Cronaca

Segreto di stato, sicurezza e democrazia

Segreto di stato: la riforma del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica del 2007 darà i suoi frutti?

Il segreto di stato è un vincolo posto dal Presidente del Consiglio, in quanto vertice del potere esecutivo, su: “atti, documenti, notizie, attività, cose e luoghi la cui conoscenza non autorizzata può danneggiare gravemente gli interessi fondamentali dello Stato.” Così recita la riforma dei servizi segreti del 2007, legge 124. Il segreto di stato impedisce all’Autorità giudiziaria l’acquisizione e l’utilizzazione delle notizie contenute negli atti e documenti su cui è posto, vincola i documenti per quindicianni, prorogabili ma solo per un massimo di trenta e “esclude tassativamente che il segreto di Stato possa riguardare informazioni relative a fatti eversivi dell’ordine costituzionale o concernenti terrorismo, delitti di strage, associazione a delinquere di stampo mafioso, scambio elettorale di tipo politico-mafioso.”

La necessità di chiarire nuovamente, e nello specifico, cosa può essere sottoposto al segreto di stato e cosa no suona come una ridondante operazione “siamo per la trasparenza” che si potrebbe facilmente risolvere in un nulla di fatto dato che il controllo sui documenti rimane interno, per il momento. Del resto, già la vecchia legge sottolineava concetti importantissimi come il fatto che “in nessun caso possono essere oggetto di segreto di Stato fatti eversivi dell’ordine costituzionale.” Per di più sanciva qualcosa che oggi potrebbe apparire persino estremo-comunista-anarchico-sovversivo (ironicamente parlando). L’articolo 8 della legge del 1977 proclamava: “non possono appartenere in modo organico o saltuario al Comitato di cui all’articolo 3 e ai Servizi di cui agli articoli 4 e 6, persone che, per comportamenti od azioni eversive nei confronti delle istituzioni democratiche, non diano sicuro affidamento di scrupolosa fedeltà ai valori della Costituzione repubblicana ed antifascista.” E menomale che tutto questo si trovava scritto nero su bianco, visti gli scandali e i risultati!

In ogni caso è vero che si sta rendendo accessibile agli storici e alla magistratura parte della immane documentazione top-secret, come già aveva annuciato, in linea con la politica di rinnovamento e assoluta trasparenza, Matteo Renzi. Il Presidente del Consiglio infatti, aveva firmato il 22 aprile la direttiva che disponeva la declassificazione degli atti relativi ai fatti di Ustica, Peteano, Italicus, Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Gioia Tauro, stazione di Bologna, rapido 904. L’apertura e la disponibilità alla desecretazione di alcuni documenti da parte di questo governo sembra essere concreta, si pensi al Protocollo Farfalla e al caso Ilaria Alpi. Ma ce ne sono ancora tanti altri di casi, e di non minoritaria importanza. Tra i più recenti ricordiamo il caso Abu Omar, l’Imam di Milano sequestrato dai servizi segreti statunitensi illegalmente nel 2003 e, nel 2009, lo scandalo Telecom-Sismi. Solo per citare quelli noti. Ne esistono tanti altri nemmeno noti che cambierebbero radicalmente la storia ufficiale della repubblica democratica italiana.

Cristina Di Pietro

Classe 1986. Laurea Magistrale in Lettere conseguita con il massimo della dignità. Citazione preferita: "se comprendere è impossibile conoscere è necessario" (P. Levi).

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