Nymphomaniac: recensione e Trailer del film di Lars von Trier
Il film scandalo Nymphomaniac arriva anche in Italia. Ecco la recensione. Dopo molte vicissitudini l’ultima opera di Lars von Trier il 3 Aprile 2014 sarà proiettata sui grandi schermi del Bel Paese.
Nymphomaniac è una di quelle parole dal suono affascinante, in italiano viene tradotta con “ninfomane”, ma questo è uno dei rari casi in cui la lingua italiana non viene in contro alle necessità interpretative del concetto. Charlotte Gainsbourg, interprete della protagonista, Joe, scandisce perfettamente questo termine, quasi sdoppiandolo in due segmenti, Nympho-maniac. Maniaco, fanatico, folle tutti sinonimi che ben identificano il concetto di ninfomane. Il turbamento nasce dall’ossessione ed è poco rilevante che sia per il sesso, l’alcol, il cibo, perfino l’igiene.
Von Trier nella sua trilogia sulla depressione, che vede Antichrist e Melancholia come precursori di Nymphomaniac, ci rappresenta le sue più grandi paure, le fobie che stringono la gola e non lasciano respirare, che paralizzano la mente ma non il corpo, intrappolato in una sequenza infinita di azioni immutabili, tragicamente destinate a ripetersi. Il regista non usa la sua arte solo per sublimare le proprie angosce, come in fondo fanno tutti gli artisti, ma si rende interprete dell’io umano. Che ne abbia o meno consapevolezza, l’uomo ha un’infinità di ossessioni, ripetute quotidianamente e senza le quali non può vivere.
Alda Merini, in una delle sue più note citazioni, disse:
La pazzia mi visita almeno due volte al giorno
Probabilmente la follia visita tutti ogni giorno, la verità è che non tutti la sentono arrivare. Lars Von Trier è una di quelle persone che conosce tutte le sue psicosi, forse anche qualcuna in più del dovuto. Oggetto di analisi di Nymphomaniac è il sesso, ossessione per eccellenza, che tuttavia diviene mezzo di interpretazione del rapporto che il regista ha con la figura femminile.
Joe è una donna che “non sente nulla”, come sostiene drammaticamente dopo il suo primo rapporto sessuale con Jerôme (Shia LaBeouf).Eppure cos’è che non sente la protagonista? Già a partire dalla età della fanciullezza la donna avverte una mancanza che l’accompagnerà fino alla maturità. Joe non sente il calore dell’amore, probabilmente o meglio quasi sicuramente non sa amare e questo si riflette drammaticamente sulla sua esistenza e nel suo rapporto con la sessualità.
Lars Von Trier offre una visione della donna diversa dai canoni a cui siamo abituati, attraverso un’analisi morale ma mai moralistica del nuovo modo che le donne hanno di approcciarsi alla vita, che tanto spaventa il regista o forse, più genericamente, l’uomo medio. Il broccardo ” donna fa rima con amore” non sembra essere poi così veritiero, questa, nello stereotipo femminile moderno, non è di certo un’eroina romantica, anzi, sotto il fardello delle troppe responsabilità, ha paura di cedere ai sentimenti, alle frivole fantasticherie.
La narrazione ha inizio con la protagonista sconfitta e sanguinante che viene ritrovata da un uomo di mezz’età, Seligman che la conduce nella propria dimora per medicare le molte ferite. L’immagine è sicuramente emblematica. Lars Von Trier in diversi momenti cerca la rivincita sulla donna col cuore di ghiaccio o forse è il vano tentativo di un uomo di ritrovare la speranza perduta. Da questo incontro scaturirà una lunga conversazione, una sorta di seduta di psicanalisi, durante la quale Joe ripercorre i suoi drammi e la sua vita sessuale, nel tentativo disperato di sentire per la prima volta vibrare la sua anima. Il racconto si sofferma soprattutto su Jerome, il primo dei suoi innumerevoli amanti e l’unico che sa mandare in pezzi la sua esistenza.
Nymphomaniac è un film complesso, non può essere considerato alla stregua di un hard movie, sebbene scene erotiche di forte impatto visivo sono frequentemente ripetute. Lars Von Trier volontariamente abusa del sesso, d’altronde è l’elemento maniacale, l’effetto di un malessere ben più profondo e radicato che la protagonista vorrebbe superare, ma al contempo teme di non poter vivere senza di esso.
Il regista sceglie di rappresentare l’ossessione anche tramite le sequenze fotografiche. Scene piene di sole si susseguono ad immagini in cui predomina il colore grigio, passando dalla sensazione di inquietudine e di affanno che può trasmettere una stanza piena di luce immobile, a quella di sterilità dei colori freddi.
Il cast magistralmente interpreta dei personaggi complessi e dalla psicologia deviata. Degno di nota è un monologo di UmaThurman che interpreta Mrs H.
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