Cronaca

Egitto, 683 islamisti condannati a morte in 10 minuti

L’Egitto ha condannato a morte 683 islamisti, tra cui il leader dei Fratelli Musulmani. A seguire il comunicato stampa di Nessuno tocchi Caino

Egitto: 683 islamisti condannati a morte, altre 492 condanne a morte rovesciate

28 aprile 2014: un tribunale egiziano a Minya ha condannato a morte il leader dei Fratelli Musulmani e 682 suoi sostenitori.
Mohamed Badie, guida generale dei Fratelli, e i suoi coimputati sono stati accusati per lā€™attacco contro la stazione di polizia a Minya nel 2013 in cui rimase ucciso un poliziotto.
Il processo ĆØ durato solo 10 minuti, ha detto l’avvocato difensore Khaled Elkomy. Nessuno degli imputati ĆØ stato portato in tribunale per lā€™udienza. Solo 73 dei 683 imputati condannati a morte sono in carcere, ha detto il procuratore Abdel Rahim Abdel Malek. Gli altri hanno diritto a un nuovo processo se dovessero essere arrestati. Almeno tre dei condannati erano allā€™estero il giorno dei fatti contestati e avrebbero dei visti sauditi a comprovarlo, ha detto l’avvocato difensore Arabi Mabrouk. “Il tribunale non ha fatto i piĆ¹ elementari controlli sui nomi degli imputatiā€, ha aggiunto il suo collega Mohamed Salama.
Le sentenze capitali sono state trasmesse al Mufti d’Egitto, la piĆ¹ alta autoritĆ  religiosa, il cui parere, tuttavia, non ĆØ giuridicamente vincolante e puĆ² essere ignorato dal giudice.
Ma dopo la condanna di Badie e dei suoi seguaci, il giudice ha annullato le condanne a morte di altri 492 membri dei Fratelli Musulmani condannati nello stesso caso, come da raccomandazione del Gran Mufti. Hanno ricevuto pene ridotte a 25 anni, l’equivalente di una condanna a vita.
Erano tra i 528 condannati a morte il 24 marzo, il primo di una serie di processi di massa che sono stati ampiamente condannati da attivisti per i diritti umani, dentro e fuori del Paese. Almeno tre dei 37 imputati le cui sentenze capitali sono state confermate erano giĆ  morti il giorno della protesta dellā€™agosto 2013, hanno detto gli avvocati. “Tra di loro c’ĆØ il dottor Badawi, che ĆØ stato ucciso il giorno degli incidenti”, ha detto la sorella, Samia Abu Amr, mostrando un foglio di carta spiegazzato coi nomi dei 37. Samia ha aggiunto che suo fratello “non aveva mai partecipato ad alcuna protestaā€ e il suo nome era stato messo nella lista degli imputati unicamente perchĆ© “si era rifiutato di dare soldi a un funzionario di poliziaā€. Il suo caso non ĆØ lā€™unico. Gli avvocati hanno detto che altri due imputati condannati a morte dal tribunale di Minya per le manifestazioni a sostegno del deposto Presidente Mohamed Morsi erano giĆ  morti il giorno della protesta.
Il 27 aprile, la Commissione Africana dei Diritti dell’Uomo e dei Popoli aveva chiesto alle AutoritĆ  ad interim egiziane di sospendere immediatamente le loro condanne a morte. L’ordine ĆØ venuto a seguito di un ricorso presentato dal Partito LibertĆ  e Giustizia (JFP) a nome dei 529 condannati a morte. Il ricorso elenca una serie di gravi violazioni della Carta Africana e degli standard internazionali sui diritti umani. La Commissione ha chiesto alle autoritĆ  egiziane di rispondere alle accuse di ā€œprocesso farsaā€ che si ĆØ concluso con “una punizione di massaā€. La Commissione, che ĆØ un organismo basilare dell’Unione Africana, ha chiesto anche all’Egitto di aderire alla moratoria sulla pena di morte proposta dallā€™UA e di assicurare ai condannati a morte un processo di appello giusto.

Marika Massara

Nata e cresciuta in provincia di Milano, emigrata in Calabria, adottata da Roma, non posso che definirmi italiana. Amo la mia Calabria, il mare d'inverno e il Rock. Da sempre attenta alla politica (piĆ¹ che ai politici), non posso che definirmi assolutamente di sinistra. Segni particolari: Milanista sfegatata.

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