Cronaca

Rock Progressivo, una guida di Stefano Orlando Puracchio

Un “vademecum” sul Rock Progressivo, attraverso le opinioni dell’autore del libro e quelle dei diretti protagonisti di tale “metagenere”: ecco la recensione.

Nelle scorse settimane vi abbiamo parlato del Progressive Rock, a partire dalle sue origini fino all’esplosione definitiva, anche attraverso un ampio capitolo dedicato agli esponenti di tale genere musicale che hanno mosso i passi da protagonista (e non) nel nostro paese. Oggi vi proponiamo invece un’interessante lettura rappresentata da questo libro pubblicato da Stefano Orlando Puracchio, intitolato per l’appunto “Rock Progressivo. Una guida”.

Tale testo si presenta innanzitutto come una guida per chi ha intenzione di approcciarsi al genere più che come una fonte didascalica di informazioni storiche e/o musicali: siamo quindi di fronte ad una sorta di “introduzione” a chi vuole appassionarsi al Rock Progressivo, un “metagenere” (come lo ha definito lo stesso Puracchio) inizialmente ostico da affrontare, ma ricco di grandissime proposte musicali.

Il libro si apre con una lunga prefazione sulla definizione (appunto) di Rock Progressivo, e lo fa anche attraverso le parole dei protagonisti che hanno rappresentato tale genere: da Franz Di Cioccio della Premiata Forneria Marconi a Vittorio de Scalzi dei New Trolls e Lino Vairetti degli Osanna, fino anche a numerosi esponenti stranieri, come Ian Anderson (Jethro Tull), diversi membri dei Gentle Giant e tanti altri. La lettura quindi si protrae attraverso la storia del genere, dalle origini fino a quello che in molti definiscono il “punto zero” del Rock Progressivo, corrispondente all’uscita di In The Court Of The Crimson King dei King Crimson.

Ciò che però rende interessante il libro di Puracchio è sicuramente la sezione concernente l’analisi dei dischi: ne vengono scelti solo una trentina, ma vengono introdotti al lettore con un sistema di “difficoltà”, in modo tale che egli saprà sin dall’inizio se si appresterà ad ascoltare un album inizialmente ostico per un neofita del Progressive o un lavoro di facile assimilazione. Interessante la scelta di partire, nella lista, proprio con uno tra i più difficili in assoluto: il famigerato Third dei Soft Machine, capolavoro del Jazz-Rock composto da un doppio vinile di due brani ciascuno, uno per ogni facciata; un vero e proprio monolite del movimento Prog e di Canterbury, ma effettivamente un po’ pesantino per chi si appresta da poco al genere.

Da annotare anche le segnalazioni di fine libro riguardanti il Rock Progressivo made in Ungheria, che lo stesso Puracchio ha avuto modo di conoscere avendo vissuto per qualche mese a Budapest. In conclusione, ci troviamo di fronte ad un libro riservato principalmente ai “neofiti” del genere, ma visto il suo prezzo contenuto può risultare comunque una valida soluzione di confronto per chi già mastica abbondantemente il Rock Progressivo, con l’ulteriore possibilità di scoprire interessanti aneddoti e nuove proposte sul “metagenere”.

Giuseppe Senese

Sono un laureando in Scienze e Tecnologie Informatiche, che nutre anche numerose passioni come la musica, il cinema e il calcio. Adoro il Rock Progressivo degli anni 70' (soprattutto quello britannico e quello italiano) e sono un tifoso sfegatato del Napoli.

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