E fuori nevica arriva al cinema: la recensione del film
La celebre commedia teatrale realizzata da Vincenzo Salemme, …e fuori nevica, arriva nei cinema con una nuova versione riadattata per il grande schermo.
Quella di portare la magia del teatro sul grande schermo risulta fin troppo spesso una mossa azzardata. Quando si parla di un’opera come …e fuori nevica! le cose sembrano complicarsi ulteriormente: la celebre commedia teatrale realizzata da Vincenzo Salemme ed Enzo Iacchetti rappresenta uno tra i lavori più riusciti dell’attore e regista napoletano, ormai sempre più orientato verso la cinematografia comico-romantica e meno avvezzo a riabbracciare l’arte che lo ha lanciato, cioè quella teatrale. La decisione intrapresa da Salemme ha fatto storcere il naso a molti appassionati: qual è la formula giusta per riportare sul grande schermo, in maniera per lo meno convincente, gli esilaranti sketch della versione originale di …e fuori nevica!?
Partiamo dallo script originale in salsa teatrale: Enzo Righi, cantautore scappato di casa a soli 18 anni in cerca del successo, si incontra nuovamente con i suoi fratelli dopo la morte della loro madre, al fine di intraprendere la lettura del testamento lasciatogli dalla stessa. Una serie di esilaranti gag accompagneranno quindi lo spettatore attraverso le vicende della famiglia: Cico, affetto da una grottesca forma di schizofrenia, s’immedesima in mille personaggi generati dalla sua fervida immaginazione, trovando nel fratello Stefano la spalla perfetta per assecondare la sua follia.
L’opera teatrale ottenne consensi e numerose proposizioni nel corso degli anni, trovando la sua consacrazione quando a Salemme e a Carlo Buccirosso fu affiancato Nando Paone, nel ruolo del folle Cico. Una serie di tormentoni caratterizzeranno quindi il lavoro: dal “pazziata-ta” di Enzo al “10 milioni di debito… più due, 12!” di Cico. Le battute di …e fuori nevica! faranno scuola, affiancate comunque da momenti intrisi di maggior serietà e cupezza verso la seconda metà del secondo atto.
L’ambientazione della versione originale del lavoro si svolgeva esclusivamente a casa Righi, di conseguenza una trasposizione cinematografica richiedeva una scelta di location molto più ampia: la trama rimarrà pressoché la stessa, con l’eliminazione di qualche gag e l’aggiunta di diversi particolari, più o meno discutibili. Il personaggio di Enzo si esibisce su una nave da crociera con lo pseudonimo di David Carradine (simpatica citazione al rimpianto attore hollywoodiano, protagonista anche in Kill Bill nei panni proprio di Bill) quando viene silurato, vedendosi quindi costretto a tornare dai fratelli. Le gag si susseguono con ritmi velocissimi (forse troppo), essendo questi maggiormente adatti al grande schermo rispetto alle andature dilatate e prolisse della controparte teatrale; la trama viene “aggiornata” con il solito inserimento del tema amoroso, rappresentato da un’avvenente ragazza non vedente che creerà, insieme ad Enzo, una serie di battute basate su equivoci più o meno scontati. La decisione di aggiornare la sceneggiatura con tale elemento risponde quasi a una scelta forzata di mercato: sembra quasi che in una “commedia all’italiana che si rispetti” ci debba sempre essere una vicenda sul rapporto uomo-donna, una peculiarità quasi imprescindibile. Nella versione originale tale caratteristica mancava quasi del tutto, se non si cita la tormentata storia d’amore tra Stefano e la sua Nora: appare quindi estremamente indotta la scelta di inserire il personaggio della vicina cieca, effettivamente inutile sia nel contesto comico che in quello della sceneggiatura.
Da segnalare anche la presenza di Giorgio Panariello nei panni di Giacomo Furia, l’allibratore con cui Salemme cita un altro celebre attore, quello che interpretò Ciccillo nell’immortale film “La banda degli onesti”. Al termine della transizione teatro-cinema sono sopravvissute le gag più divertenti, con la rimozione di alcune citazioni minori, ma generalmente appaiono fuori luogo e sbiadite le aggiunte non solo della vicina, ma anche degli sketch con protagonisti i cinesi. L’unico segmento comico che sembra aver acquisito maggior impatto dal passaggio al grande schermo è quello che vede protagonista Maurizio Casagrande, con il suo celebre “Hablate!”.
La trasposizione cinematografica di …e fuori nevica! risulta quindi sufficiente, molto simile all’originale ma rovinata da una ritmica troppo repentina e dalla presenza di personaggi fondamentalmente senza senso. Se avete visto la versione teatrale originale potreste rimanere sorpresi (più in negativo che in positivo) dalle poche novità presenti nell’alter-ego cinematografico, mentre chi non ha ancora assistito al vero …e fuori nevica! potrebbe scoprire un’opera esilarante e capace di far volare novanta minuti tra risate del tutto spensierate.