Cronaca

Intervista esclusiva ai P.C.P (pianochepiove)

Intervista ai P.C.P (pianochepiove) per SenzaBarcode, in occasione dell’uscita del loro primo album, “In viaggio con Alice”.

P.C.P (pianochepiove), band composta da  Sabrina Botti, Mauro Lauro, Ruggero Marazzi e Massimiliano Ghirardelli , hanno fatto il loro debutto con l’album “In viaggio con Alice”. La band ha rilasciato un’intervista in esclusiva per SenzaBarcode.

Quando vi siete approcciati alla musica?
Singolarmente, da ragazzini e con percorsi simili (scuola di musica). È seguita, più o meno per tutti, una stagione nella quale si sono fatte una serie di cose, chi gli studi, chi il lavoro, chi entrambi, mescolando il tutto con un’attività musicale che ci ha portati a fare diverse esperienze nell’underground milanese.

Come è nata la band? E che storia si nasconde dietro al vostro nome?
In principio, furono le cover band. L’ultimo passaggio prima dei PCP come sono oggi è stata una cover band acustica. Suonare cover, a meno che si tratti di progetti complessi, di revisione, nuovi arrangiamenti ecc, è un mestiere che si concilia meglio con le esigenze di chi svolge altre attività, perché richiede meno tempo e offre più possibilità a livello di spazi (anche se la cosa forse sta un po’ cambiando). Quando è nato questo progetto si sono cercate le persone attraverso giri di conoscenze personali o attraverso annunci, come nella miglior tradizione..
Per quel che riguarda il nome, la storia in effetti è un po’ ridicola: il nostro chitarrista mancino Mauro Lauro quando saluta qualcuno al telefono (chiunque, in effetti) dice sempre “vai piano che piove”. La senti una volta, due, tre, alla fine ci fai l’abitudine e quando abbiamo dovuto scegliere un nome e non sapevamo che pesci pigliare ci siamo detti “vai piano che piove” così com’è fa abbastanza schifo ma “PCP-pianochepiove” forse così male non suona….

Quali sono le vostre maggiori influenze musicali?
Max Ghirardelli, contrabbassista, è cresciuto a pane e Beatles. Da grande ha ampliato parecchio gli orizzonti deviando abbastanza sul jazz. Ruggero Marazzi, fondatore della band e autore dei brani, da piccolo ascoltava il folk inglese e da grande è emigrato sulla canzone d’autore americana. Mauro Lauro (chitarrista) ha vissuto molti anni ad Amsterdam suonando con dei sudamericani (e si sente). Sabrina Botti ha cantato un po’ di tutto ma prevalentemente soul. Con noi ha dovuto resettare un attimo i registri ma adesso funziona bene.

“In viaggio con Alice”, il vostro primo album, è un disco acustico. Perché avete scelto questo tipo di produzione?
Perché suoniamo in acustico. Le canzoni sono nate così ed è stato fatto un lavoro per valorizzare la scrittura e la capacità degli strumenti di creare atmosfere con i loro propri suoni, nel momento in cui si è trattato di registrare non aveva senso stravolgerle. Inoltre, noi quando usciamo siamo in acustico, non ci sembrava onesto produrre un lavoro che poi non sarebbe stato riconoscibile dal vivo.

Con quale artista vivente o meno avresti voluto collaborare?
Tom Waits, anche se la precisione maniacale di certi lavori fa quasi paura..

Clelia Tesone

E m'abbandono all'adorabile corso: leggere, vivere dove conducono le parole. La loro apparizione è scritta; le loro sonorità concertate. Il loro agitarsi si compone, seguendo un'anteriore meditazione, ed esse si precipiteranno in magnifici gruppi o pure, nella risonanza. Una delle più belle citazioni di Paul Valery per molti, come me, che crescono tramite una pagina, che sia letta, scritta o studiata.

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