè. La rassegna, peraltro, è dedicata a Fabnrizio De Andrè, al quale abbiamo dedicato “Salvatemi”, brano che abbiamo proposto assieme a “La stazione”. Decisamente, un anno magico>.

Fate musica indipendente. Quanto è difficile e più faticoso?
<Molto. L’anno scorso abbiamo fatto sessanta date. Abbiamo suonato anche a Manchester, in Svizzera. E in Italia, partendo dalla nostra Pistoia e dalla Toscana, abbiamo toccato la Lombardia e la Sicilia, l’Umbria, la Liguria e l’Emilia Romagna. E questo senza avere alle spalle una agenzia di booking. Ma pensiamo intanto che la musica deve essere sempre live, che ci consente di esprimerci con più libertà, emozionando ed emozionandoci, anche se ci espone maggiormente alla critica del pubblico. Crediamo che la musica sia ricerca continua, voglia di mettersi in gioco, sensazione e vibrazione>.

La musica, per voi, è più passione o più mestiere?
<Certamente è passione. E tuttavia studiamo, continuiamo a studiare perché vorremmo che questa passione, questa arte, diventasse anche opportunità di lavoro. Una professione>.

Complimenti, BetterPlace. E continuate a cercare il vostro “posto migliore”

Clelia Tesone

E m'abbandono all'adorabile corso: leggere, vivere dove conducono le parole. La loro apparizione è scritta; le loro sonorità concertate. Il loro agitarsi si compone, seguendo un'anteriore meditazione, ed esse si precipiteranno in magnifici gruppi o pure, nella risonanza. Una delle più belle citazioni di Paul Valery per molti, come me, che crescono tramite una pagina, che sia letta, scritta o studiata.

Cosa ne pensi?

error: Condividi, non copiare!