Politica

Legge elettorale: sì della Camera ma si allunga l’ombra del Senato

La legge elettorale passa alla Camera, ma tutti i problemi di questi giorni rischiano di ripresentarsi durante il voto del Senato.

“Grazie alle deputate e ai deputati. Hanno dimostrato che possiamo davvero cambiare l’Italia. Politica 1~Disfattismo 0. Questa è #laSvoltabuona”

Con queste parole Matteo Renzi ha salutato l’approvazione alla Camera della legge elettorale, avvenuta nella mattinata di ieri con 365 voti a favore e 165 contrari (ANSA). Anche nei confronti dei più scettici il premier segna sicuramente un punto positivo: dopo solo poche settimane dal suo insediamento a Palazzo Chigi è avvenuto il tanto sospirato voto sull’Italicum. E’ un risultato strabiliante se si guarda alle esperienze di governo da poco concluse, che di legge elettorale hanno soltanto parlato. Un capolavoro di velocità, quindi, ma non estraneo al solito fiume di polemiche. Ad agitare le acque intorno all’Italicum sono principalmente tre punti: l‘assenza di preferenze, il problema delle quote rosa e l’accordo con Silvio Berlusconi. Ognuno di questi elementi rischia di esplodere da un momento all’altro, portando al naufragio l’impresa.

Il dibattito sulle quote rosa e quello sulle preferenze hanno portato nei giorni scorsi alla presentazione di un gran numero di emendamenti, sulla discussione dei quali si è giocata la partita più importante. Per quanto riguarda la parità di genere tre modifiche sono state presentate e tutte e tre sono state respinte dall’aula, non senza appassionate prese di posizione e divisioni all’interno dei partiti. Specialmente l’ultimo dei tre emendamenti, il più “prudente”, è saltato per appena 40 voti, lasciando l’amaro in bocca alle deputate che lo sostenevano. Anche per quanto riguarda il sistema delle preferenze, tanto caro specialmente al M5S, la partita si è giocata su tre emendamenti e anche qui la mancata approvazione è avvenuta per un pugno di voti.

Proprio il MoVimento ha inscenato tramite i propri parlamentari una protesta in aula, esibendo alcuni cartelli raffiguranti Renzi e Berlusconi su cui era scritto: “profonda sintonia” e “condannati all’amore”. Continua dunque la serrata opposizione dei grillini all’approvazione della nuova legge elettorale, segnata dalle solite manifestazioni di anti-politica e da forti dichiarazioni contro l’alleanza tra PD e FI.

Tutto questo marasma di veti, emendamenti e proteste non è riuscito a scalfire la maggioranza, permettendo così il passaggio alla Camera della legge elettorale. Ma non è certo finita qui: il testo di legge dovrà passare per i banchi del Senato, dove i numeri del governo sono molto più sottili. Si preannuncia dunque un nuovo, lacerante scontro, che rischia di allungare i tempi della riforma e di vanificare così la rapidità impressa da Renzi. Ciò che lascia riflettere sono le dichiarazioni di quanti giurano di riproporre al Senato le varie questioni su quote rosa e preferenze, spesso gli stessi che di palazzo Madama auspicano l’abolizione. Se lo strumento esiste, come in questo caso, non è di certo necessario che venga sfruttato. La partita è già stata giocata, il dibattito è stato appassionante e qualcuno ne è uscito vincitore, ma a seguito di votazioni perfettamente democratiche. Anche se le speranze che il passaggio a Palazzo Madama avvenga in modo rapido e indolore sono purtroppo molto poche e resta ancora tutto da vedere, da una situazione spinosa come questa si può comunque trarre un’importante lezione: il ruolo del Senato va rivisto al più presto e questa riforma deve rappresentare una priorità.

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