Berlusconi, non più servi furbi
È sempre sciocco dar consigli, ma dare buoni consigli è fatale diceva qualcuno, ed è vero, però le ultime vicissitudini dentro Forza Italia, e tra gli eletti di Berlusconi, inducono a questo sport molto italiano.
Intorno al Cavaliere ultimamente non sono molti a brillare, in apnea da idee e per il terrore atavico di non sapere il vento da che parte tira, si vive l’inerzia del posizionamento “giusto”. Non a tutti l’olfatto ha funzionato a dovere, sembrano molto più attivi e veloci i nasi dei servitori intorno a Renzi, addirittura ne anticipano molto bene i tempi. In Forza Italia la frattura tra Berlusconi e Fitto ha creato lo scompiglio e ha smascherato in modo palese il poco spessore di alcuni dei quotati fedelissimi, in politica il fedelissimo è più una figura mitologica che reale. Di fatto la domanda è sempre la stessa: quale padrone scegliere? Perfino il fenomeno Matteo Salvini entra in gioco per sparigliare le carte.
Il crollo dei consensi
Durante queste guerre interne è inevitabile il crollo dei consensi, soprattutto quando in troppi stanno alla finestra a guardare, e il sogno -o incubo- di molti che si creasse una vera destra liberale, moderna, europea è crollato in modo miserabile ormai da anni. Di liberale rimane qualche frasetta buttata più a caso che per convinzione, di europeo rimane la rincorsa ai voti persi in direzione Salvini, di moderno ci sono le coltellate tra correnti che assomigliano a quelle nel PD, ma con molto meno spessore politico e prosaicamente molto più per la conservazione delle sedie con i denti e con le unghie.
Alfano e NCD
Intanto si rivede Alfano a chiedere una scelta di campo: con NCD o con Salvini, resuscita come spartiacque. Si sa che questi ultimatum lasciano il tempo che trovano, e che in fase elettorale si riescono a vedere alleanze talmente forzate che il Patto Molotov-Ribbentrop fa sorridere. Ogni consiglio in questo caso è evidentemente fuori luogo, perché il vento cambia direzione come una palla di biliardo lanciata a caso sul panno verde.
La strada maestra, il Grande Partito Liberale
Eppure la strada maestra mai intrapresa sul serio da Berlusconi, quella del Grande Partito Liberale di massa, potrebbe essere il veicolo buono per far fuori in fretta i giochetti interni, mettere all’angolo i servi sciocchi, e sperare di recuperare quel po’ di credibilità elettorale ormai sfumata tra scontri interni, mancanza di idee e competitor molto più aggressivi.
Si potrebbe tornare in possesso della palla e dettare le regole del gioco, anche qui servono scelte, che non sono quelle di piegarsi all’uno o all’altro tra i possibili compagni di viaggio, semmai è scegliere la meta da raggiungere: questo l’elettore lo capisce, altro è solo chiacchiere.