Politica

Legge elettorale: respinti gli emendamenti sulla parità di genere.

La nuova legge elettorale che dovrebbe liberarci dal cosiddetto Porcellum non dà nessuna garanzia alla parità di genere.

La legge elettorale che ha preso il nome di Italicum è frutto anche di un accordo Renzi-Berlusconi su proporzionale, premio di maggioranza, soglie di sbarramento, circoscrizioni provinciali e doppio turno. Alcune modifiche in termini di percentuali e numeri per entrare in parlamento ci sono, ma l’Italicum è davvero tanto diverso dal Porcellum? Rimangono ancora le liste bloccate, nessuna possibilità dunque di votare secondo preferenza. A questo proposito non è nemmeno passato, per appena 40 voti, un emendamento che la ripristinava.

Per quanto riguarda la garanzia della parità di genere, la nuova legge elettorale afferma ancora la presenza delle cosiddette “quote rosa” nel senso che “nessuno dei due sessi deve essere rappresentato in misura superiore al 50 per cento” e questa è condizione necessaria per l’ammissibilità della lista.  C’è una sorta di garanzia che la lista sia formata per almeno la metà da candidati donne, ma non la certezza che ci sia la parità di genere fra gli eletti. Infatti i nominati ai primi posti delle liste elettorali potrebbero essere anche consecutivamente uomini. Ed è proprio rispetto a questo che la questione sulla legge elettorale ha acceso le discussioni dentro e fuori le aule parlamentari. Per alcuni esponenti delle forze politiche, in prima linea Forza Italia, persino il rinnovato inserimento delle quote rosa nella nuova legge elettorale viene considerato incostituzionale. Tra gli altri, Brunetta aveva dichiarato che: “i ruoli politici e parlamentari vanno conquistati sul campo sulla base del merito e non sulla base del sesso.”

Ieri la discussione in aula. Erano tre gli emendamenti alla legge elettorale sulla parità di genere, prima firmataria Roberta Agostini del PD ma sottoscritti trasversalmente da varie deputate di altri partiti. Uno prevedeva l’alternanza uomo-donna nelle liste, un altro proponeva metà uomini e metà donne come capilista nei collegi. La terza via, quella di mediazione, affermava che “nessun genere può essere rappresentato in misura inferiore al 40%.” Dopo alcune discussioni precedenti i presidenti dei gruppi di Pd, FI, Sc e Ncd, avevano annunciato che si sarebbero rimessi all’aula. E, in particolare, i capigruppo avevano deciso di lasciare libertà di voto, ma a scrutinio segreto. La votazione è slittata alle ore 20:00.

I primi due emendamenti vengono respinti. Per il terzo sono numerosi gli interventi e appassionate le dichiarazioni di voto a favore da parte di diversi onorevoli appartenenti a diversi schieramenti. Tutti auspicano la presa di coscienza e l’assunzione di responsabilità da parte di chi non intende far passare quella che viene definita non una norma per la parità di genere ma una norma che sancisce il principio di non discriminazione.

Barbara Pollastrini, la prima a prendere la parola, difende il terzo emendamento presentandolo in questi termini:

Si tratta di una norma equilibrata che permette la parità di accesso ma favorisce anche la competizione. Una proposta secondo la normativa europea saggia, per alcuni potrebbe apparire imperfetta, moderata, per gli altri che avevano dubbi di costituzionalità può essere una buona mediazione. Una legge elettorale deve essere capace di rispondere alla necessità dell’uguaglianza e della parità di accesso.

Le norme e le leggi di per se certo non risolvono i problemi di discriminazione, ma aiutano, come viene dimostrato dal fatto che oggi in parlamento siedono molte più donne che in passato. E questo è avvenuto solo perché il parlamento italiano ha adottato le cosiddette quote rosa, da perfezionare e non da eliminare. Durante le dichiarazioni di voto si ricordano le esigenze reali di una rappresentanza che sia di tutto il paese e non solo di un genere.

Dal momento che sulle liste bloccate non ci sono progressi che almeno ci siano dei criteri correttivi per comporre le liste – ricorda anche Titti Di Salvo di SEL – non parliamo di teorie politiche ma di conseguenze certe. Se la legge elettorale rimane così com’è si verificherà la riduzione del numero delle elette.

Anche Marco di Lello onorevole del gruppo misto si dichiara favorevole all’emendamento e denuncia l’uso del voto segreto come strumento che permette di proferire tante belle parole pubblicamente e non essere poi coerenti all’atto pratico. Buttiglione, anche lui favorevole, afferma anche: “certo se tornassimo alle preferenze, potremmo inserire la doppia preferenza e saremmo davvero liberi di scegliere.”

Il terzo emendamento però viene respinto. La legge elettorale rimane tronca. Il parlamento si spacca. C’è chi sembra visibilmente soddisfatto e chi non rinuncia a esternare la propria indignazione. Molte deputate del PD hanno subito lasciato l’Aula. Rosy Bindi ha applaudito con sarcasmo rivolgendosi ai colleghi di Forza Italia. La discussione sugli altri punti e il voto defintivo sull’Italicum slitta a oggi.

Cristina Di Pietro

Classe 1986. Laurea Magistrale in Lettere conseguita con il massimo della dignità. Citazione preferita: "se comprendere è impossibile conoscere è necessario" (P. Levi).

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