‘Ndrangheta – Ritrovato arsenale in Provincia di Reggio Calabria
Il Procuratore capo della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, in seguito al sequestro ai danni della ‘Ndrangheta, ha dichiarato che le armi ritrovate servivano quasi certamente a compiere un attentato ai danni dello Stato.
Secondo alcune fonti la ‘ndrangheta sarebbe ormai decisa ad abbandonare la “tregua” tra stato e mafia. La dimostrazione starebbe proprio nel ritrovamento dell’arsenale tra Rizziconi e Gioia Tauro – Reggio Calabria-.
Gli investigatori nella mattina di ieri – 30.03- si sono ritrovati davanti a dieci kalashnikov, due fucili mitragliatori, cinque pistole senza matricola e un numero illimitato di munizioni. Questa volta, per fortuna, le armi da guerra in possesso della ‘ndrangheta hanno trovato giusta custodia nelle mani dei militari della Guardia di Finanza, ma questo ritrovamento non puĆ² che prospettare, come ricordato dal Procuratore, tempi bui, sia per lo stato italiano, che per la Regione Calabria.
I finanzieri sono entrati in contatto con l’arsenale fermando un’autovettura ad un semplice posto di blocco. L’autista, Marino Belfiore, incensurato e residente a Gioia Tauro, girava tranquillamente per le strade della provincia reggina con il cofano pieno di armi da guerra.
Federico Cafiero De Raho parla di aumento dell’attivitĆ intimidatoria della ‘ndrangheta, e spera che lo stato italiano e il ministro degli interni diano la giusta importanza a un ritrovamento di tale portata. Il Procuratore di Reggio Calabria ha cosƬ commentato il sequestro:
Come obiettivo non posso pensare altro che a un soggetto istituzionale sotto protezione
La rabbia nelle famiglie affiliate alla ‘ndrangheta calabrese cresce a causa del buon operato della Dda reggina. Negli ultimi mesi infatti, le intimidazioni e gli attentati sono aumentati, soprattutto nella provincia di Reggio Calabria. Sembra quasi di essere tornati indietro a vent’anni fa. Le bombe ai negozi in pieno centro, e in orari in cui potrebbe facilmente esserci una vittima, le intimidazioni contro gli imprenditori e contro le caserme delle forze dell’ordine che presidiano il territorio, sono una piena dimostrazione di quanto appena detto.
Dato il quantitativo di armi ritrovato dalla Guardia di Finanza, l’attentato che la ‘ndrangheta starebbe, o avrebbe provato ad organizzare, aveva lo scopo di uccidere, e non spaventare, un uomo dello stato e tutta la sua scorta. Le “famiglie” calabresi sono in pace tra loro in questo periodo, ciĆ² indica, secondo gli investigatori, che la criminalitĆ organizzata ĆØ pronta a colpire in qualsiasi momento, e che le unioni sono salde proprio perchĆ© tutti insieme vogliono difendersi dai colpi sferrati negli ultimi anni dalla Dda. Se a questo aggiungiamo che molti imprenditori – come ad esempio Nino De Masi – iniziano ad alzare la testa, a non accettare piĆ¹ le pretese della mafia, ĆØ facile capire come la ‘ndrangheta abbia bisogno di riprendere immediatamente in mano la situazione.
Quando lo stato alza la testa e si impone, la ‘ndrangheta, come tutte le associazioni mafiose in generale, punta ad alimentare la paura, e cosa puĆ² spaventare piĆ¹ di un attentato omicida? Io non sono neanche certa che il ritrovamento dell’arsenale sia stato un caso fortuito. Quando sei abituata ad osservare certe dinamiche ti viene subito da pensare che un ritrovamento “casuale”, sia in realtĆ un avvertimento esplicito:
questa ĆØ solo una parte delle armi che possiamo avere, e che non esiteremo ad usare, se le cose non cambiano!
Ma le cose stanno cambiando, e nonostante ci sia un po’ di paura, soprattutto per un possibile attentato, la voglia di cambiamento dei calabresi non la fermeranno facilmente.
Vorrei concludere citando un altro importantissimo pilastro della lotta alla criminalitĆ organizzata, Paolo Borsellino:
Ā Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola
E noi calabresi siamo ben intenzionati a riprenderci la nostra terra.