Energie rinnovabili, Nichi Vendola chiude le porte
Green Italia trova sconcertanti le dichiarazioni di Nichi Vendola sulle rinnovabili e rilascia un comunicato con le dichiarazioni in risposta dei portavoce “È fortemente necessario chiudere la porta alla speculazione, al saccheggio del territorio”
“Chiudere la porta alle rinnovabili, rinunciando a governarne uno sviluppo equilibrato e sostenibile per i territori, equivale necessariamente a spalancare un portone a trivellazioni, potenziamento della raffinazione, ritorno al carbone in maniera massiccia. “E’ questo il commento di Annalisa Corrado e Oliviero Alotto, portavoce di Green Italia, alla ‘sconcertante’ intervista di Nichi Vendola in cui il Governatore della Puglia chiede ‘un tetto’ per le rinnovabili“.
“ Gli obiettivi al 2020, di cui parla Vendola, sono parziali – continuano gli esponenti di Green Italia – oggi si discute di target al 2030 e tanto i partiti e i movimenti ambientalisti quanto gli imprenditori e le industrie più vive e lungimiranti di tutta Europa si pongono l’obiettivo di arrivare al 100% di rinnovabili entro il 2050 (e si strutturano in tal senso). Se è vero che la Puglia ha dato il suo contributo al momento sulla parte elettrica, è altrettanto vero che i Paesi che hanno adottato più avanzate strategie energetico/industriali sono andati ben oltre e hanno programmato percorsi per arrivare a rendere progressivamente marginali i contributi fossili, fino a vederli sparire del tutto.”
“Con la totale sparizione del conto energia per il fotovoltaico e la drastica battuta d’arresto per il grande eolico (dovuta all’introduzione del sistema dei registri e delle aste), per altro, gli attuali sistemi di incentivazione rendono di fatto impossibile la realizzazione di nuove mega-centrali fotovoltaiche e eoliche. Risulta quindi incomprensibile – dicono Corrado e Alotto – la richiesta di Vendola di un ‘calmiere’, addirittura di una ‘revisione degli obiettivi”! Una posizione come quella di Vendola, che in passato si era meritoriamente esposto come paladino delle rinnovabili, rischia di indebolire ancora di più l’atteggiamento di un governo che per ora non sembra consapevole dell’importanza di un ‘green new deal’ per portare l’Italia fuori dalla crisi e avviarla saldamente sulla via di uno sviluppo duraturo e sostenibile.Ciò è tanto più grave alle soglie del semestre italiano in Europa, quando servirebbe una forte spinta pro e non certo contro la ripresa dello sviluppo del settore delle energie pulite, in vista della dura battaglia nell’Unione Europea intorno al Pacchetto Clima ed energia 2030. La Puglia, come tutta l’Italia, è ancora disseminata di coperture in eternit di aree industriali per centinaia di migliaia di mq, che consentirebbero la realizzazione di vere centrali fotovoltaiche sui tetti, eliminando un killer ad orologeria come l’amianto, le cui fibre producono un lento e inesorabile rilascio nell’aria.
La Puglia, come tutta l’Italia, è ancora disseminata di centrali termiche medio-piccole alimentate a gasolio agricolo, Gpl e Btz, con costi insostenibili per gli imprenditori (che spesso chiudono intere linee produttive per i costi di generazione dell’energia). La Puglia dispone da quantità elevatissime di biomasse locali (a partire dagli scarti delle potature degli ulivi, spessissimo bruciati nei campi contro la legge, e poi dalla sansa e dal nocciolino, disponibili in enormi quantità sul territorio pugliese), che secondo una stima della Regione stessa potrebbero dare contributi importantissimi alla generazione localizzata, in un’ottica di filiera corta e di seria risposta alle problematiche del territorio. La Puglia, soprattutto, ospita sul suo territorio uno dei poli energetici fossili, a Brindisi, più grandi e più inquinanti d’Europa e chi ha cuore salute dei cittadini e il loro futuro si dovrebbe piuttosto occupare di quel polo piuttosto che proporre arcaici tetti alle rinnovabili.
“È fortemente necessario chiudere la porta alla speculazione, al saccheggio del territorio, al consumo selvaggio di suolo di pregio, – concludono i rappresentanti di Green Italia -, ma alle rinnovabili no. La porta va chiusa ai furbetti e spalancata a chi le rinnovabili sa farle bene, valorizzando risorse e risolvendo problemi del territorio, anche investendo sull’adeguamento di una obsoleta rete elettrica. Perché il futuro o sarà rinnovabile o, semplicemente, non sarà.”