CronacaPolitica

Luca Coscioni continua a correre per la libertà di ricerca

Sono passati nove anni, ma Luca Coscioni non ha smesso di correre. Il maratoneta cade e si rialza e combatte per la libertà di ricerca scientifica, lascia un segno indelebile nella vita di chi sfiora.

Non ho conosciuto Luca Coscioni e so di aver perso qualcosa. Ho immaginato però di trovarmi al salone del Partito Radicale, ai tempi della Lista Bonino e di incontrarlo, ecco che mi scopro intimorita, non dalla carrozzina o dal sintetizzatore vocale e neppure dalla malattia, quella è “roba” che sono abituata a non guardare, quello che mi fa sentire una bambina è la sua serenità, quella che ispirano le persone sagge, quelle che con uno sguardo già ti hanno inquadrata.
Eppure Luca Coscioni non è un imbiancato signore, nel 1999 ha solo 32 anni, da poco si è dimesso come Consigliere Comunale a Orvieto, ha sposato Maria Antonietta Farina, l’amore della sua vita, colei che ha spirito gentile e “mani che lo porteranno di qua e di là“. Immagino di sedermi su una delle sedie accanto alla finestra, sotto al televisore del salone del Partito, guardo Luca Coscioni che 4 anni prima, con una lettera in busta chiusa, ha scoperto che la sclerosi laterale amiotrofica ha deciso di fargli correre un’altra maratona.
E’ nel suo ambiente, come se il pavimento a scacchi, la perenne nuvola di fumo e le telecamere di Radio Radicale, fossero un  tutt’uno con lui. Più tardi ad una battuta di Maurizio Gasparri che sostiene che Luca Coscioni sia un poveretto strumentalizzato dal Partito Radicale, risponde “sono io che ho strumentalizzato il partito, Radicali Italiani, si è fatto strumentalizzare davvero”. Ecco, questo è un indizio per scoprire chi è Luca Coscioni.

Lui è un maratoneta, è uno sport che non ho mai praticato e che ho sempre visto noioso e per “tipi solitari”. Invece più leggo di Luca Coscioni e più capisco che la maratona è una sfida, con se stessi e per superare i propri limiti, insegna la tenacia e dà modo di riflettere, ma solo se si è in pace con se stessi.
Non so immaginare lo sconvolgimento che ha provato vendendo il suo Ducati Monster ma credo che la possibilità di lottare con dei compagni di viaggio come Marco Pannella ed Emma Bonino l’abbiano ricompensato dei sacrifici. Una passione che viene alimentata con il dolce nettare della speranza e della determinazione, non conosce limiti e rendono capace anche di autolimitarsi i farmaci per fare disobbedienza civile.
Ho guardato un video di Luca Coscioni, è il 20 gennaio 1995, presenta  un dibattito che si terrà alla Sala del Comune “Per un’identità moderna di Orvieto” con l’obiettivo di proporre, a chiunque voglia parteciparvi, una discussione comune su tematiche politiche e sociali. Il suo sguardo è determinato, la sua voce a tratti emozionata ma bella, poi sono saltata ad un video del 2001, Luca parla attraverso il sintetizzatore vocale, è una trasmissione della RAI, c’è Emma Bonino e Carlo Amedeo Giovanardi, c’è sempre Maria Antonietta con lui. La voce è metallica ma il suo sguardo è lo stesso, forse ancora più determinato. Luca è lì, imbrigliato in un corpo che non può correre ma che lo fa volare, la sua forza è sconcertante e mi chiedo se è arrabbiato con il mondo. Mi chiedo se le persone come Luca sono come i ciechi, quando privati di uno dei sensi si trovano con udito o tatto iper sviluppati,  quali sono i sensi di Luca? Lui non ha voce e forza in corpo ma ha quello spirito grande -come dice sua moglie- che lo fanno diventare leader e compagno, amico e fratello.

Dal 2001 al 2006 Luca Coscioni è presidente di Radicali italiani, il 20 settembre 2002 nasce l’Associazione per la libertà di ricerca scientifica che porta il suo nome, a volerla sono Marco Pannella, il segretario di Radicali Italiani Daniele Capezzone e Rita Bernardini il tesoriere. Nello stesso anno esce “il maratoneta” il suo libro, curato da Matteo Marchesini e Diego Galli, l’anno successivo, con una decisione sofferta, decide di  sottoporsi alla PEG (Gastrostomia endoscopica percutanea), combatte e lo fa come un leone anche se sta male, nel 2004 viene definitivamente approvata la legge 40 del 19 febbraio in materia di procreazione medicalmente assistita e con essa il divieto di sperimentazione sulle cellule staminali embrionali. Luca Coscioni e i Radicali non si danno per vinti e riparte subito una nuova battaglia politica, come racconta Luca, con ” il deposito alla Corte di Cassazione di cinque quesiti referendari di cui uno totalmente abrogativo della legge stessa promosso dai radicali: “Fecondazione assistita e libertà di ricerca scientifica” che ha il sostegno di 50 premi Nobel e di 2400 accademici e scienziati.

A gennaio 2005 la Corte di Cassazione dichiara inammissibile il referendum abrogativo della legge 40, ma accetta gli altri 4 che ne chiedono l’abrogazione parziale. Questa volta è lo stesso Vaticano che si muoverà affinché i referendum non raggiungono il quorum, e riesce nell’intento. Per tutta risposta Luca Coscioni e i Radicali indicono l’Assemblea dei 1000 perché si possa trovare subito una soluzione.

E’ mattino, Marco Pannella e i vertici del Partito Radicale attendono Luca e Maria Antonietta per la quotidiana riunione. Loro sono ad Orvieto e Luca sta avendo una crisi respiratoria. E’ l’ultima volta che Luca sentirà dolore.
Il 21 giugno 2006, come da sua volontà, le ceneri di Luca Coscioni vengono sparse in mare, al Monte Argentario, tra Porto Santo Stefano e l’Isola del Giglio.

Luca non ha più corpo ma è tra noi, Maria Antonietta ha presentato lo scorso anno il “luogo di confronto e libertà di ricerca” ossia l’archivio/sito internet di Luca Coscioni.
Io non l’ho conosciuto e  so di aver perso qualcosa, mi ha insegnato che sbagliavo, la maratona non è noiosa, basta guardarla con gli occhi del maratoneta

La mia più grande passione, devi saperlo, è la corsa di maratona. La misura aurea, secondo me, dell’atletica leggera. E, sempre per me, della vita. Luca Coscioni

Sheyla Bobba

Classe 1978. Appassionata di comunicazione e informazione fin da bambina. Non ha ancora 10 anni quando chiede una macchina da scrivere come regalo per il sogno di fare la giornalista. A 17 anni incontra un banchetto del Partito Radicale con militanti impegnati nella raccolta firme per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti e decide che avrebbe fatto comunicazione e informazione, ma senza tesserino. Diventa Blogger e, dopo un po’ d’inchiostro e font, prende vita il magazine online SenzaBarcode.it Qualche tempo dopo voleva una voce e ha creato l’omonima WebRadio. Con SBS Edizioni & Promozione si occupa di promozione editoriale e pubblicazione. Antipatica per vocazione. Innamorata di suo marito. Uno dei complimenti che preferisce è “sei tutta tuo padre”.

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