Cronaca

E se fosse un furto legalizzato? La vita delle PMI

Si parla quotidianamente di crisi e di PMI in sofferenza. Qualcuno lo ha definito furto legalizzato, è appropriato?

Temo che ognuno di noi si sia accorto che siamo in crisi, c’è chi dice che ormai siamo in fase di ripresa, che stiamo diventando più ricchi, siamo più occupati lavorativamente e tutto sommato siamo anche più felici. Non so voi, ma io non me ne sono accorta. La riforma del lavoro ha certamente sortito qualche effetto, dopo le opposizioni all’abolizione dell’articolo 18, gli scioperi e le manifestazioni, ci ritroviamo con l’INPS che registra un +24% di contratti a tempo indeterminato -il che non significa nuove assunzioni, ma anche modifiche contrattuali precedenti- nel primo trimestre 2015, la lettura dei pentastellati è decisamente diversa, nel blog di Beppe Grillo si legge  “l’’Istat a marzo registrava un aumento della disoccupazione al 13%, quella giovanile oltre il 43% e un calo degli occupati di oltre 110mila unità. Altro che magnifiche sorti e progressive del Jobs act e le ultraballe del governo.”

Queste sono le sorti dei privati ma le Piccole e Medie Imprese italiane, come stanno? Quasi 4 anni fa, il portale delle PMI scriveva “Accesso al credito: cresce del +7%, raggiungendo quota 8,1%, il numero di imprese del commercio, del turismo e dei servizi che a fronte della difficile congiuntura economica non riesce a far fronte al proprio fabbisogno finanziario”, più recentemente è Giancarlo Elia Valori su Formiche a parlare degli effetti della sofferenza nelle PMI e nel novembre 2014 scrive ” Dal 2008 al 2012, negli anni della Seconda Grande Depressione, come l’ha chiamata recentemente Paul Krugman, la produzione di macchine utensili in Italia si è semplicemente dimezzata: dai 4 miliardi di Euro di fatturato pre-crisi siamo passati a pochissimo di più di 2. Nello stesso periodo, le consegne di macchine utensili ai clienti italiani si sono ridotte del 42%, gli importatori hanno ridotto gli ordini del 13% e, quindi, l’invecchiamento industriale, per motivi di scarsa liquidità, ha mantenuto in produzione macchinari vecchi, meno competitivi, e con minore capacità di generare valore aggiunto per unità di prodotto”.

Oggi sappiamo che uno dei problemi delle PMI è l’accesso al credito, ovvero la difficoltà che incontrano nel trovare risorse finanziarie, indispensabili per svolgere la propria attività o per finanziare ricerche e sviluppo. L’impedimenti al credito ostacola -se non rende impossibile- la crescita dell’azienda che le rende impossibilitate a competere con le multinazionali che “mangiano” il mercato. Se a questo aggiungiamo un rapporto impresa/banca che è quanto di peggio ci si possa augurare se si necessita di capitale -non basta un immobile a garanzia, non bastano neppure più “i soldi per avere soldi”- e la difficoltà di trovare copertura finanziaria, ci ritroviamo in un circolo vizioso che ha, nella stragrande maggioranza dei casi, un triste epilogo, ossia la chiusura.

Ma prima di arrendersi e abbassare la clair si può tentare qualche strada? Credo di si, ma solo se ci si affida a persone competenti in grado di aiutarci nella giungla dell’accesso al credito, mutui, anatocismo e servizi bancari. Solo pianificando obbiettivi, avendo un quadro chiaro e definitivo della propria situazione economica, si può progettare il futuro della propria PMI. Interessi che sfiorano l’usura, tasse,  imposte, costo degli affitti, delle materie prime e dei trasporti, tutto collegato e influente sui prezzi finali, sulla  produzione e sulla vendita, il furto legalizzato è togliere più del dovuto ma certo anche celare le possibilità d’avere quel che ci spetta.

Ormai è tristemente chiaro a tutti che non è più necessario avere solo competenza nel proprio settore e buona volontà, ma è necessario affidarsi a professionisti in grado di aiutarci a creare solide fondamenta per crescere.

Sheyla Bobba

Classe 1978. Appassionata di comunicazione e informazione fin da bambina. Non ha ancora 10 anni quando chiede una macchina da scrivere come regalo per il sogno di fare la giornalista. A 17 anni incontra un banchetto del Partito Radicale con militanti impegnati nella raccolta firme per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti e decide che avrebbe fatto comunicazione e informazione, ma senza tesserino. Diventa Blogger e, dopo un po’ d’inchiostro e font, prende vita il magazine online SenzaBarcode.it Qualche tempo dopo voleva una voce e ha creato l’omonima WebRadio. Con SBS Edizioni & Promozione si occupa di promozione editoriale e pubblicazione. Antipatica per vocazione. Innamorata di suo marito. Uno dei complimenti che preferisce è “sei tutta tuo padre”.

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