La rivincita dei (business) cloni Rocket Internet approda in borsa
E’ una tiepida accoglienza quella ricevuta da Rocket Internet – colosso tedesco dell’incubazione d’impresa – nel giorno del suo debutto alla borsa di Francoforte.
La società, fondata dai fratelli Samwer nel 2007, è da anni al centro dell’attenzione mediatica mondiale a causa di un curioso ma comprovato modello di business che consta nel copiare colossi internet d’oltreoceano e lanciarli su mercati in espansione intra ed extra europei.
Sono tanti i detrattori del gruppo internet che denunciano una mancanza di propulsione creativa ed un modus operandi discutibile, ma ci sono anche tanti sostenitori. Controversie mediatiche a parte, infatti, investitori del calibro di JP Morgan hanno riconosciuto e finanziato copiosamente il talento imprenditoriale necessario a portare idee di business americane su mercati a volte drasticamente diversi come quello sudamericano o quello indiano. Un talento, quello dell’incubatore, che si è raffinato negli anni e ha generato realtà web di successo come Wimdu (la versione europea di Airbnb) o Shopalike, un aggregatore di negozi online per lo shopping di abbigliamento, arredamento e tanto altro, ormai attivo in più di 20 paesi.
Una storia di successo che sulla carta avrebbe dovuto condurre ad un ingresso trionfale nella borsa tedesca, ma qualcosa sembra essere andato storto. Dopo avere fissato il prezzo di un’azione a 42,5 Euro per share, una perdita del 3% durante il primo giorno di quotazione (il 2 Ottobre scorso) ha portato il prezzo per azione a 36,66 Euro, contrassegnando un inizio non proprio brillante per l’incubatore web.
Nonostante i più maliziosi tra la stampa tedesca siano pronti a gridare al flop, i fratelli Samwer si dicono ottimisti e pronosticano grandi miglioramenti nelle prossime settimane. Saranno i numeri a parlare.