Cronaca

Intervista alla jazz band Petra

Intervista alla jazz band Petra al TrentinoInJazz 2014

Redazione – Siamo qui al TrentiInJazzcon la jazz band Petra composta da Massimiliano Milesi (sassofoni, composizioni); Valerio Scrignoli (chitarra); Michele Tacchi (basso); Vittorio Marinoni (batteria). Ciao Massimiliano, se non ho letto  male il vostro gruppo è nato “solo” nel 2013. Cosa ha spinto 4 musicisti a unirsi in una jazz band?

Petra – In realtà, nonostante la formazione sia recente, si tratta di un progetto in cantiere da tempo. Non è stato facile trovare i musicisti giusti per questo lavoro. Essendo un forte ibrido jazz-rock era necessario trovare musicisti in grado di esprimersi agevolmente nei due generi.  Alla fine, grazie alla mia militanza nella Contemporary Orchestra di Giovanni Falzone, ho potuto conoscere Valerio Scrignoli e Michele Tacchi (due eccellenze nel mondo del cross-over) che si sono dimostrati subito entusiasti del progetto. Vittorio Marinoni invece è un musicista che conoscevo da tempo e le cui doti mi erano già note ma non avevo ancora avuto modo di collaborarci; la creazione dei Petra si è rivelata il pretesto perfetto.

Redazione – la cifra stilistica del vostro fare jazz è che non ne avete una in particolare, ma che amate la “contaminazione” dei linguaggi. E’ una scelta? Una vocazione? O cos’altro?

Petra – Credo si tratti di una naturale tendenza al cambiamento. La musica, come tutti i fenomeni umani, si comporta come un organismo vivente: muta, si adatta e si trasforma in risposta alle sollecitazioni dell’ambiente esterno. È sempre stato così. Nella storia della musica di esempi ce ne sono a non finire. Uno dei più lampanti è proprio la nascita del Jazz, che non sarebbe mai potuto accadere senza la fusione di elementi culturali provenienti da continenti diversi. C’è un altro elemento: tutti i musicisti della mia generazione e di quella precedente hanno visto lo sviluppo di tanti generi musicali; non solo del jazz. È naturale che questi abbiano arricchito il loro bagaglio culturale e artistico  con nuovi elementi ed estetiche differenti.

Redazione – In alcune interviste la vostra musica è definita “post jazz“,cosa pensate voglia dire? Voi come la definireste?

Petra – Siamo in una fase ancora troppo delicata per poter definire se si tratta della nascita di un nuovo genere musicale o di una ulteriore trasformazione del Jazz. Personalmente però propendo più per la seconda; in fin dei conti se si paragona il jazz delle origini al free si potrebbe già pensare a due generi differenti. Secondo me questo è proprio il bello del jazz, un esempio di vitalità incredibile.

Redazione – Molti dei nostri lettori si avvicinano per la prima volta al Jazz, magari  proprio leggendo questa intervista. Vi va di dire loro cosa sia il linguaggio del  grunge e del rock e come li fate dialogare o li integrate nel vostro modo di fare jazz?

Petra –  è un discorso molto ampio. Il punto di partenza della nostra operazione era quella di fondere il linguaggio jazzistico con l’estetica punk e grunge. Questo perché ho riscontrato in questi generi delle caratteristiche affini al jazz contemporaneo. Per esempio il modo di trattare l’armonia che è spesso non funzionale o addirittura modale e l’utilizzo di metri dispari.  Nel punk, nei momenti più “noise”, si possono riscontrare dinamiche simili a quelle del free-jazz. Noi semplicemente abbiamo preso questi elementi e li abbiamo innestati nelle composizioni e soprattutto nelle improvvisazioni. Alcuni temi che ho composto presentano anche una terza influenza oltre al Jazz ed al rock: la musica contemporanea. Alcune linee tematiche sono basate su serie dodecafoniche o su cellule atonali, altre invece sono state scritte seguendo la tecnica delle polarizzazioni di Webern. Tutto questo è miscelato nella prassi esecutiva jazzistica: alcune improvvisazioni seguono il giro degli accordi (come nel jazz tradizionale), altre seguono delle cellule predefinite o sono su un tempo rubato, altre ancora sono pienamente libere ed energiche. Infine c’è la scelta dei suoni: rigorosamente rock! Le chitarre distorte e le batterie indiavolate non mancano.

Redazione  – Oltre al TrentinoInJazz dove potremo ascoltare Petra quest’estate?

Petra – Per quest’estate abbiamo finito. Ora siamo nelle fasi conclusive della preparazione del disco che speriamo possa uscire quest’inverno. Ovviamente a partire dall’autunno inizieremo a pianificare anche i prossimi concerti. Sarà possibile seguire le prossime tappe attraverso il sito del collettivo di musicisti di cui facciamo parte, il Collettivo RES: un’associazione che ho fondato qualche anno fa con altri musicisti dedita alla ricerca musicale ed allo sviluppo dei nuovi linguaggi. Questo è l’indirizzo web www.collettivores.wordpress.com .

Redazione: Grazie Massimiliano, grazie ragazzi e buon lavoro.

Erica Simone

Sono un Hospitality Manager e Ufficio Stampa, ho lavorato per boutique Hotels, ristoranti e strutture recettive. Quale responsabile della comunicazione mi sono occupata di eventi musicali e culturali. Sono proprietaria di un B&B al centro di Roma. Le mie passioni sono l'ospitalità, la comunicazione e la politica.

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