Expo: operazione DDA sugli appalti truccati. Esplode il caso
Scandalo Expo. Ieri è sbarcata a Milano la missione Renzi Salva-Expo. I cittadini denunciano da anni le infiltrazioni mafiose e l’illegalità delle ditte coinvolte nella costruzione.
Giorno 8 maggio l’arresto di sette persone eccellenti dell’affare Expo, di cui sei custodie cautelari e un domiciliare, frutto dell’inchiesta sugli appalti truccati dell’Expo 2015 partita dalla Dda – Direzione Distrettuale Antimafia – di Milano. In manette: il direttore pianificazione e acquisti dell’Expo Angelo Paris, l’ex senatore di Forza Italia Luigi Grillo, l’ex segretario amministrativo della Democrazia cristiana milanese Gianstefano Frigerio, l’ex direttore generale di Infrastrutture lombarde Antonio Rognoni, l’intermediario Sergio Catozzo, l‘imprenditore Enrico Maltauro negli anni novanta sotto inchiesta per Tangetopoli e Primo Greganti ex funzionario del Partito comunista italiano, tra l’altro già noto anche lui per essere stato coinvolto nell’inchiesta Tangentopoli e che, secondo le carte giudiziarie del Tribunale di Milano, avrebbe giocato un ruolo di primo piano a favore della cooperativa Cmc di Ravenna, la stessa che sta scavando il contestato tunnel del cantiere Tav di Chiomonte.
Nel corso della settimana le rivelazioni della magistratura e le confessioni dell’imprenditore Maltauro hanno fatto luce su quella che è ormai a tutti gli effetti la nuova Tangentopoli di Milano. Su Expo 2015 l’Italia rischia non solo di rimetterci i soldi – e sarebbe anche il minimo dato che si tratta di soldi spesi in modo illecito, quindi comunque sprecati – ma anche la faccia a livello internazionale – vedi precedente articolo su SenzaBarcode.
Matteo Renzi giunto di gran carriera ieri a Milano per salvare l’Expo affida a Twitter la sintesi del suo discorso: “Expo, chi ha sbagliato paghi. Ma ci sono in ballo migliaia di posti di lavoro. Si fermano i ladri, non si fermano i lavori.” Non è mancata la contestazione e, del resto, le contraddizioni non sono poche. Che non si mettano i sigilli al cantiere di ditte che hanno vinto un appalto truccato sarebbe una novità. Come fidarsi dei lavori? dei materiali utilizzati? della sicurezza?
La prima contromisura adottata dal commissario Expo Giuseppe Sala è stata la nomina di Marco Rettighieri a nuovo Direttore Generale delle costruzioni. Oltre al fatto che pare davvero strano che il commissario non si sia accorto che i suoi collaboratori si spartivano mazzette, Marco Rettighieri è attualmente già direttore operativo di Italferr – Gruppo Ferrovie dello Stato – e fino a qualche mese fa è stato direttore generale della Ltf, la società che si sta occupando del Tav e, in particolare, dello scavo del tunnel geognostico nel cantiere di Chiomonte. Sarà invece Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Nazionale Anti-corruzione, a controllare l’operato che non è riuscito a tenere sotto controllo l’attuale commissario Sala.
Qualsiasi cosa ne pensi Grillo, che rivendica il ruolo, a suo dire, fondamentale del M5S, le inchieste confermano quanto denunciato da anni dai comitati cittadini milanesi, tra cui NoExpo e No Canal. Gli arresti di questi giorni sono stati certo i più eclatanti ma, afferma Roberto Maggioni, giornalista di Radio Popolare e coautore del libro Expopolis: “Dal cantiere di Expo e da alcune opere collegate (soprattutto le nuove autostrade Pedemontana e Teem) sono state fin’ora interdette dalla Prefettura di Milano 33 aziende. Senza contare quelle che poi con un semplice ricorso al Tar sono rientrate al lavoro.” Maggioni denuncia anche il fatto che Expo Spa ha deciso di alzare la soglia del valore dell’appalto oltre cui far partire i controlli antimafia: da 50 mila a 100mila euro. Come scrive il Comitato No Expo nato del 2007 dall’unione di comitati, associazioni, centri sociali, attivisti del sindacalismo di base e altri militanti, è da tempo che si cerca di porre l’attenzione sugli affari illeciti del Expo 2015:
Lo denunciammo nel 2011, occupando per il NoExpo Climate Camp l’area di Cascina Merlata, quella del Villaggio Expo e delle indagini di questi giorni, mentre Pisapia inaugurava il suo mandato parlando di Expo etico e sostenibile, di garanzia sua sulla legalità delle procedure. Ribadivano che non esiste un Expo legale e uno illegale, che il sistema era unico e coinvolgeva imprese, Coop, Compagnia delle Opere, mafie. Non è accettabile ora sentirsi dire “non avevamo capito” o peggio “abbiamo fatto pulizia”, come se fosse possibile tracciare una frontiera certa e far ripartire i cantieri nulla fosse successo, senza porsi il dubbio se non siano opere utili solo all’economia delle tangenti (come la Via d’acqua).