Intervista a Bruno Bigari USB Polizia Locale Roma Capitale
Altri problemi per la Polizia Locale di Roma. Parliamo di sicurezza con Bruno Bigari
Fermarsi a pensare a tutto quello che sta subendo il corpo di Polizia Locale di Roma è frustrante se non anche imbarazzante; vivere quotidianamente queste sensazioni, unite alle umiliazioni di testate giornalistiche e il senso di abbandono che trasmette loro l’Amministrazione capitolina lascerebbe frastornato chiunque. Gli agenti di Polizia Locale sono in agitazione, fanno presidi ed assemblee, dibattono e lanciano proposte, ma sono al loro posto di lavoro ogni giorno!
Siano per strada o in ufficio, addetti alla guardia medica o ad altre mansioni, loro stanno li! Questa cosa la dovrebbero valutare bene i membri dell’Amministrazione tutta, specialmente perché li stanno obbligando a lavorare in regime di insicurezza! Privi di tutele e di mezzi necessari a svolgere a regola d’arte i loro compiti. Si scontrano con l’inerzia di chi affronta il problema quando è quasi troppo tardi, e non sostiene con i mezzi adeguati. ore nel traffico di Roma senza considerare lo smog, la diossina e gli agenti altamente inquinanti che respirano. Assicurazioni personali – non parliamo di pacche sulle spalle – ma certezza di supporto in caso di incidenti come nelle molte aggressioni che subiscono. Bruno Bigari ci spiega che :
“Per esempio sul livello civile noi come agenti e funzionari, non possiamo stipulare nessun tipo di assicurazione per eventuale responsabilità civile, cosa che invece viene riconosciuta ai dirigenti. C’è proprio una legge che lo vieta!”
Come possono incertezza e insicurezza generare tutela e sicurezza? Le chiedo al sindaco Ignazio Marino e a Maurizio Fortuna che con il suo sgradevolissimo editoriale ha il merito di avermi rafforzato l’idea che mai e poi mai SenzaBarcode cadrà nella trappola della “registrazione in tribunale” come testata giornalistica; non sia mai che a me o ai blogger di questo blog, vengano le manie di grandezza e registrata lo si confonda con autorizzata a dire quel che passa per la mente o per chi sa quali altre vie.
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