Politica

Ucraina – Russia: il testo di Ginevra, accordi disattesi

La “questione Ucraina” è stata sempre poco chiara. Allarmismi da guerra mondiale a parte, quando scoppia un conflitto la responsabilità non è mai solo di uno.

Fin dai primi disordini dell’Euromaidan i filorussi accusavano gli europei di alimentare le tensioni in Ucraina e, viceversa, i filoeuropei accusavano la Russia di sovvenzionare il separatismo per appropriarsi del territorio ucraino. La guerra civile, le politiche estremiste dei primi mesi del nuovo governo di Kiev, la secessione di Crimea, le recenti missioni antiterrorismo sulle zone dell’Est in agitazione e i continui aiuti richiesti all’Europa e agli Stati Uniti non hanno certo favorito un clima sereno e trasparente. D’altra parte è vero anche che la Russia non ha perso l’occasione per “difendere” i russofoni in Ucraina e non ha apertamente ostacolato i separatisti filorussi, responsabili di ulteriori disordini nell’Est dopo la secessione crimea. Nel frattempo i super eserciti delle potenze internazionali NATO e USA da un lato, Federazione Russa dall’altro, si sono schierati sui confini e nei mari della discordia. Missili puntati e allerta massima tra i comandanti militari e le più alte cariche degli Affari Esteri di mezzo mondo, in un crescendo di sfoggio di diplomazia e manovre aggressive malcelate.

Non è facile comprendere cosa succede veramente in Ucraina. Le notizie arrivano come sempre mediate dai social, da internet, e quelle ufficiali da fonti come giornali, bollettini o dichiarazioni degli esponenti politici. Gli ultimi successi diplomatici – nonostante tutto, nonostante l’estromissione della Russia dal G8 – hanno portato alla firma degli accordi di Ginevra del 17 aprile. Ma anche solo leggendo i punti non ci vuole molto per immaginare che siano stati per entrambi – sia per l’Ucraina e le potenze occidentali, sia per la Russia – solo pretesti per continuare il conflitto. Infatti, quali sarebbero dovuti essere i passi concreti per ridurre le tensioni e ripristinare la sicurezza per tutti i cittadini?

Tutte le parti in causa devono evitare ogni violenza, intimidazioni o atti provocatori. I partecipanti condannano con forza e respingono ogni espressione di estremismo, razzismo e intolleranza religiosa, compreso l’antisemitismo.

Così si apre il testo di Ginevra, con affermazioni di pura formalità. Cos’altro dovrebbero dirsi capi di stato in conflitto che intendono incontrarsi? Sono questi i banali e necessari presupposti ribaditi, magari sorridendo e stringendosi la mano, pur sapendo che è impossibile – in aperto conflitto – garantire fin da subito l’applicazione di un accordo del genere.

Tutti i gruppi armati devono essere disarmati. Tutti gli edifici occupati illegalmente devono tornare ai legittimi proprietari. Tutte le strade, piazze e altri luoghi pubblici nelle città e nei paesi dell’Ucraina devono essere sgomberati.

Con questo punto si evidenzia la contraddizione in termini. Disarmare i gruppi armati è qualcosa che va fatto, ma da chi? e in che modo? In Ucraina i filoseparatisti non rispondono al governo di Kiev nè al suo esercito in quanto, appunto, secessionisti. L’Ucraina potrebbe non utilizzare l’esercito e convincere ugualmente i separatisti a rimanere sotto il governo? Obama, Hollande, Renzi, Merkel e Cameron dichiarano che l’Ucraina si è impegnata a fare dei passi avanti per rispettare gli impegni presi a Ginevra, cosa che non ha fatto la Russia. Dalla Russia ci si aspettava che chiedesse pubblicamente ai gruppi militanti di deporre le armi e di lasciare gli edifici governativi occupati. Eppure era stata l’Ucraina ha impegnarsi a chiudere i gruppi che fomentano l’odio per le strade e questo non è stato fatto. Le missioni antiterrorismo, le continue polemiche contro la Russia e l’interventismo militare, il rifiuto da parte del governo di Kiev di considerare un’apertura federalista, la poca trasparenza nella gestione del conflitto e nel coinvolgimento di Ue e USA, non hanno fatto altro che alimentare sospetti e fornire continui pretesti e occasioni per Putin di ribadire la totale irresponsabilità del governo centrale di Kiev e la necessità di salvaguardare i russi d’Ucraina.

