Cronaca

Flash Aosta: 70° anniversario dell’eccidio di Leverogne

“Un parcours dans la mémoire” un progetto per commemorare il 70° anniversario della rappresaglia nazi-fascista di Leverogne che causò morti e distruzione.

Si conclude sabato 13 settembre 2014 il progetto “Un parcours dans la mémoire”, nato in collaborazione tra il Comune e la Biblioteca di Arvier, la Fondation Emile Chanoux e con il sostegno del Consiglio regionale della Valle d’Aosta, per commemorare il 70° anniversario della rappresaglia nazi-fascista di Leverogne che, il 13 settembre 1944, causò la morte di 13 innocenti e la distruzione di una parte rilevante dell’abitato di Leverogne e della quasi totalità dei vicini villaggi di Rochefort e di Chez-les-Garin, che vennero dati alle fiamme.

La cerimonia inizierà alle ore 10.30 con la Santa Messa sul piazzale dell’Hôtel Col du Mont; seguiranno, alle ore 11.30, la deposizione di una corona al Monumento dei Caduti, con i discorsi celebrativi delle autorità nonché la presentazione del volume “Leverogne 13 settembre 1944“, realizzato dalla Pro-loco di Arvier nel 1994 e ristampato per questa occasione. A partire dalle ore 15.00, con replica alle ore 16.00 e alle 17.00, si terrà lo spettacolo itinerante “Leverogne 1944: voci, suoni, racconti e volti” con la narrazione di Paola Corti della compagnia Teatro del Mondo e le musiche dei percussionisti dell’associazione Tamtando. La rappresentazione potrà essere seguita previa prenotazione telefonica al n. 348.7623815 per la formazione dei gruppi.

Il “Parcours dans la mémoire“, che si pone nell’ambito del 70° della Resistenza, della Liberazione e dell’Autonomia, ha preso avvio il 25 aprile 2014 con la proiezione del film “Leverogne, 13 settembre 1944. Cronaca di una strage“, realizzato dalla RAI-sede regionale della Valle d’Aosta nel 2004, e si è sviluppato in una serie di appuntamenti (conferenze ed escursioni sui luoghi della memoria) volti a coinvolgere la popolazione e a facilitare l’incontro fra coloro che vissero quegli eventi e le nuove generazioni.

«Ciò che non deve mai mutare è il ricordo di vicende che non si devono ripetere, di sofferenze che non devono più essere patite – dice il Presidente del Consiglio Valle, Marco Viérin –: è in questa prospettiva che il Consiglio regionale ha promulgato lo scorso anno la legge regionale istitutiva del 70° della Resistenza e dell’Autonomia, in cui viene sancito per l’appunto il ruolo primario della memoria e della conseguente sensibilizzazione della cittadinanza. La vicenda di Leverogne ci riporta agli esiti del fascismo e del nazismo, quando dentro la conflittualità della guerra totale, la parte che detiene l’autorità, solo con la legittimità della forza, finisce per esercitare sui civili ogni sorta di ingiustizie di violenza. Ci auguriamo che la riflessione sulla negatività delle dittature e dei totalitarismi sia utile per le nuove generazioni, alle quali va trasmesso lo spirito della pace piuttosto che della violenza, del contradditorio piuttosto che del conflitto.»

«Sono ormai trascorsi 70 anni da quei tragici eventi, ma la comunità di Leverogne non ha mai dimenticato – spiega il Sindaco di Arvier, Mauro Lucianaz – e proprio per sostenere tale memoria oltre che per rendere onore ai tredici caduti innocenti e a chi con grande sacrificio seppe ricostruire quanto andato distrutto, l’Amministrazione comunale e la Biblioteca di Arvier hanno ideato questo progetto. Il percorso, realizzato grazie alla disponibilità di chi quei tragici eventi li visse in prima persona, ha consentito di inquadrare i fatti nel contesto storico-sociale dell’epoca e trova compimento proprio nella commemorazione di quel lontano 13 settembre: per continuare a non dimenticare.»

Si riporta il fatto così come raccontato da Roberto Nicco in La Resistenza in Valle d’Aosta, Musumeci, 1995, pp. 229-230: «Nella notte tra il 12 e il 13 settembre, matura la tragedia. Un milite ed un agente in borghese sono in servizio a poca distanza dall’albergo Col du Mont, sede del distaccamento. All’1.30, giunta l’ora del cambio del turno di guardia, i due aspettano invano la sostituzione. Indispettiti, sparano alcuni colpi verso l’albergo. I militi che vi sono accasermati pensano ad un attacco dei partigiani e rispondono al fuoco, colpendo a morte i loro due commilitoni. Frattanto l’addetto al mortaio incomincia anch’egli a sparare, ma nell’inserire un proiettile si ferisce gravemente alle gambe. Resisi conto dell’errore commesso, i militi, per giustificarsi di fronte ai propri superiori asseriscono di essere effettivamente stati attaccati dai partigiani. La mattina giungono in loco da Villeneuve reparti fascisti al comando del tenente tedesco Planer. Immediata scatta la rappresaglia, assurda, feroce, disumana. I militi sono sguinzagliati con l’ordine di rastrellare tutti gli uomini del villaggio. Alcuni, presumendo il peggio si sono allontanati in tempo sulle montagne circostanti, parecchi altri vengono invece fermati, chi in casa, chi nelle strade, e portati all’albergo Col du Mont.

Lì, il tenente tedesco ed un sergente italiano controllano i documenti dei prigionieri: il segretario comunale, due agenti della questura sono rilasciati; Beniamino Godioz, Luigi Chiudinelli, Giuliano Pellissier, Giuseppe Ravet, Antonio Glarey, Ernesto Cuc, Gaetano Gallo, Emilio Clusaz, Maurizio Glarey, Casimiro Bertin, Amerigo Pertile, Enrico Perretti ed Arturo Junin sono invece fatti allineare contro una baracca di legno, alcuni dopo essere stati ferocemente percossi. Giuseppe Godioz, vedendo il padre Beniamino tra i fucilandi, ne prende posto. Intanto, mentre i militi fanno a gara del plotone di esecuzione, Junin, con un balzo, si getta lungo una scarpata verso la Dora e, nonostante il fuoco dei militi, riesce ad allontanarsi e a salvarsi. Per tutti gli altri è la morte. Nei pressi del Col du Mont è ucciso da una raffica di mitragliatrice anche Giuseppe Serafino Duc. Nel frattempo parte di Leverogne e le frazioni Chez-les-Garin e Rochefort sono messe a fuoco: 54 case, dopo essere state svaligiate, vengono incendiate e distrutte in un susseguirsi di episodi di crudeltà. Tra i familiari delle vittime, inorriditi da tanta ferocia, c’è chi impazzisce e chi si lascia morire di inedia.»

SenzaBarcode Redazione

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