Cronaca

Cattivi presagi: la recensione del libro di Alessandra Pepino

Cattivi presagi è un thriller serrato e diretto, dove un terribile temporale fa da ombra a due eventi fatti di sangue, nel “palazzo degli orrori”.

Chissà perché nessuno mai si premura di spiegarti che cosa è, veramente, la morte. Nessuno che si prenda la briga di raccontartela per davvero, piuttosto che nasconderla dietro il velo rassicurante di un oltre dall’inafferrabile consistenza. Sarebbe utile, invece, arrivare a questo snodo cruciale della vita con un libretto delle istruzioni già letto e interiorizzato.

È con queste frasi che il lettore viene introdotto in Cattivi presagi, giallo composto dalla scrittrice napoletana Alessandra Pepino. Laureata in comunicazione e specializzata in Scienze dello spettacolo e della produzione multimediale, la Pepino ha deciso di cimentarsi nel noir e nel thriller per la sua prima opera magna, proponendo al pubblico un romanzo dalle forti tinte dark.

Nella cornice di una Napoli contraddittoria e passionale, un pennello di sangue abbozza un affresco racchiuso in un’inquietante contesto: all’interno di un palazzo si avvicendano le vicissitudini dei propri coinquilini, tra legami nascosti dietro silenzi e sorrisi beffardi, misteri imprigionati nei più profondi scantinati dell’anima, paure impossibili da inabissare che prima o poi vengono inevitabilmente a galla. In una tempestosa notte di giugno un blackout allunga le sue ombre su due fatti di sangue: la bellissima Benedetta Fierro viene brutalmente strangolata e sfigurata, lasciata al suo destino nel cortile dell’appartamento, mentre subito dopo l’ingegnere Ignazio Botta, misantropo misterioso e sfuggevole, viene ritrovato con una pallottola in testa. Le oscurità calate in quella notte ancor più nera del male che aleggiava in quello che verrà definito il “palazzo degli orrori” renderanno la risoluzione del duplice caso ancor più ardua: l’ispettore Guerra e il suo collaboratore Colangelo dovranno far luce su ambo i misteri, in un contesto dove regna il torbido.

I personaggi della vicenda risultano tutti ben caratterizzati, privi di qualsiasi traccia di buonismo ed affetti da numerose turbe: Cesare Melchionna è uno scrittore in crisi che sembra addirittura approfittare dell’omicidio al fine di trovare ispirazione per il suo prossimo romanzo; Costanza è la sorella della vittima, incatenata da se stessa all’interno della sua stessa prigione dorata, la sua casa, a causa di una grave forma di agorafobia; Attilio è invece il marito della vittima, imponente omaccione coinvolto in un segreto perverso che non va svelato; Massimo è il classico uomo innamorato ed ossessionato, nel caso specifico della povera Benedetta; l’ingegner Botta, forse il personaggio più controverso di tutto il romanzo, è invece un’entità sfuggente, enigmatica, ma non per questa estranea al contesto in cui si ritroverà, suo malgrado, coinvolto; c’è Mauro Santaniello (per tutti “Santanie'”), barbone disincantato ed, apparentemente, privo di qualsiasi scheggia maligna. Un corollario di personaggi che tesserà una fitta ragnatela, dove il lettore rimarrà imprigionato scoprendo pian piano tutti i legami che legano i coinquilini di quel maledetto appartamento.

Lo stile di scrittura è diretto, scorrevole e fortemente impreziosito da un linguaggio forbito, ricco di metafore e di similitudini: seppur a tratti tale ricercatezza sembra rappresentare una forzatura per rendere il romanzo maggiormente corposo, ciò non mina né alla leggibilità, né alla fluidità del racconto, che si spegne in un finale che oscilla tra il beffardo e il risolutivo.

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Giuseppe Senese

Sono un laureando in Scienze e Tecnologie Informatiche, che nutre anche numerose passioni come la musica, il cinema e il calcio. Adoro il Rock Progressivo degli anni 70' (soprattutto quello britannico e quello italiano) e sono un tifoso sfegatato del Napoli.

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