Cronaca

Storia della Musica: il Progressive Rock Italiano

Continua il nostro viaggio attraverso la storia della musica prog: stavolta tocca al Progressive Rock Italiano, celebrato fuori ma dimenticato qui in Italia.

Nelle scorse settimane noi di SenzaBarcode vi abbiamo narrato la storia di uno tra i generi musicali più prolifici e ingiustamente dimenticati degli ultimi 40 anni: abbiamo rivisitato la storia della nascita del Progressive Rock fino alla sua completa maturazione, seguita da lì a qualche anno da un clamoroso calo qualitativo; i tempi stavano cambiando, così come la musica, e la forte repressione sociale stava portando all’esplosione del Punk. Tornando al discorso sul prog, in Italia tale movimento musicale ha sfornato un’incredibile serie di realtà musicali, spesso apprezzate maggiormente all’estero che a casa nostra. Il Progressive Rock Italiano è una tra le branchie del prog più rappresentative e prolifiche in assoluto, eppure nel regno italiota tale genere è passato quasi del tutto inosservato per decenni, fino alla sua riscoperta grazie al fenomeno di internet.

Alla fine degli anni 60′ il Beat era il genere che in Italia andava per la maggiore: Equipe 84, Dik Dik, Camaleonti e una schiera infinita di cantanti solisti solcarono i palchi e imperversarono le radio di mezza Italia. In parallelo, la rivoluzione “prog” europea giunse anche in Italia, ma come al solito nel nostro paese tali cambiamenti arrivano con maggior ritardo rispetto agli altri: il primo esempio di musica “controculturale” nella nostra penisola lo si può probabilmente cercare in gruppi oscuri come gli Astrali, gli psichedelici Chetro & Co. o le maggiormente rinomate Stelle di Mario Schifano, capaci di dare alla stampa un LP estremamente artistico, seppur lo fosse più nella forma estetica della confezione che nella musica, visto che tale album venne venduto principalmente nelle mostre d’arte (Mario Schifano era, di fatto, un pittore e un regista).

I primi veri richiami di Progressive Rock Italiano si sono visti probabilmente con la Formula 3, prodotti in gran parte da Lucio Battisti: Dies Irae, pubblicato nel 1970, rappresenta un giusto connubio tra il beat che c’era e il prog che verrà, seppur il boom arriverà solo qualche anno più tardi, quando la Premiata Forneria Marconi rilascerà uno tra i brani più rappresentativi della storia della musica italiana. Dietro ad Impressioni di settembre c’è una storia tutta da scoprire: il brano fu composto prendendo in prestito un moog senza la possibilità immediata di pagarlo, ma la band promise di restituire la somma con le vendite ricavate dal 45 giri che avrebbero pubblicato in quel momento, e così fu: il successo del pezzo fu immediato e la Premiata Forneria Marconi raggiungerà da quel momento successi altisonanti non solo in Italia, ma anche negli Stati Uniti.

Banco del Mutuo Soccorso
Banco del Mutuo Soccorso

Il trienno che va dal ’71 al ’73 ci ha regalato anche altre due band dal successo mondiale: Le Orme, dopo gli inizi Beat e psichedelici di Ad Gloriam (1969), firmano tre veri e propri “monoliti” del Progressive Rock Italiano, pubblicando Collage nel 1971, Uomo di Pezza nel 1972 (con la famosissima hit Gioco di bimba) e lo storico Felona e Sorona, nel 1973, concept album tradotto successivamente in inglese addirittura da Peter Hammil, leader dei Van der Graaf Generator. Il 1972 è un grande anno anche per un’altra band, capitanata da un “omaccione” grosso e simpatico, capace di attirare le simpatie e l’amore di tutti, grazie alla sua stupenda voce: il compianto Francesco di Giacomo era infatti il leader del Banco del Mutuo Soccorso, probabilmente la miglior band prog che la nostra musica abbia mai prodotto. Il “Banco” nel giro di due anni pubblica tre LP incredibili, sorprendendo con l’omonimo album d’esordio, affascinando con il concept album Darwin e, nel 1973, confermando la propria bravura con Io sono nato libero. Una trilogia che portò il Banco ad un buon successo di vendite e di pubblico, oltre che ad una carriera lunga e ricca di soddisfazioni.

