Lo Stato Islamico uccide in Iraq una donna
In Iraq lo Stato Islamico uccide una donna impegnata nella salvaguardia dei diritti umani, dopo averla condannata per apostasia. La paura tappa la bocca quasi sempre, quando non basta, si uccide.
A seguire comunicato stampa di Nessuno Tocchi Caino.
I militanti dello Stato Islamico hanno ucciso in pubblico nella città irachena di Mosul una donna, noto avvocato e difensore dei diritti umani, dopo che un sedicente tribunale islamico l’aveva condannata a morte per apostasia, ha reso noto il Centro del Golfo per i Diritti Umani.
Samira Saleh al-Naimi era stata sequestrata nella sua casa il 17 settembre dopo la pubblicazione di messaggi su Facebook che erano critici verso le distruzioni di luoghi di culto a Mosul a opera degli estremisti islamici, definendoli “atti di barbarie”.
Samira è stata giustiziata a colpi d’arma da fuoco da un gruppo di combattenti col volto coperto in una piazza nel centro di Mosul la sera del 22 settembre.
Samira Saleh al-Naimi era conosciuta come un difensore dei poveri e dei detenuti, oltre che apertamente critica dello Stato Islamico.
“Nel torturare e giustiziare una donna, avvocato e attivista per i diritti umani che difendeva in particolare i diritti umani e civili dei suoi concittadini a Mosul, l’ISIL continua ad attestare la sua natura infame, che combina assieme odio, nichilismo e barbarie, oltre che il totale disprezzo della decenza umana”, ha detto in una dichiarazione Nickolay Mladenov, l’inviato delle Nazioni Unite in Iraq.
Lo Stato Islamico ha conquistato Mosul, la seconda più grande città dell’Iraq, nel giugno 2014 durante la sua rapida avanzata nel nord e l’ovest del Paese. Il gruppo estremista ha imposto una versione spietata della legge islamica nelle zone sotto il suo controllo in Iraq e Siria.