Spaghetti Americana, The Beards
Per il duo veneto The Beards l’etichetta statunitense America Recordings sceglie come titolo per celebrare il Greatest Hits, Spaghetti Americana
Un titolo che esprime subito a chiare lettere il connubio tra la matrice musicale del duo, che richiama immediatamente i paesaggi tipici del west, quegli spazi aperti a perdita d’occhio con quelle strade sempre dritte dove ogni non so quando ci si ritrovava ad un bivio con magari due pezzi di legno indicanti una qualche località costituita da qualche piccolo centro di poche anime, con l’immancabile emporio con annesso saloon dove il viaggiatore poteva fermarsi a rifocillarsi prima di riprendere il cammino, e il termine “Spaghetti”, che meglio di ogni altro al mondo identifica nell’immaginario americano l’italianità e il suo spirito goliardico che ci ha reso famosi nel mondo..
Ascoltando l’album ci si ritrova catapultati in pieno, infatti, in quel genere famoso come Country rock, quel genere che ci si aspetta di ritrovare ad una sagra locale, o in qualche saloon pieno di cow-boys, così come i film di Sergio Leone ci hanno abituato ad immaginare quel periodo di quella America così lontana.
Bisogna dire che il nostro duo, Emanuele Marchiori e Massimiliano Magro, riesce benissimo a nascondere le origini “straniere” calandosi perfettamente nel ruolo che si sono scelti, e se non fosse per i pochi pezzi cantati in lingua italiana si stenterebbe a credere che non siano veramente americani!
Il disco scorre molto veloce, i pezzi, di per sé molto semplici e lineari, come il genere richiede, sono cantati con uno stile, come detto, molto credibile, e la raccolta, nel suo complesso, racchiude uno spaccato molto convincente dei circa dieci anni “on the road” dei The Beards, famosissimi negli States ma ancora poco conosciuti in terra nostra. In effetti c’è da dire che i nostri di strada ne hanno fatta parecchia, arrivando ad interessare personaggi come Rick Rubin, così come Professor Louie, produttore di “The Band”, col quale batterista Levon Helm i nostri arrivano a suonare durante un loro tour che
interessa diversi stati del continente americano.
Basterà per portarli all’attenzione anche in Italia?
La domanda da farsi dovrebbe essere la seguente: come mai importiamo sempre musica dall’estero, guardando l’erba del vicino, quando a volte le verdi praterie ce le abbiamo in casa nostra?