Refugee Hotel, il viaggio di Gabriele Stabile
Refugee Hotel: le speranze, le contraddizioni, i successi e i fallimenti a cui va incontro chi si trova a vivere, suo malgrado, in un paese straniero senza promessa di ritorno nell’obbiettivo di Gabriele Stabile
Refugee Hotel è il racconto di un viaggio che inizia con la prima notte in America di decine di migliaia di rifugiati, centinaia e centinaia di famiglie, che ogni anno ricominciano una nuova vita negli Stati Uniti. Il fotografo Gabriele Stabile per sei anni, in collaborazione con importanti gruppi umanitari, ha seguito l’evolversi di queste nuove vite americane.
Il Museo di Roma in Trastevere ospita dal 18 giugno al 28 settembre 2014 la mostra del fotografo Gabriele Stabile, Refugee Hotel, promossa da Roma Capitale Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica-Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con la curatela di Silvana Bonfili. Prodotta da Gabriele Stabile col supporto di CESURA, l’esposizione presenta 50 scatti realizzati dal 2006 al 2012 in bianco e nero e kodachrome. Servizi museali Zètema Progetto Cultura.
Un rifugiato è per definizione una persona che ha attraversato un confine per sfuggire a persecuzione religiosa, politica, sessuale o etnica. Ogni anno decine di migliaia di rifugiati vengono reintegrati negli Stati Uniti. Per sei anni, in collaborazione con l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni e altri importanti gruppi umanitari, Stabile ha lavorato in diversi Stati dell’Unione per fotografare rifugiati cubani, africani, asiatici e mediorientali, dal momento in cui entravano in America attraverso il cruciale e doloroso processo di reinserimento.
Una volta in America, infatti, i rifugiati si scontrano con le difficoltà legate all’inserimento in nuove comunità e l’adattamento a nuove regole di convivenza, imparare una lingua straniera, adeguarsi a una cultura drammaticamente diversa.
Oltre a queste battaglie quotidiane, i più soffrono e si perdono nella rielaborazione dei propri traumi, delle proprie memorie e delle proprie nostalgie. Nelle piccole città in cui vivono, nel cuore della middle America, realtà urbane come Fargo, Charlottesville, Erie o Amarillo alienazione e estraneità sono tanto più evidenti quanto irrisolvibili. Da italiano che per anni ha vissuto e lavorato in un paese straniero, Stabile ha cercato di affrontare in questo lavoro il sentimento di isolamento e di separazione di cui si fa esperienza quando si parte senza promessa di ritorno.
Alla luce, infine, dei recenti flussi migratori che investono le nostre coste, questo lavoro offre un’opportunità di riflessione sulle possibilità, le difficoltà, i limiti e i successi di una mirata politica di accoglienza. La mostra, già presentata con successo di pubblico e critica, nel settembre 2013 a New York, dal Bronx Documentary Center, è accompagnata da un volume, pubblicato da McSweeney’s (San Francisco, 2013) che raccoglie fotografie, testimonianze in prima persona e una guida al processo di reinserimento negli Stati Uniti.