Cronaca

Sùn Ná il nuovo album di Max Fuschetto

Max Fuschetto fa il suo ritorno sulla scena musicale con  “Sùn nà”, un’opera che fonde musica e sogno con un pizzico di magia.

La musica è un’essenza incorporea, che gli uomini plasmano secondo le più svariate forme, secondo le proprie naturali inclinazioni. Molti hanno le qualità per  creare opere di notevole pregio, ma solo le menti più eccentriche osano sperimentare, spingersi oltre i propri limiti e suonare con l’anima. Con questo nuovo album, “Sùn nà”,  Max Fuschetto si conferma un talento indiscusso, che sa interpretare sapientemente innumerevoli generi, viaggiando tra gli stili, le epoche e le nazioni.

Il nuovo album è un ibrido di stili, il pensiero musicale di Bartok, Stravinskji, Debussy e quello delle tribù Ewe del Ghana, degli Aka Pigmei del centro Africa si fondono in quest’opera, lo stesso titolo è un incrocio di due culture lontane dal punto di vista spaziale ma molto più vicine di quanto si possa pensare:

Sùn Ná… quando qualcuno mi chiede cosa significa mi diverto a suggerire di leggerlo in dialetto: a tale richiesta la magica parola dischiude immediatamente la sua corolla di significati. Sognare, ecco, Sunnà. Sùn Ná sono due parole di lingua Yoruba presenti in un canto africano raccolto da Gerhard Kubik che significano “dormi ora”: quando le ho utilizzate come parola chiave del brano d’apertura Oniric States of Mind, c’è stato l’improvviso schiudersi di un’assonanza che sulle prime non avevo colto. Sùn Ná, dormi ora; Sunnà, sognare. Occhi aperti occhi chiusi…

Sùn Nà segue a Popular Game, la precedente opera del musicista con la quale diede ampiamente mostra delle sue doti artistiche. Il percorso musicale di Max Fuschetto è giunto ad un punto di svolta, ha lavorato sperimentando nuovi equilibri e inedite combinazioni sonore, perfino nuove lingue: i canta in francese, in inglese, in lontane lingue africane, in arbereshe. La tradizione si fonde, viene rimescolata, riplasmata per dar vita a qualcosa di unico e indescrivibile, grazie a ciò che viene chiamato crossover linguistico:

Il mio stesso parlare è un crossover linguistico: dialetto (vivo ascoltando almeno tre dialetti), italiano, inglesi maccheronici, un orevuar qua e là, la lettura di autori giapponesi coi loro fouton ecc. Ma Sùn Ná vive soprattutto di relazioni, tante. Ogni musicista ha portato il suo accento, la sua voce personale. Il mio compito è stato quello di farle dialogare insieme in maniera coerente. Per capire cosa intendo basta ascoltare Qem Ma Tia, dove la chitarra di Pasquale Capobianco si intreccia in maniera inscindibile con la voce di Antonella Pelilli. Affinchè questo fosse possibile – e all’inizio non lo era affatto… – ho dovuto immaginare soluzioni espressive e formali completamente nuove rispetto al passato. Mettendo a confronto la stessa canzone nell’originale di Popular Games e in quella rielaborata di Sùn Ná si avverte la direzione nuova e più aggrovigliata di quest’ultimo lavoro.

Sùn Nà non è solo un album, ma anche uno spettacolo: 

La forma sarà quella del concerto che riproporrà i brani del disco e verificherà di performance in performance se e come questo sogno diverrà un’esperienza condivisa.

Il  tour promozionale, che sarà inaugurato con uno streaming in esclusiva sul magazine SentireAscoltare, avrà inizio 21 Marzo (Domus Ars, Napoli) e proseguirà con ulteriori date in giro per l’Italia:  17 Aprile (Museo del Sannio, Benevento), 18 Aprile (Biblioteca Provinciale, Campobasso), 20 Maggio (Giulianova), 29 maggio (Fano e Pesaro), 30 Agosto (Ieranto), 3 settembre (Irno Festival, Salerno).

Clelia Tesone

E m'abbandono all'adorabile corso: leggere, vivere dove conducono le parole. La loro apparizione è scritta; le loro sonorità concertate. Il loro agitarsi si compone, seguendo un'anteriore meditazione, ed esse si precipiteranno in magnifici gruppi o pure, nella risonanza. Una delle più belle citazioni di Paul Valery per molti, come me, che crescono tramite una pagina, che sia letta, scritta o studiata.

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