Sarà garantita l’amnistia a tutti i manifestanti e a coloro che avranno lasciato gli edifici e gli altri luoghi pubblici e avranno riconsegnato le armi, con l’eccezione di coloro che si sono resi colpevoli di crimini.

Questa è la prima affermazione seria e concreta, di fatto, l’unico punto che il governo di Kiev sarebbe in grado di garantire, ma che al momento non ha nessun valore dato che nel frattempo i prigionieri di guerra sono tali e niente altro. Nessuno ha riconsegnato le armi di sua volontà.

La missione di monitoraggio speciale dell’Osce dovrà giocare un ruolo guida nell’assistere le autorità ucraine e le comunità locali nell’applicazione immediata di queste misure di riduzione delle tensioni ovunque ce ne sia più bisogno, a cominciare dai prossimi giorni. Gli Usa, la Ue e la Russia si impegnano a sostenere la missione, anche fornendo gli osservatori.

Si tratta di un grave punto disatteso, sembrerebbe, non dalla Russia ma proprio dall’Europa. I misteriosi 13 o 7 – o secondo la BBC 8 – osservatori Osce rapiti in realtà sarebbero militari. Igor Strelkov, adesso considerato un terrorista dal governo di Kiev ma che faceva parte dell’intelligence ucraina, ha dichiarato che i militari catturati sono spie Nato. La Russia chiede chiarimenti, ma nessuno ha ancora capito chi sono i rapiti e perché erano in missione. L’unica cosa certa è che a trattare per il rilascio è Berlino direttamente e non sembra che le trattative coinvolgano altre istituzioni o organizzazioni internazionali. Nessun russo fa parte di questa missione.

L’annunciato processo costituzionale deve essere inclusivo, trasparente e verificabile. Dovrà comprendere l’immediata ripresa di un ampio dialogo nazionale, che includa tutte le regioni e i collegi politici dell’Ucraina, e preveda la possibilità di pubblico dibattito e proposte di emendamento.

Questo articolo dell’accordo di Ginevra è assolutamente utopistico e al momento non rispettabile per ragioni di stato e di guerra in atto. Come è possibile pensare che il dialogo nazionale dell’Ucraina riprenda in un clima sereno, con pubblico, libero e civile dibattito?

I partecipanti sottolineano l’importanza della stabilità economica e finanziaria dell’Ucraina e sono pronti a discutere ulteriori forme di sostegno quando le misure di cui sopra saranno applicate.

Gli aiuti economici all’Ucraina del Fondo Monetario Internazionale e i finanziamenti europei sono in via di definizione. Di fatto l’Ucraina dipenderà economicamente da Ue e Stati Uniti. Questa ingerenza economica “occidentale” si sta verificando in un momento di debolezza politica e crisi economica dell’Ucraina. Ma le principali risorse energetiche sono russe e proprio per questo le sanzioni Ue alla Russia colpiscono questi aspetti.

In definitiva a chi sono serviti gli accordi di Ginevra? Non ai cittadini ucraini, non a risolvere il conflitto, tantomeno alla de-escalation militare, ma soltanto ai governi – USA, Ue e Russia – per giustificare e rendere plausibile la necessità di una guerra che non si combatte per difendere niente e nessuno se non interessi economici, politici e militari. Per questo è presumibile che la crisi interna dell’Ucraina continuerà a essere alimentata dall’una e dall’altra parte fino a quando converrà.

Cristina Di Pietro

Classe 1986. Laurea Magistrale in Lettere conseguita con il massimo della dignità. Citazione preferita: "se comprendere è impossibile conoscere è necessario" (P. Levi).

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