Nel sottobosco musicale italiano la stragrande maggioranza degli artisti sembrava ormai orientati verso quel genere quasi “controculturale”, traendo forti ispirazioni anche dai gruppi anglosassoni: i Trip nacquero addirittura come band straniera, per poi fondersi con alcuni strumentisti nostrani e divenire, quindi, uno tra i primi gruppi italiani a proporre musica con testi in inglese; il Rovescio della Medaglia fu protagonista di una serie di live-act esplosivi ed incredibilmente sofisticati, mentre i Panna Fredda attinsero le proprie ispirazioni a gruppi sconosciuti addirittura in madrepatria, come i Gracious! e i Quatermass. Lo stile musicale del Progressive Rock influenzò profondamente anche gruppi tipicamente beat, autori in passato di numerosi successi: i New Trolls subirono numerosi mutamenti stilistici e di formazione, raggiungendo l’apice del successo con l’LP Concerto grosso per i New Trolls, connubio perfetto tra rock e musica classica; i già citati Dik Dik provarono ad inserirsi nel contesto con Suite per una donna assolutamente relativa, mentre i Pooh riuscirono a raggiungere il loro maggior risultato artistico con Parsifal e Un po’ del nostro tempo migliore. Il gruppo beat che raggiunse probabilmente il suo miglior risultato sotto i dettami del prog fu però quello composto da I Giganti, con il tormentato Terra in Bocca: tale concept album andava a scandagliare ciò che all’epoca poteva rappresentare la Mafia, tra storie di “pizzi” e vendette familiari, e tale tipologia di narrazione, accompagnata comunque da un’eccellente struttura musicale divisa in “movimenti”, creò non pochi problemi alla band, visto che l’album venne poi censurato.

Copertina "tristemente famosa" per esser stata censurata a causa della raffigurazione del busto di Mussolini.
Copertina “tristemente famosa” per esser stata censurata a causa della raffigurazione del busto di Mussolini.

L’annosa questione “censura” in Italia era all’epoca ancor più seria di quanto lo fosse ora: ne sanno qualcosa i Museo Rosenbach, autori dello straordinario concept Zarathustra, nel 1972, censurato a causa della presenza del busto di Mussolini in un angolo sperduto della copertina. Tra gli album a tema vanno citati anche il controverso YS del Balletto di Bronzo, Palepoli degli Osanna e l’omonimo del Biglietto per l’Inferno.

Come abbiamo visto negli altri articoli, il prog ha attinto le sue sonorità spesso e volentieri anche dal Jazz, e in Italia tale attitudine s’è rilevata vincente con gli Area (forse la band più tecnica mai vista nel nostro paese), con i Perigeo, i Napoli Centrale di James Senese ed altri gruppi “minori” come Dedalus ed Etna. Abbiamo trovato anche clamorose ispirazioni “canterburiane”, soprattutto nei Picchio dal Pozzo, oltre che gruppi ingiustamente dimenticati come Alphataurus, E.A. Poe, Nuova Idea, Garybaldi, Jumbo, Quella Vecchia Locanda, Circus 2000, De De Lind, Raccomandata con Ricevuta di Ritorno e tanti altri.

Così come nel resto d’Europa, anche in Italia il movimento prog andò a scemare verso la fine degli anni ’70, senza mai morire del tutto: soprattutto in tempi recenti abbiamo assistito al ritorno di numerose band storiche del movimento, oltre che all’avvento di gruppi del tutto nuovi, appartenenti a pieno diritto al genere del Progressive Rock Italiano. Da citare, tra i tanti, Il Bacio della Medusa, Il cerchio d’oro, i progetti di Fabio Zuffanti (tra cui Höstsonaten) e Il Segno del Comando.

Come ad ogni fine articolo dedicato al prog, anche qui vi elenchiamo i dischi “consigliati” del Progressive Rock Italiano ed alcune gemme oscure da riscoprire e rivalutare.

I capolavori del Progressive Rock Italiano:

1971, New Trolls – Concerto grosso per i New Trolls
1971, I Giganti – Terra in Bocca
1972, Banco del Mutuo Soccorso – Banco del Mutuo Soccorso/Darwin
1972, Premiata Forneria Marconi – Storia di un minuto
1972, Alan Sorrenti – Aria
1973, Area – Arbeit Macht Frei
1973, Banco del Mutuo Soccorso – Io sono nato libero
1973, Le Orme – Felona e Sorona
1973, Museo Rosenbach – Zarathustra
1973, Osanna – Palepoli
1973, Il Rovescio della Medaglia – Contaminazione
1973, Tito Schipa Jr. – Orfeo 9

Gli “editor’s choice”:

1971, Panna Fredda – Uno
1972, Alluminogeni – Scolopendra
1972, Garybaldi – Nuda
1972, Nuova Idea – Mr. E. Jones
1972, Osage Tribe – Arrow Head
1972, Il Paese dei Balocchi – Il Paese dei Balocchi
1972, I Teoremi – I Teoremi
1973, Acqua Fragile – Acqua Fragile
1973, Festa Mobile – Diario di viaggio della festa mobile
1973, Jumbo – Vietato ai minori di 18 anni?
1973, Semiramis – Dedicato a Frazz
1975, Arti e Mestieri – Giro di valzer per domani
1975, E.A. Poe – Generazioni (storia di sempre)
1975, Maxophone – Maxophone
1975, Ultima Spiaggia – Disco dell’angoscia
1976, Pierrot Lunaire – Gudrun

Giuseppe Senese

Sono un laureando in Scienze e Tecnologie Informatiche, che nutre anche numerose passioni come la musica, il cinema e il calcio. Adoro il Rock Progressivo degli anni 70' (soprattutto quello britannico e quello italiano) e sono un tifoso sfegatato del Napoli.

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